Pagani. Entrò nella Basilica inneggiando ad Allah, marocchino condannato a 2 anni e 6 mesi, oltre all’espulsione immediata

22 giugno 2017 | 16:59
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Pagani. Entrò nella Basilica inneggiando ad Allah, marocchino condannato a 2 anni e 6 mesi, oltre all’espulsione immediata

Pagani. Due anni e sei mesi per Samir Kirane, l’uomo che devastò la Chiesa di Sant’Alfonso gridando “Allah Akbar”. La sentenza, emessa dal Tribunale monocratico di Nocera Inferiore, presieduto dal giudice Franco Russo Guarro, si accompagna all’espulsione immediata dell’extracomunitario, di origine marocchina. Il giudice, dopo una lunga serie di perizie e accertamenti medici psichiatrici sulle […]

Pagani. Due anni e sei mesi per Samir Kirane, l’uomo che devastò la Chiesa di Sant’Alfonso gridando “Allah Akbar”. La sentenza, emessa dal Tribunale monocratico di Nocera Inferiore, presieduto dal giudice Franco Russo Guarro, si accompagna all’espulsione immediata dell’extracomunitario, di origine marocchina. Il giudice, dopo una lunga serie di perizie e accertamenti medici psichiatrici sulle condizioni del reo, che diede di matto manifestando evidenti scompensi, ha riconosciuto per Kirane il vizio parziale di mente, che al momento dei fatti «ne scemò grandemente la capacità di intendere e di volere, pur senza escluderla». I fatti risalgono all’undici gennaio scorso, quando lo straniero si introdusse all’interno della Basilica di Sant’Alfonso, prendendo a calci fino a danneggiarla la vetrina a protezione di una statua della Madonna, tutto accompagnato dalle urla incontrollate e inconfondibili che facevano pensare a qualcosa di più di una semplice furia: «L’uomo ripeteva continuamente Allah akbar ed era fuori di sé», riportarono i carabinieri intervenuti, che ebbero il loro da fare per placare l’ira dell’extracomunitario, il quale dal canto suo ha sempre detto di non ricordare nulla di quanto accadde, manifestando nel corso dei mesi finora passati in cella comportamenti del tutto fuori norma, tra allucinazioni, sfoghi violenti, rifiuti di alimentarsi e altre tensioni insolite per una persona padrone di sé. Il sacrestano della chiesa, in particolare, raccontò ai carabinieri di aver sorpreso il ragazzo all’interno della Basilica, alle sei e mezza circa della mattina, rimanendo terrorizzato. «Una signora affacciata mi aveva avvertito che c’era un giovane che dava a calci nel portone della congrega. Le dissi di chiamare i carabinieri perché avevo subito altre aggressioni. Poi vidi il giovane e mi ci avvicinai per cercare di calmarlo, ma lui si presentava in uno stato molto particolare, aveva gli occhi sbarrati e pieni di sangue e con violenza cercava di aprire la porta a calci. Io cercai di aprirla con le chiavi per evitare danni, ma lui mi afferrò le mani per prenderle, guardandomi negli occhi e gridando “Allah akbar”. A quel punto ho avuto paura di un attacco terroristico suicida». Dopo quei concitati e violentissimi momenti, arrivavano i carabinieri sul posto, prima due, poi quattro, che riuscivano tra offese e invettive in arabo a immobilizzarlo, fino all’arresto in flagranza. (La Città)