Salerno. Nell’area della Vitologatti 42 case e un parco pubblico. Nello spazio verde una fontana con l’acqua della storica fonte

2 giugno 2017 | 15:48
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Salerno. Nell’area della Vitologatti 42 case e un parco pubblico. Nello spazio verde una fontana con l’acqua della storica fonte

Salerno. Un grattacielo di quindici piani stile “bosco verticale”, il complesso residenziale progettato dall’archistar Stefano Boeri e situato nel centro direzionale di Milano. È quello che dovrebbe sorgere nell’area ex Vitologatti nel caso in cui i consiglieri decidessero nella prossima assise di approvare la variante di destinazione d’uso dell’area (dopo il rinvio dello scorso Consiglio). […]

Salerno. Un grattacielo di quindici piani stile “bosco verticale”, il complesso residenziale progettato dall’archistar Stefano Boeri e situato nel centro direzionale di Milano. È quello che dovrebbe sorgere nell’area ex Vitologatti nel caso in cui i consiglieri decidessero nella prossima assise di approvare la variante di destinazione d’uso dell’area (dopo il rinvio dello scorso Consiglio). Il progetto, presentato una prima volta nel 2013, è corredato ad oggi di tutti i pareri favorevoli, ovvero quello del settore Trasformazioni urbanistiche del Comune, quello della Commissione locale del paesaggio e quello della Soprintendenza (ottenuto tramite il meccanismo del silenzio-assenso). Inoltre ha ottenuto l’autorizzazione paesaggistica. Questo dopo che il progetto iniziale è stato più volte modificato. A presentare l’idea del grattacielo è stata l’impresa Filippi srl di Brienza, in provincia di Potenza, che è entrata in possesso dell’area nel 2011 a seguito di un atto pubblico di compravendita con la società “Grandino costruzioni srl”, che l’aveva a sua volta acquistata a seguito della procedura fallimentare dell’opificio. L’area interessata si estende per oltre 2.000 metri quadrati, ma a causa della presenza di una serie di vincoli (sia di natura paesaggistica che archeologica) soltanto poco più di 300 saranno quelli che verranno edificati, quelli cioè su cui si innalzerà il grattacielo. Ma come sarà strutturato questo palazzo? Come spiegato, ricorderà il “bosco verticale”: si prevede, infatti, l’inserimento di essenze vegetali e piantumazioni a riempire i vari vuoti creati. Ci sarà un piano interrato dove troveranno posto 45 cantinole pertinenziali, poi ci sarà un piano terra a pilotis, completamente libero ed aperto e, quindi, i quattordici piani di appartamenti per un totale di 42 unità immobiliari. Gli appartamenti saranno tre per ogni piano e di estensione diversa tra loro; in ogni caso non superiore agli 85 metri quadri. Secondo quanto stabilito dalla legge regionale del 2009, il 30 per cento degli appartamenti dovrà essere destinati ad edilizia sociale. Ed infatti, il progetto prevede 13 unità immobiliari Ers che si troveranno nei primi quattro piani del fabbricato (più una al quinto). Per questo tipo di appartamenti è stato quantificato anche un possibile prezzo d’acquisto che oscilla intorno ai 200.000 euro, a seconda della dimensione dell’unità. All’ultimo piano, quello di copertura, verranno poi sistemati dei pannelli solari con l’obiettivo di fornire quasi il 50 per cento dell’energia elettrica necessaria. Il tutto sarà corredato da due ascensori panoramici. Intorno al grattacielo saranno realizzati parcheggi, aree a verde attrezzato e a verde naturale sia pubbliche che private. La storica fonte “Vitologatti” verrà canalizzata, monumentalizzata e restituita alla fruizione collettiva mediante la realizzazione di una fontana nella zona pubblica. Sopravviverà anche la vecchia ciminiera che verrà consolidata e valorizzata mediante un sistema di illuminazione notturna. Questo, quindi, il progetto con il quale si vorrebbe rendere più interessante, sotto l’aspetto urbanistico, quell’area. Tuttavia i consiglieri comunali non sono molto convinti, sia per le volumetrie che per le altezze, giudicate in entrambi i casi eccessive e non in linea con le misure degli altri fabbricati nella zona. Per questo motivo hanno chiesto un supplemento di istruttoria al termine del quale dovrebbero decidere se approvare o meno il cambio di destinazione d’uso. Sempre che non vogliano optare per un ennesimo rinvio dell’argomento. (La Città)