Trieste. Sedicenne accusata di omicidio per aver abbandonato la figlia appena nata. Al vaglio dei PM i motivi del gesto
Trieste. Non sapeva di essere incinta. Ai medici ha detto di aver partorito “inconsapevolmente”. Da sola, di notte, chiusa in bagno. Si era spaventata perché pensava che quel corpicino, uscito da lei così giovane, fosse già morto. Allora ha deciso di liberarsene, lasciandolo all’aperto. Dovrà rispondere di omicidio la sedicenne che domenica ha abbandonato la […]
Trieste. Non sapeva di essere incinta. Ai medici ha detto di aver partorito “inconsapevolmente”. Da sola, di notte, chiusa in bagno. Si era spaventata perché pensava che quel corpicino, uscito da lei così giovane, fosse già morto. Allora ha deciso di liberarsene, lasciandolo all’aperto. Dovrà rispondere di omicidio la sedicenne che domenica ha abbandonato la sua bimba appena nata, nuda e con il cordone ombelicale ancora attaccato, nel giardino di un condominio alla periferia di Trieste. La piccola, trovata per caso da alcuni residenti che passeggiavano con i cani, è morta poche ore dopo all’ospedale Burlo Garofolo. Domani l’autopsia. Il Tribunale dei minori chiederà invece una perizia psichiatrica per l’adolescente. La Procura ha anche aperto un fascicolo per accertare il coinvolgimento di eventuali “soggetti maggiorenni” che potrebbero aver avuto in qualche modo un ruolo nella vicenda. Stando a quanto riferisce la Questura di Trieste, la minore si era presentata al Pronto soccorso già domenica pomeriggio attorno alle 17, accompagnata dalla mamma, proprio durante le ricerche della polizia scattate dopo il ritrovamento della neonata tra erbacce e calcinacci. In casa i genitori non avrebbero avvertito grida, vagiti o lamenti. Nulla che potesse far pensare a un parto. Ma la notizia di quel corpicino in fin di vita si era diffusa. Insospettiti della presenza degli agenti tra i caseggiati e dopo aver notato le tracce di sangue nel bagno, la mamma e il compagno hanno messo alle strette la figlia sedicenne. Che ha ammesso tutto. «Dal punto di vista criminologico è un caso atipico – commenta il procuratore Carlo Mastelloni – perché parliamo di un contesto tranquillo. Ma dobbiamo analizzare il vissuto della giovane». La ragazza abita in una villetta a ridosso delle case popolari. La madre è dipendente di una società di ristorazione, il convivente lavora in un’assicurazione. La figlia invece frequenta un corso di cucina in un istituto professionale. Una famiglia apparentemente normale. I residenti ora temono per le ritorsioni che l’adolescente potrebbe subire. «Alcuni ragazzi hanno parlato di linciaggio – raccontano – si stanno scrivendo messaggi, vogliono fargliela pagare per ciò che ha fatto». (la Repubblica)