Sassari. Nadia, abbandonata all’altare, porta lo stesso gli invitati al ristorante: «Ho brindato. E non lo perdono»
«Ho avuto coraggio? Sì, me lo hanno detto e scritto tanti, ma io ho fatto solo quello che mi sembrava più giusto. Doveva essere una festa… Il giorno più bello. Non ho voluto che fosse il più brutto». Nadia ha atteso invano Giovanni, lo sposo che le si era promesso e invece il giorno del […]
«Ho avuto coraggio? Sì, me lo hanno detto e scritto tanti, ma io ho fatto solo quello che mi sembrava più giusto. Doveva essere una festa… Il giorno più bello. Non ho voluto che fosse il più brutto». Nadia ha atteso invano Giovanni, lo sposo che le si era promesso e invece il giorno del matrimonio, con gli invitati già in chiesa, non si è presentato e l’ha annichilita con una telefonata di ghiaccio. «Devo rientrare in caserma», non una parola di più. Nadia Murineddu racconta nella casa dei genitori a Sorso, linee sobrie e razionali, ovunque quadri alle pareti, ma tanta aria di antico contado: in cucina, davanti a padre, fratello e un cesto di ciliegie appena colte, il figlio di 5 anni che corre e gioca. «Ho conosciuto Giovanni sette mesi fa…». Galeotto fu Facebook. «Ci siamo messaggiati, incontrati e piaciuti». Non lo dice ma glielo si legge negli occhi: nonostante la differenza d’età, lei 39 lui 24. Rapida anche la decisione di convivere. Giovanni Delogu è di Ittireddu, paese fra Logudoro e Goceano, Sardegna di mezzo, ha un fisico – a vedere le foto che sfoggia sul profilo web – da Rambo e fa un lavoro delicato: militare a Poglina, costa sud di Alghero, proprio nella base dove si addestravano gli incursori dei reparti speciali dell’esercito e qualche decennio fa fu al centro delle indagini sui servizi deviati e Gladio. «Stava a Poglina e rientrava a casa la notte. Tutto filava tranquillo. Abbiamo pensato di sposarci e ci siamo preparati. Pubblicazioni in Comune, corso prematrimoniale in chiesa. Don Luca è un prete speciale: ci ha spiegato bene cos’è il matrimonio. Da Giovanni mai una perplessità. Certo, sapevo che i genitori non approvavano, ma non avrei immaginato…». Il giorno delle nozze, sabato scorso, a casa Murineddu sono arrivati parenti e amici. «Ero raggiante, l’abito da sposa lungo, color avorio, con lo strascico e lo scollo a cuore. Alle 11 dovevamo essere in chiesa. Ma lui non si vedeva. Ho chiamato don Luca e gli ho detto che avremmo fatto un po’ di ritardo e ho cominciato a cercarlo al telefono. Non rispondeva. Poi a mezzogiorno ha chiamato: “Devo rientrare alla base”. Mio padre mi ha aperto gli occhi: “Sono bugie”. Ma avevo già capito tutto». I carabinieri hanno confermato: «Si è barricato in caserma». Non dice se ha pianto, Nadia. «Non sono andata in chiesa. Mi sono tolta l’abito da sposa. È venuto qui don Luca e mi ha detto: “Sei forte, è un brutto momento ma ce la farai”». I regali, gli invitati che andavano via. «L’idea di andare comunque al ristorante dove erano pronti rinfresco e pranzo è stata di mio padre. Ci avevo pensato anch’io, ma è stato lui a dire “Andiamo, tanto è già tutto pagato”. Un modo per sdrammatizzare… e infatti ho subito reagito anche io. Ho pensato: in fondo non è morto nessuno, la vita continua». Al ristorante non poteva essere un «normale» ricevimento di nozze. «Non c’era musica, pochi sorrisi, il fotografo è andato via, non l’allegria che avrei voluto. La torta? Certo che l’abbiamo mangiata, è arrivata già a fette e qualcuno ha tolto ha tolto la statuina di gesso con gli sposi. Però il brindisi l’hanno voluto fare comunque. L’hanno dedicato a me». Nadia lavorava in un centro commerciale, «ma il mio bambino ha bisogno che gli stia vicino», così è disoccupata da quasi cinque anni. Perdonare? «Ora è l’ultimo pensiero». (Corriere della Sera)