Sorrento, stabilimenti balneari, con la presenza dello Stato si inizi un nuovo percorso nel rispetto delle regole.
Nonostante che la vicenda relativa agli abusi degli stabilimenti di Marina Piccola sembrerebbe volgere verso una ottimistica soluzione, vari sono ancora le situazioni, talvolta di palese illegittimità, lungo il Demanio marittimo. Con Uffici comunali ed Autorità di Polizia locale, inspiegabilmente inerti ed inefficaci, non spetta di certo a cittadini ed imprenditori onesti evidenziare (come a […]
Nonostante che la vicenda relativa agli abusi degli stabilimenti di Marina Piccola sembrerebbe volgere verso una ottimistica soluzione, vari sono ancora le situazioni, talvolta di palese illegittimità, lungo il Demanio marittimo. Con Uffici comunali ed Autorità di Polizia locale, inspiegabilmente inerti ed inefficaci, non spetta di certo a cittadini ed imprenditori onesti evidenziare (come a Marina Grande ed alla Pignatella) determinate ed inammissibili situazioni, ma quanto meno ad organi di Polizia e Pubblica Sicurezza rappresentanti lo Stato che ,visto i risultati sinora conseguiti , sembrerebbero anch’essi essere nello specifico latitanti.
Sorrento – In attesa di ripristinare il vecchio passaggio comunale, gli stabilimenti balneari presso Marina Piccola si stanno adeguando alle direttive imposte dalla Soprintendenza eliminando gli abusi contestati dalla Procura della Repubblica di Torre Annunziata. Pericolo scampato quindi per gli imprenditori e meno preoccupazione dei tanti “aficionados” che da anni non rinunciano ai servizi ed all’accoglienza, presso i rinomati bagni della spiaggia di San Francesco, e soprattutto salvi i posti di tanti lavoratori stagionali del settore. Eliminate varie strutture illegittime e liberando le aree demaniali di libero afflusso, gli imprenditori in questione hanno dimostrato di far prevalere il buon senso e che le regole alla fine vanno sempre rispettate. Tuttavia bisogna ancora una volta ribadire che a tale situazione si è arrivati dopo una concreta presa di posizione della Soprintendenza e della Procura di Torre Annunziata che finalmente, stavolta con professionalità e concretezza, hanno usato il pugno duro circa delle situazioni di illegalità che si trascinavano da troppi anni. Una vicenda che come è noto viene da lontano, circa la quale si deve ancora una volta registrare l’anomalo comportamento da parte degli Uffici comunali e delle Autorità di Polizia locale preposti. Una singolare immobilità che spesso di fronte a palesi illegittimità sembrerebbe sfociare in quella che potremmo definire una assurda indulgenza che nonostante varie segnalazioni da parte della cittadinanza, si è prolungata nei decenni.Alla quale, sebbene consapevoli ed in modo errato, gli imprenditori si sono adattati traendone chiaramente beneficio. Situazioni che ormai da tempo non sfuggono all’attenzione ed all’intelligenza della cittadinanza che chiaramente ,come succedeva in passato, ormai non riesce più a farsene una ragione.
Ancora una volta, quindi sotto accusa, un modo anomalo di intendere il rispetto delle regole, non solo da parte di chi investe nel territorio, ma in particolar modo proprio da parte di coloro che a tale compito sono chiamati in veste di controllore. Al di là del caso specifico, vari sono ancora le situazioni di forte evidente illegittimità lungo il Demanio marittimo, dove nonostante segnalazioni, ordinanze e finanche procedimenti aperti dalla Procura della Repubblica si continua in modo imperterrito a calpestare leggi e normative che regolano le attività in tali aree.
In merito alll’operato molto discusso degli Uffici comunali che secondo norma, di fronte a palesi illegalità, dovrebbero interdire coloro che si fanno passare per imprenditori, quello che in un tale contesto appare imbarazzante rimane altresì l’operato delle Forze di Polizia e Pubblica Sicurezza, rappresentanti lo Stato e chiamate pertanto ad evitare che determinate illegalità, si verifichino e quanto meno si protraggono. Da Vico Equense a Massalubrense, varie sono le situazioni illegali che da parte di associazioni ambientaliste e contro le illegalità, semplici cittadini ed operatori onesti e perbene, vengono segnalate o messe in evidenza dai mezzi di informazione. Dove,escludendo ormai l’infruttuoso operato degli Uffici e di Forze di Polizia comunali, non può sfuggire la quasi totale mancanza di controllo da parte delle Forze di Polizia rappresentanti lo Stato. Sembrerebbero ormai un lontano ricordo gli assidui controlli presso tutti gli stabilimenti balneari da parte della Capitaneria di Porto in particolar modo ad inizio stagione di tanti anni fa. Dove autorizzazioni, certificazioni ed altre documentazioni inerenti a tali attività venivano puntualmente passate a setaccio. In caso di anomalie oltre a pesanti verbali ( di fronte ai quali si veniva chiamati direttamente in Tribunale),non si esitava a chiudere direttamente lo stabilimento. Oltre alla Capitaneria di Porto (oggi Guardia Costiera) e la Guardia di Finanza, da sempre presenti lungo le nostre coste,la legalità si può valere del supporto in mare di altre Forze di Pubblica Sicurezza, come Carabinieri (dal 1956) e Polizia di Stato. Ebbene nonostante un tale dispiegamento di Forze continuano a registrarsi determinati reati lungo il Demanio marittimo che invece di diminuire negli ultimi tempi sembrerebbero finanche in aumento. Altrimenti non si spiegherebbero i casi degli stabilimenti di Marina Piccola e la più recente del Hotel Cocumella, venuti soltanto adesso alla luce, grazie alle evidenti iniziative della cittadinanza ormai stanca di quelli che senz’altro possono essere indicati (come succede per il suolo pubblico comunale) veri e propri abusi sul Demanio marittimo. Senza entrare nel merito di quella che ormai, anche questa estate continua ad essere una farsa, ovvero a ciò che quotidianamente succede a Marina Grande (con l’occupazione e la gestione del suolo demaniale) ancora una volta c’è da rilevare che la maggior parte della cittadinanza (senza evidenziare l’ormai inutile azione del Comune di Sorrento) sottolinea l’ inspiegabile ed imbarazzante, assenza dello Stato rappresentata appunto da Capitaneria di Porto, Carabinieri, Polizia di Stato, Guardia di Finanza. Altra situazione che ormai sembrerebbe non appartenere al territorio ma bensì ad un paese da terzo mondo, è quella che da anni e che anche questa estate viene segnalata da operatori della zona, è quella che si verifica puntualmente alla “Pignatella”. Un tratto di scogliera facente parte del Demanio Marittimo, localizzata tra Punta del Capo e la Baia di Puolo. I cui grossi scogli piani attirano ogni estate una moltitudine di sorrentini, turisti e finanche comitive dei paesi limitrofi. Una situazione che nel corso degli anni è stata fatta fruttare dai proprietari di fondo limitrofo al Demanio Marittimo. I quali in modo molto dinamico hanno organizzato, un’attività di assistenza alla moltitudine di bagnanti che si riversa puntualmente nei mesi estivi presso la ormai famosa scogliera. Oltre alla disponibilità di lettini, si può usufruire di bibite fresche, gelati e persino di una doccia. Insomma una sorta di attività commerciale che a detta degli altri operatori balneari del luogo, autorizzati e quindi soggetti ad una concorrenza sleale, risulterebbe da anni completamente illegale. Non solo la maggior parte dell’area risulta essere molto pericolosa in quanto interessata ad un rischio idrogeologico molto elevato, poiché in Zona Rossa ,(P4,R4) come classificata dall’Autorità di Bacino del Sarno. Una serie di sopralluoghi da parte delle autorità preposte effettuati nel corso degli ultimi anni hanno rilevato una serie di violazioni che portarono già nel 2013 ad un rapporto all’Autorità Giudiziaria con espressa richiesta di sequestro per reiterati comportamenti antigiuridici. Tra i quali il non rispetto dell’Ordinanza sindacale n. 220/03, che vietava qualsiasi attività nell’area in questione; continue violazioni al Codice della Navigazione relative allo spazio del demanio marittimo arbitrariamente occupato. Non osservando i vincoli ambientali ed archeologici di tutela a cui è assoggettata l’intera zona,posizionamento ai piedi del costone, (che interessato da rischio idrogeologico, si evince un preoccupante pericolo di caduta massi) di barriere in rete metallica sostenute da paletti in ferro ossidato, senza alcun titolo abilitativo nelle cui vicinanze una moltitudine di bagnanti quotidianamente, fittando lettini, prende il sole; uso continuativo di una baracca quale deposito alimentare (già oggetto di accertamento urbanistico edilizio nel 2008), nella quale veniva esercitata la vendita di prodotti alimentari e bevande in assenza di certificati igienico-sanitari. – Ciò nonostante, gli imprenditori concorrenti,fanno notare che una serie di strutture, non autorizzate e realizzate lungo la scogliera, continuano anche quest’anno ad essere posizionate senza alcuna autorizzazione e requisiti di sicurezza.
Una situazione che nonostante i procedimenti in corso e l’attività di protesta degli operatori balneari, in particola modo della vicina Marina di Puolo, continua a persistere. Sebbene come è noto l’azione della Magistratura necessita dei propri tempi, quella che rimane inspiegabile, da parte degli altri operatori del settore che subendo controlli “sono costretti” ad operare nel rispetto delle norme, la totale assenza dello Stato anche in questa vicenda. Poiché è chiaro che si è di fronte a reati che continuano ad essere perseverati (come occupazione illegittima di suolo demaniale, attività commerciale che a quanto sembra sarebbe di conseguenza anch’essa illegale), tenendo sempre presente l’inefficace azione comunale, non risulterebbe, a detta degli altri imprenditori,come successo altrove, alcuna iniziativa in atto da parte della Capitaneria di Porto né tanto meno della Guardia di Finanza. Dopo i recenti esempi degli imprenditori balneari di Marina Piccola e di quello ancora più efficace di un noto imprenditore diPiazza Tasso, si vuole sperare che anche per coloro che sinora, in modo illegittimo, hanno sfruttato quell’enorme risorsa del turismo sorrentino, decidano finalmente nel rispetto delle regole di incanalarsi verso un percorso di legalità. Affinché un tale patrimonio, visto la costante inerzia delle autorità locali, non sia più visto come un continuo attacco alla diligenza ma un patrimonio da tutelare, a cui ognuno nel rispetto delle regole ,con competenza e buon senso, potrebbe avere la possibilità di accedere. Altrimenti continueremo ad assistere a situazioni in cui, complice un’azione inattiva dello Stato, la furbizia e l’arroganza, in modo ignorante, eccedono a dispetto della legalità che potrebbe continuare ad essere intesa come stupidità. – 27 maggio 2017 – salvatorecaccaviello.