Perché Sarri vale molto più del terzo posto

22 maggio 2017 | 18:31
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Perché Sarri vale molto più del terzo posto

Il campionato sembra finito ieri, con un turno di anticipo. Fa tutto la Juve. Vince il sesto scudetto consecutivo, batte il docile Crotone, rasserena il Genoa che incontrerà la Roma come fosse in gita. Per il Napoli si allontana il secondo posto: il terzo non sarebbe un flop, ma diventa scomodo. Non gli riconosce la […]

Il campionato sembra finito ieri, con un turno di anticipo. Fa tutto la Juve. Vince il sesto scudetto consecutivo, batte il docile Crotone, rasserena il Genoa che incontrerà la Roma come fosse in gita. Per il Napoli si allontana il secondo posto: il terzo non sarebbe un flop, ma diventa scomodo. Non gli riconosce la modernità del gioco e lo sciame di record. Elogi e primati gli crollano addosso come pietre: possibile che la squadra-show dell’anno entri in Champions solo attraverso i preliminari? È proprio la Juve con il suo finale in affanno ad aprire un tema: con soli 5 punti su 12, una vittoria e due pareggi in quattro gare, sta tornando sulla terra. Con 88 punti, 4 più della Roma e 5 del Napoli, è davvero di un altro pianeta? Roma e Napoli, come nelle più infelici notti di poker, si alzano con il rimorso di non aver osato abbastanza. Il Napoli merita più del terzo posto. I 45 punti del ritorno lo accreditano come squadra da 90. Ma sarebbe interessante capire perché la squadra più spettacolare del campionato sia a soli 5 punti dallo scudetto. Poteva fare di più? Fantastici i record: migliore punteggio finale, migliore attacco con 90 gol, migliore bottino in trasferta con 12 vittorie e 40 punti. In 17 gare ha segnato da tre reti in su. Si può andare all’infinito. Ma perché i record non premiano il Napoli? 1) Tra il 15 ottobre (Napoli-Roma 1-3, prima partita senza Milik) ed il 28 novembre (Napoli-Sassuolo 1-1) sono stati raccolti solo 11 punti su 21. Il Napoli ha pagato lo shock dell’addio di Higuain. Irrimediabile apparve poi l’infortunio di Milik. Bisognava capire che il Napoli aveva energie e gioco superiori ai 36 gol del bomber spergiuro. Lentamente se n’è convinto anche Sarri. A lui il merito di aver scoperto Mertens. 2) Dopo il ko con la Roma, uno screzio tra presidente e Sarri turbò la squadra. 3) L’inesperienza nella gestione di Champions e campionato. 4) Troppi errori in difesa. 5) Deprimenti le teorie sui fatturati. Non sono decisivi, sennò in lotta per lo scudetto sarebbero Milan e Inter. 6) Il gap con la Juve che ha uno stadio tutto suo. Da questi disagi il Napoli è uscito con lo slancio della grande squadra. Ne deriva anche una certezza: Mertens non è un ricambio, ma un attaccante stellare. Fantasia, scatto nel breve, intuito: nessuno come lui conquista la profondità sul filo del fuorigioco. Su questo congegno offensivo riparte il Napoli. Obiettivo scudetto. Ma stavolta bisogna crederci. (la Repubblica)