Salerno. Neonato conteso, indagine al Ruggi. Un egiziano rivendica la paternità di un bimbo partorito dalla compagna di un ebolitano. Intervengono i carabinieri
Salerno. Partorisce al Ruggi d’Aragona ma nascono dubbi sulla paternità. Sono in corso le indagini dei carabinieri, che ieri si sono presentati nel reparto di Ginecologia dell’ospedale di via San Leonardo per vederci chiaro: si cerca di capire se il papà sia di Eboli oppure se sia un uomo di origini egiziane. Intanto è scattata […]
Salerno. Partorisce al Ruggi d’Aragona ma nascono dubbi sulla paternità. Sono in corso le indagini dei carabinieri, che ieri si sono presentati nel reparto di Ginecologia dell’ospedale di via San Leonardo per vederci chiaro: si cerca di capire se il papà sia di Eboli oppure se sia un uomo di origini egiziane. Intanto è scattata una denuncia per alterazione di stato sia per la donna sia per l’uomo egiziano e la neo mamma rischia di vedersi sottratta la creatura appena data alla luce nata fin quando la questione non sarà chiarita. La donna è dell’hinterland napoletano e nei mesi scorsi si è rivolta più volte al Ruggi per gli accertamenti preparto, sempre accompagnata da un ebolitano. Una presenza costante, quella dell’uomo che, in alcune conversazioni informali con il personale dell’ospedale, ha fatto capire fin dal primo momento che fosse lui il papà del nascituro. Ma quando ieri è arrivato in ospedale un egiziano, che si è dichiarato padre del neonato, è sorta una contesa che ha richiesto l’intervento dei carabinieri. Il nordafricano si è presentato, con un connazionale, all’atto di registrazione della nascita del presunto figlio. Anche la donna (già nota alle forze dell’ordine, al pari dell’ebolitano che l’ha accompagnata in questi mesi) ha sostenuto che il padre del bambino fosse l’uomo di origini egiziane e non il suo attuale compagno. Compagno che a un certo punto sembra si sia reso irreperibile ai carabinieri o comunque non fosse presente in ospedale. Quando, però, la donna e l’egiziano hanno rivendicato di essere i genitori, al personale dell’ospedale la questione non è sembrata affatto chiara. Dunque sono stati allertati i carabinieri del Nas, che per circa quattro ore hanno tentato di chiarire la questione in reparto ascoltando la signora, chi l’ha seguita dal punto di vista sanitario e il personale apicale di Ginecologia, oltre ai componenti dello staff dirigente sanitario del presidio. Nonostante siano stati tutti ascoltati, qualcosa ieri sera comunque non quadrava ancora. Pertanto il maggiore Vincenzo Ferrara e i militari dell’Arma stanno approfondendo alcuni aspetti. Se tutto si chiarirà, e cioè se le versioni fornite risulteranno convincenti e soprattutto provate, la questione sarà risolta in tempi rapidi. In caso contrario non è escluso che possano essere disposti esami di approfondimento per certificare senza ombra di dubbio la paternità del neonato. Un esame di routine come il dna potrà chiarire ogni dubbio, se non si riuscirà a certificare con esattezza la paternità in altro modo. Per ora resta la denuncia: il reato di alterazione di stato è sancito dall’articolo 657 del codice penale e prevede che si applichi la reclusione da cinque a 15 anni a chiunque, nella formazione di un atto di nascita, altera lo stato civile di un neonato, mediante false certificazioni o altre falsità. (Marcella Cavaliere – La Città di Salerno)