«Coraggio e paura», la ricetta di Buffon per la Champions
La Champions, il triplete, il Pallone d’oro, tutto quello che Gigi Buffon non ha avuto nella sua lunghissima carriera, in pochi mesi. I primi due obiettivi addirittura nella stessa notte, per diventare (anche) il più vecchio giocatore ad alzare il trofeo più prestigioso, spodestando il già longevo Paolo Maldini. Per riuscirci, ci vuole coraggio e […]
La Champions, il triplete, il Pallone d’oro, tutto quello che Gigi Buffon non ha avuto nella sua lunghissima carriera, in pochi mesi. I primi due obiettivi addirittura nella stessa notte, per diventare (anche) il più vecchio giocatore ad alzare il trofeo più prestigioso, spodestando il già longevo Paolo Maldini. Per riuscirci, ci vuole coraggio e la “paura giusta”, dice Buffon. Capitano coraggioso e reduce da mille battaglie, il portierone spiega: “Bisogna avere una paura giusta, quella che viene quando si giocano queste gare: ce la giocheremo senza rimpianti. Sono qui per chiudere un cerchio e mi sento più forte di chi afferma di non essere intimorito da certi appuntamenti”. Le precedenti finali perse dalla Juventus pesano – solo il campo dirà quanto – sulle certezze dei bianconeri, rafforzate dalle parole di Allegri, guida in campo e consigliere fuori, psicologo e tecnico della Juventus che punta al triplete più leggendario dello stesso sesto scudetto consecutivo: “Solo in pochi riescono ad alzare quella Coppa e non capita tutti gli anni di arrivare in finale – è la premessa dell’allenatore bianconero – Negli ultimi tre anni ne abbiamo già giocata una e adesso ci sarà la seconda, ma stavolta dobbiamo mettere le mani sulla coppa”. Convinti, determinati ma sempre con l’equilibrio predicato per tutta la stagione, valore aggiunto che difficilmente si può acquistare durante il mercato estivo ma che va costruito giorno dopo giorno. “Rispetto alla finale del 2015 a Berlino è cresciuta l’autostima, la consapevolezza dei nostri mezzi, dell’ambiente in generale – ripete il tecnico bianconero – Questa squadra aveva bisogno di obiettivi e stimoli maggiori”. Spazio al sogno europeo, con la voglia di tornare a giocare la finale di Champions League, indossando anche l’abito giusto per gli appuntamenti europei, quel 4-2-3-1 che fino a due anni fa sembrava un’eresia tattica, un modulo troppo spregiudicato per una squadra italiana. (La Città)