Salerno. De Luca agli studenti del liceo Tasso: «Chi si droga non merita di vivere. La logica del branco toglie libertà»
«Chi rinuncia anche per un attimo alla propria libertà e alla propria autonomia di pensiero non merita di vivere». Non è l’inflazionata frase di Ezra Pound; ma la lezione morale che Vincenzo De Luca consegna ai ragazzi di Salerno esortandoli, in questo modo, a prendere le distanze dalla droga. Premessa: il contesto è quello del […]
«Chi rinuncia anche per un attimo alla propria libertà e alla propria autonomia di pensiero non merita di vivere». Non è l’inflazionata frase di Ezra Pound; ma la lezione morale che Vincenzo De Luca consegna ai ragazzi di Salerno esortandoli, in questo modo, a prendere le distanze dalla droga. Premessa: il contesto è quello del liceo Tasso di Salerno, il suo liceo, con una folta platea di allievi ad ascoltarlo. L’occasione è data dalla presentazione del Giffoni Film Festival. E De Luca, particolarmente ispirato dal luogo che lo ha visto adolescente, si arrampica tra ricordi sessantottini («Eravamo io e Michele Santoro, in fondo alla sala, e partirono le prime spinte di ribellione dai corridoi per impedire la manifestazione di inaugurazione dell’anno scolastico nel ‘69») e rievocazioni i cui effetti si rovesciano dirompenti sull’attualità: «Mi permetto di raccomandarvi alcune cose: il rapporto con la droga – argomenta il governatore – Da quegli anni è partita un po’ la moda di farne uso. La droga sembrava anch’essa un atto di ribellione. Invece è stata una delle più atroci idiozie di quella generazione. Vorrei dirvi: abbiate la forza per resistere alla logica del branco. Se uscite di sera per andare a fare un po’ di movida e state tra dieci ragazzi, di cui nove si fanno la canna o si drogano, e uno solo si rifiuta, sappiate che è quest’ultimo ad essere una persona intelligente, mentre gli altri nove sono degli imbecilli. Chiaro? Non vi fate condizionare dalla logica del gruppo: chi vuole farlo lo faccia. Personalmente non mi è mai capitato di farlo, per una ragione ideologica: perché penso che un uomo o una donna non debbano essere privati nemmeno per un attimo della propria autonomia di pensiero e chi rinuncia anche per un attimo alla propria libertà non merita di vivere». Proprio ora che il dibattito a favore della legalizzazione delle droghe leggere pare aver reclutato tra le file dei suoi sostenitori buona parte della magistratura e della classe politica, De Luca resta, invece, graniticamente scettico. Certo, l’uditorio scolastico esige una certa attenzione nelle parole che vengono pronunciate e il presidente della Regione avverte la necessità di mantenere un contegno responsabile. Tranne quando il suo esempio, in verità sghembo e infelice, condanna senza appello – anzi, senza il diritto di vivere – coloro che fanno uso di droghe. Poi riprende il discorso e tocca un altro tasto delicato, quello del bullismo: «Qualcuno pensa di essere trasgressivo mettendo in croce un proprio compagno di scuola, aggredendolo per un difetto fisico, per una immagine, per un modo di parlare. Ma si pensa davvero di essere uomini in queste condizioni o di meritare l’amore di una donna sulla base di un rapporto di violenza?». Infine, il rischio di una nuova alienazione a causa dell’uso compulsivo delle nuove tecnologie: «Invece di trascorrere una serata a rincretinirvi su un tablet, meglio uscire di casa e concedersi una passeggiata. Perché sul tablet non scoprirete mai il sentimento di un essere umano, non leggerete mai quello che potere leggere negli occhi di una donna». Qui Pound c’entra poco, ma l’effetto deja vu richiama, inequivocabilmente, la scena di Massimo Troisi e Robertino di «Ricomincio da tre». (Corriere del Mezzogiorno)