Al processo per la morte di Fortuna Loffredo, la nonna della bimba aggredisce Titò in aula
Ha preso ancora una volta parola, la settima da quando è iniziato il processo, dicendo di essere innocente e vittima di un complotto di tutti gli abitanti di Caivano, ma è stato interrotto dalle invettive di una donna. Era Rosaria Cavaliere, nonna di Fortuna Loffredo, la bimba di sei anni violentata e lanciata nel vuoto […]
Ha preso ancora una volta parola, la settima da quando è iniziato il processo, dicendo di essere innocente e vittima di un complotto di tutti gli abitanti di Caivano, ma è stato interrotto dalle invettive di una donna. Era Rosaria Cavaliere, nonna di Fortuna Loffredo, la bimba di sei anni violentata e lanciata nel vuoto dal sesto piano dell’isolato C del parco Verde il 24 giugno del 2014. Voleva aggredirlo ma è stata fermata in tempo dalle forze dell’ordine. È finita così la prima parte della requisitoria del pm Claudia Maone per il processo alla morte della piccola Chicca, brutalmente abusata, secondo l’accusa da Raimondo Caputo detto «Titò». Imputato con lui anche la compagna Marianna Fabozzi accusata di favoreggiamento negli abusi sessuali sulle figlie, una delle quali testimone del delitto. Ieri il pm ha fatto ascoltare in aula le confessioni della bimba, amica di Chicca, che ha raccontato quello ciò che aveva visto. Le richieste di pena saranno formulate invece dal procuratore aggiunto Domenico Airoma il 30 giugno e la sentenza ci sarà il 12 luglio. Il presidente della quinta Corte d’Assise Alfonso Barbarano, prima che il pm iniziasse la discussione, ha letto una lettera dei detenuti del padiglione «Roma» del carcere di Poggioreale, dove sono reclusi coloro che commettono reati sessuali, e hanno smentito quanto aveva dichiarato nell’ultima udienza Mario Della Valle, ex compagno di cella di Caputo, il quale aveva riferito di aver saputo da Titò che aveva violentato Fortuna una sola volta: «È tutto falso», hanno sottoscritto decine di detenuti. (Corriere del Mezzogiorno)