Omicidio Ravello, il PM chiede l’ergastolo per Vincenza Dipino: “Omicidio volontario”

13 giugno 2017 | 10:34
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Omicidio Ravello, il PM chiede l’ergastolo per Vincenza Dipino: “Omicidio volontario”

Il Pubblico Ministero Cristina Giusti ha chiesto l’ergastolo per Vincenza Dipino, accusata di aver assassinato la 45enne scafatese Patrizia Attruia. L’ipotesi del Pm sarebbe quella di un omicidio volontario, nell’ambito di un “triangolo amoroso” che non andava più bene alla Dipino. Il terzo polo è Giuseppe Lima, il quale avrebbe collaborato con la Dipino per […]

Il Pubblico Ministero Cristina Giusti ha chiesto l’ergastolo per Vincenza Dipino, accusata di aver assassinato la 45enne scafatese Patrizia Attruia. L’ipotesi del Pm sarebbe quella di un omicidio volontario, nell’ambito di un “triangolo amoroso” che non andava più bene alla Dipino. Il terzo polo è Giuseppe Lima, il quale avrebbe collaborato con la Dipino per uccidere l’Attruia. La richiesta del PM è stata effettuata dinanzi ai giudici della Corte d’Assise del Tribunale di Salerno.

I fatti risalgono al marzo del 2015, quando venne rinvenuto il cadavere di Patrizia Attruia in una cassapanca di un appartamento di Ravello in Costiera amalfitana. La tesi della complicità di Lima è venuta fuori nel settembre scorso, quando il delle indagini preliminari Sergio De Luca illustrò la tesi che a quell’omicidio avesse partecipato anche il compagno della vittima appunto, Giuseppe Lima. Per questo il gip non ha accettò il rito abbreviato chiesto dall’imputato per l’accusa di falsa testimonianza e occultamento di cadavere, e restituì gli atti al PM Cristina Giusti perché formulasse un nuovo capo d’imputazione. «Il fatto è diverso da come contestato» si scrisse nell’ordinanza, sviscerando gli elementi investigativi che concorrono ad accusare Lima di concorso in omicidio. Le immagini dei filmati delle telecamere testimoniarono la sua presenza in casa al momento del delitto, le percosse ricevute dalla Attruia prima di essere stordita con gli ansiolitici e soffocata, mentre poi si discuteva su chi avesse potuto avere la forza necessaria per sollevare il corpo dell’Attruia e metterlo nella cassapanca dove è poi stato ritrovato.