Il segno universale delle Arti

8 giugno 2017 | 21:18
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Il segno universale delle Arti

Presentata ieri mattina dai tre direttori artistici Alessio Vlad, Laura Valente e MariaPia De Vito la LXV edizione del Ravello Festival. Apertura il 1 Luglio con Adam Fisher e l’Hungarian Radio Symphony Orchestra  Di OLGA CHIEFFI Un barcone carico di strumenti, classici ed etnici è il simbolo della LXV edizione del Ravello Festival, i cui […]

Presentata ieri mattina dai tre direttori artistici Alessio Vlad, Laura Valente e MariaPia De Vito la LXV edizione del Ravello Festival. Apertura il 1 Luglio con Adam Fisher e l’Hungarian Radio Symphony Orchestra

Di OLGA CHIEFFI

Un barcone carico di strumenti, classici ed etnici è il simbolo della LXV edizione del Ravello Festival, i cui tre direttori artistici, Alessio Vlad per la classica, Laura Valente per la danza e Maria Pia De Vito per il jazz, ieri ne hanno rivelato il cartellone. Il mare porta il barcone, chiaro riferimento, alle tradizioni culturali che piacevolmente invadono la nostra terra, sulla lussureggiante collina di Ravello, dove dal 1 luglio al 30 agosto, si toccherà con mano la grandezza del simbolo delle arti iridescente, per provare ad entrare “dentro” il vissuto e l’immaginario delle donne e degli uomini la cui storia ha “creato” il mondo di oggi. Musica, danza, arte sono portatori anche di un ricco patrimonio di “bellezza”: il fascino della melodia, la capacità di improvvisazione, la “libertà” di “rivestire di sé” un canto, la capacità di creare e usare metafore profonde e sorprendenti, l’originalità di melodie uniche, la forza del sentimento “vero” contro ogni divieto “artificioso”, specchio anche di un “contaminato” sentire interiore, che ritroveremo nella sintesi jazzistica. Il barcone sembra arenatosi bene nella Amalfi Coast, crogiuolo e incrocio di tutte le culture musicali, come una carta porosa, mira ad unire in musica quello che nella vita di tutti i giorni è tragicamente disunito: l’oriente e l’occidente entrambi affacciati sul Mediterraneo che sembrano non essere più capaci più di guardarsi negli occhi e dialogare. Cartellone 2017 con diversi ritorni, su tutti quello di Wayne Shorter il 16 luglio, che ritroviamo in Ravello col suo quartetto dopo tredici anni, quando si esibì a Villa Rufolo con Hancock Holland e Blade e vi si ritroverà insieme al batterista capace di scardinare ogni rigida divisione metrica, ma con Danilo Perez al pianoforte e John Patitucci al contrabbasso, di passaggio da Umbria Jazz ove con l’Orchestra da Camera di Perugia proporrà eseguire un lavoro complesso ed ambizioso che è il materiale dell’ultimo disco. Gemma Shorter di una sezione jazz che sembra ripresa pari pari dalla prestigiosa Kermesse umbra, poiché da lì verranno anche il progetto Luca Aquino con il chitarrista Rino De Patre e cinque musicisti dell’Orchestra Nazionale Giordana, provenienti da Giordania, Iraq e Siria, che va al di là del mero evento musicale, poiché la missione è sempre quella di diffondere il messaggio della campagna a difesa del patrimonio artistico mondiale dall’estremismo e dalla radicalizzazione e l’Enrico Rava e Thomas Stanko quintet, due trombettisti che appartengono alla generazione che ha contribuito alla completa e definitiva maturità del jazz nel vecchio continente favorendone la emancipazione dai fino allora egemoni modelli americani. Continuando idealmente un percorso iniziato nell’edizione Ravello Festival 2016 il cui centro motore era la rassegna Jazz Voices of Europe, quest’anno sul palco di Ravello saranno ospitate due grandi cantanti e musiciste che rappresentano una declinazione del jazz vocale di matrice afroa-mericana: la straordinaria Dianne Reeves e la nostra Roberta Gambarini con il Salerno Jazz Collective, una cortesia ricambiata dopo l’ ospitata di Maria Pia De Vito nel Salerno Jazz Festival. Gli altri due ritorni, oramai annuali sono quelli di Due ritorni importanti: quelli di Martha Argerich e di Philip Glass. Quest’ultimo ha scelto Ravello per festeggiare in Italia i suoi ottanta anni; in un concerto per uno, due e tre pianoforti, in collaborazione con la Ruhr triennale, si esibirà sul palco di Villa Rufolo insieme e Dennis Russell Davies e a Maki Namekava così come Martha Argerich con la Franz Liszt Chamber Orchestra di Budapest e il direttore Gábor Takács-Nagy saranno protagonisti di un programma vario e composito. Ad Adam Fischer, con la Hungarian Radyo Symphony Orchestra è stata affidata l’apertura il 1 luglio, con lui Kent Nagano e la DSO di Berlino, Esa Pekka Salonen e la Philharmonia di Londra, Lahav Shani e la Rotterdam Philharmonic, Teodor Currentzis e la sua MusicAeterna. L’orchestra giovanile ospite sarà la Asian Youth Orchestra con James Judd e Vadim Repin ma a Ravello si esibirà anche uno dei migliori cori giovanili del mondo il Chicago Children’s Choir. La Filarmonica Salernitana “Giuseppe Verdi”; oltre che nel tradizionale Concerto all’Alba, quest’anno affidato al direttore Oleg Caetani, si esibirà diretta dal metropolita Ilarion Alfeev, figura centrale della Chiesa ortodossa, che proporrà Pergolesi e sue composizioni. Anche la sezione Danza si porrà sulle tracce dei migranti. La serata inaugurale presenta The Wall, coreografia commissionata a Karole Armitage, in prima assoluta per il Ravello Festival, con uno dei maggiori artisti contemporanei, Francesco Clemente, al suo debutto in un lavoro coreografico, che dal vivo dipinge un giardino idilliaco dove “si può abitare e anche devastare”, Marie Chouinard, l’eversiva coreografa canadese, neo direttrice della Biennale Danza di Venezia, declina il tema del ‘muro’ con una personale rivisitazione del suo capolavoro, Le sacre du printemps, e i Les 24 Préludes de Chopin, in una residenza con i danzatori del progetto di formazione Abballamm’!Per la prima volta a Ravello, anche il coreografo israeliano Ohad Naharin con la sua Batsheva Dance Company, Nella performance Decadence a Ravello, Naharin ci condurrà per mano tra le creazioni che lo hanno reso celebre. All’Opera di Parigi su 16 stranieri in compagnia, 11 sono di origine italiana. Les Italiens de l’Opéra de Paris è una compagnia appena nata, sotto la guida di Alessio Carbone. A Ravello balleranno Petit e Bournonville, Béjart, Balanchine e Garnier, il repertorio classico del grande teatro francese. Ma anche, per chiudere la programmazione danza, due nuove coreografie. Quella di Simone Valastro, commissionata dal Festival, che Bread and Roses, dal titolo di un toccante film di Ken Loach e Black Dust di Matteo Levaggi, coreografia scandita dalla partitura originale di Lamberto Curtoni (da Black Star di David Bowie). Per le arti visive oltre alla mostra di Francesco Clemente è previsto un soggiorno d’artista con Mostra di un altro grande artista italiano, Sandro Chia. Infine un’incursione nella storia della canzone italiana, il 4 agosto appuntamento speciale con un concerto unplugged di Antonello Venditti.