Salerno. Allarme movida, schiamazzi e citofoni divelti. Esposto di 50 famiglie del centro storico: «Intervenga il questore»
La movida salernitana, come certi stormi di uccelli, migra senza un’apparente ratio. All’insegna del “si porta” si sposta e, per un imprecisato periodo, si ritrova in zone del centro storico diverse a seconda dei locali che, in quel momento, sono in voga. Negli ultimi mesi, infatti, anche piazza Alfano I, all’ombra del Duomo è diventata […]
La movida salernitana, come certi stormi di uccelli, migra senza un’apparente ratio. All’insegna del “si porta” si sposta e, per un imprecisato periodo, si ritrova in zone del centro storico diverse a seconda dei locali che, in quel momento, sono in voga. Negli ultimi mesi, infatti, anche piazza Alfano I, all’ombra del Duomo è diventata uno dei luoghi più frequentati. «Fino a pochi anni fa in questa zona, di notte, c’era il massimo della quiete, ora è diventato un inferno», racconta un residente della zona che per motivi di privacy preferisce restare anonimo. «Fino alle 4 del mattino – spiega – non riusciamo a chiudere occhio e, più si alza il livello etilico, più crescono le urla. Addirittura, pur chiudendo le imposte, non si riesce a sentire la televisione. E non accade soltanto il sabato, ma praticamente tutte le sere della settimana. Ci sono persone costrette a prendere i sonniferi pur di riposare la notte per poi dover andare a lavorare l’indomani». E i resti dei bagordi notturni sono evidenti alle prime luci dell’alba: bottiglie e bicchieri giacciono tra le fioriere, sulle auto in sosta e sulle scale della Cattedrale, spesso scambiata per un vespasiano di lusso. «Giovedì sera hanno trasformato la piazza in un campo di pallone, per non parlare del timore quando c’è una rissa». Ma i cittadini non sono disposti a subire. In 50 famiglie, infatti, hanno presentato un esposto al questore, al sindaco, alla Procura della Repubblica, al comando della municipale e al comandante dei carabinieri sottolineando come «gli schiamazzi per la loro durata e intensità rendono impossibile il sonno e il risposo; inoltre – si legge nell’esposto – le patologie cardiovascolari e neurologiche degli abitanti della zona, soprattutto di persone anziane, vengono sistematicamente aggravate da tale situazione di elevatissimo inquinamento ambientale». L’unico risultato ottenuto, però, è stato un assordante silenzio e la situazione non è per nulla migliorata, anzi il citofono di uno dei palazzi di via Romualdo è stato divelto. «Questa piazza di mattina deve essere fiore all’occhiello, ma di notte è un inferno per chi ci vive, molti residenti sono stati costretti a svendere i propri appartamenti per fuggire via. Con la buona pace di chi sostiene che la movida sia un fattore di riqualificazione per gli immobili», rincara la dose il presidente del comitato centro storico, Ermanno Minoliti. «L’assenza delle forze dell’ordine qui è totale, nonostante ci siano cittadini che pagano regolarmente le tasse, si chiudono tutti e due gli occhi, lasciando che si commettano reati palesi come la somministrazione di alcolici e super alcolici a ragazzi prevalentemente minorenni. E quando qualche residente prova a denunciare i fatti si sente anche deriso e sminuito. Qui la legalità ha completamente ceduto il passo. Ma noi non ci arrendiamo e faremo valere i nostri diritti in tutte le sedi e le forme possibili». Inutile invocare l’intervento della polizia municipale che dopo le 23 non ha più uomini da impiegare nel controllo del territorio. «Chiediamo un incontro urgente al sindaco – aggiunge Minoliti – perché si modifichi l’ordinanza sulla musica, una misura pensata ad arte per avvantaggiare i gestori dei locali penalizzando i cittadini e invochiamo un intervento sistematico da parte delle forze dell’ordine». A suffragare le ragioni dei residenti è intervenuta anche la sentenza numero 22142 della Cassazione. Pronunciandosi sul ricorso del titolare di un disco pub, i giudici della Suprema Corte hanno stabilito che un semplice cartello che invita gli avventori di un locale a non fare chiasso non salva il gestore dal reato di disturbo al riposo delle persone (articolo 659 comma 1 del Codice penale). «La nostra non è una battaglia contro i giovani e la movida – chiarisce Minoliti – ma una rivendicazione di diritti sacrosanti per i residenti. Vogliamo, piuttosto, che la movida ci sia ma sia di qualità, con gestori professionisti e nel rispetto della legge». (La Città)