«Energy Observer», il catamarano spinto dal sole, omaggio a Jules Verne. Farà il giro del mondo in 6 anni usando energia pulita
I media di mezzo mondo, scientifici e no, ne hanno parlato come di un racconto fantastico sognato da Jules Verne. E in gran parte, proprio questo sembra. Ma dallo scorso primo giugno, da quando Donald Trump ha rifiutato la firma degli Usa al patto mondiale sul clima, «Energy Observer» è diventato qualcosa di più: la […]
I media di mezzo mondo, scientifici e no, ne hanno parlato come di un racconto fantastico sognato da Jules Verne. E in gran parte, proprio questo sembra. Ma dallo scorso primo giugno, da quando Donald Trump ha rifiutato la firma degli Usa al patto mondiale sul clima, «Energy Observer» è diventato qualcosa di più: la possibile risposta dell’Europa all’americano che nega – o quasi – la minaccia dei gas serra. È una barca, un catamarano, secondo i suoi costruttori il più grande mai costruito al mondo quando uscì dai cantieri molti anni fa, varato o meglio «ri-varato» ad aprile in Bretagna dopo una completa ristrutturazione «verde». E protagonista di un esperimento unico: per la prima volta nella storia proverà a girare intorno al mondo, per 6 anni, usando solo l’energia del sole e del vento, e quella dell’idrogeno, prodotto a bordo senza emettere un microgrammo di monossido di carbonio. Cioè senza avvelenare il pianeta. «Energy Observer» (letteralmente “Osservatore dell’energia”) toccherà 101 scali in 50 Paesi. Lungo 30,5 metri, dotato di 6 cabine con relativi bagni, funzionerà anche da laboratorio mobile: nei vari scali comunicherà dati utili per esempio «alla creazione della luce da batteri marini, dei coralli da stampanti digitali in 3D, della plastica dalle alghe». Nelle parole dei progettisti (ingegneri della Cea-Liten, società francese che lavora nei settori pubblico e privato con le ricerche «verdi» ma anche con l’energia nucleare) il catamarano sarà un’opera di «vera architettura energetica»: il sole lo cattureranno i pannelli fotovoltaici distribuiti dappertutto per 130 metri quadri, con una superficie antiscivolo perché i marinai dovranno ogni giorno camminarci sopra; la forza del vento sarà calamitata da due pale eoliche verticali e da una «vela intelligente». E quando il sole non ci sarà, di notte o con il cielo coperto, due motori elettrici riconvertibili in idrogeneratori provvederanno «a ricavare l’idrogeno dall’acqua del mare, per poi conservarlo a bordo e a utilizzarlo attraverso una pila a combustibile: una prima mondiale!». Questo risultato sarà possibile grazie appunto alla «vela intelligente, che serve per un doppio proposito: assiste nella navigazione e genera anche energia». Nella forma la vela ricorda vagamente un grande cervo volante: e sarà usata – spiega ancora il progetto – «nei lunghi viaggi, come le traversate dell’Atlantico, o quando soffierà il vento ad alta quota: mentre la vela spinge la barca sull’acqua, il movimento in avanti della barca fa ruotare un’elica, e la rotazione di questa produce energia elettrica nel motore». In altre parole, «è il meccanismo all’inverso della propulsione normale, nella quale l’energia elettrica viene convertita in energia meccanica». Fin qui le speranze dei progettisti: è appunto un esperimento mai tentato, sulle orme dell’aereo solare che nel 2016 ha fatto il giro del mondo senza carburante. Ma «Energy Observer», 35 anni fa e sotto un altro nome, già vinse il trofeo Jules Verne, che premia il più rapido giro del mondo a vela: Verne, appunto, e per alcuni questa è ora una premonizione. E poi i due comandanti dell’avventura «danno del tu» agli oceani. Uno, Victorien Erussard, a 26 anni e senza aver mai prima trascorso una sola notte in mare, finì fra i primi piazzati di una mitica regata transatlantica solitaria. Poi se ne andò per un anno al Polo Sud. L’altro, Jerome Delafosse, ha scritto sul suo curriculum: «23 anni di esplorazione degli oceani, 20 mila ore sotto i mari». (Corriere della Sera)