Tre ricercatori salernitani premiati con centomila euro per il brevetto di un dispositivo per trapianti di cornea
È un terzetto ricercatori salernitani ad essersi aggiudicato il “Premio Cottino Applico” della Fondazione Cottino, da 100.000 euro, per trasformare una ricerca in impresa. Alfonso Iovieno, Caterina Salito e Stefano Monda sono tre amici d’infanzia di Eboli che hanno messo insieme le proprie forze con altri due ricercatori per creare un sistema che rivoluziona i […]
È un terzetto ricercatori salernitani ad essersi aggiudicato il “Premio Cottino Applico” della Fondazione Cottino, da 100.000 euro, per trasformare una ricerca in impresa. Alfonso Iovieno, Caterina Salito e Stefano Monda sono tre amici d’infanzia di Eboli che hanno messo insieme le proprie forze con altri due ricercatori per creare un sistema che rivoluziona i trapianti di cornea. Il loro progetto EYE Co-De è stato scelto tra i tre finalisti da una giuria di esperti e ora diventerà un’impresa che produrrà il prodotto destinato a ospedali e chirurghi di tutto il mondo. I tre ingegneri lavorano tra Milano e la Campania, e il capo del progetto, Alfonso Iovieno, si divide tra la Lombardia e Vancouver. «ll nostro brevetto è nato proprio dalla sollecitazione di Iovieno. Siamo amici d’infanzia e sa che con la mia società mi occupo di questo campo. Da lì e dopo esserci arrovellati per lungo tempo, siamo riusciti a trovare la soluzione e a creare un team che potesse sviluppare il progetto che poi è diventato anche un prototipo» spiega Caterina Salito. «Si tratta – aggiunge – di un dispositivo che standardizza le procedure nella cheroplastica lamellare, una tecnologia altamente innovativa che facilita l’intervento da parte del chirurgo, riducendo i rischi determinati dal fattore umano e assicura una notevole economicità». Finora, infatti, questo tipo d’interventi di trapianto, particolarmente delicati, sono affidati semplicemente alle capacità e all’esperienza del medico che opera. Con il dispositivo messo a punto dall’equipe di ricercatori, invece, anche un chirurgo meno esperto potrà effettuare tutte le manovre con il massimo della sicurezza. In sostanza, si tratta di una scatoletta altamente performante con sensori di pressione che, collegata a una cannula, riesce a fare da guida a chi sta intervenendo. «Inoltre – continua Salito – offre un feedback con un suono che avvisa sul raggiungimento del punto giusto per l’inserimento della bolla d’aria che distacca il tessuto da prelevare». In questo modo, quindi, si interviene soltanto sul tessuto malato riducendo al minimo la possibilità di errori. I primi esperimenti di questa nuova tecnologia sono stati condotti all’ospedale di Reggio Emilia su cornee di cadaveri; ora, con i fondi messi a disposizione grazie al premio, i tre ricercatori hanno intenzione di migliorare ulteriormente il prototipo in vitro e su pazienti vivi. «Siamo intenzionati – afferma Salito – a costituire una nostra società per la produzione e il commercio di EYE Co-De e non vogliamo limitarci a questo brevetto, ma produrne altri per altri tipi di interventi chirurgici». Il premio che si sono aggiudicati il tris di ricercatori salernitani porta il nome di Giovanni Cottino, 90 anni appena compiuti, torinese, ingegnere meccanico, dopo numerose esperienze manageriali in Italia e all’estero, compie il passaggio all’imprenditorialità. Racconta che, negli anni ’80 e ’90, il 90 per cento degli elettrodomestici “bianchi” (frigoriferi e lavatrici) in tutto il mondo montasse componenti prodotti dalle sue imprese, grazie a una forza lavoro complessiva di circa 1.200 persone e un fatturato di circa 250 milioni di euro. Nel 1998 completa la vendita delle sue aziende alla multinazionale Emerson Electric Appliance e decide di ritirarsi per cambiare “lavoro”: al centro del suo nuovo impegno, “restituire” alla società parte di quello che lui ha costruito, dando così “mandato” ai nipoti (in assenza di figli) di continuare il suo approccio all’imprenditorialità con ricadute sociali. I risparmi di una vita di lavoro sono così confluiti nella Fondazione che opera con fondi propri. Lui, l’ingegnere, segue tutto, a partire dall’andamento dell’azienda, ma, soprattutto, vuole sapere dell’avanzamento della ricerca dei giovani scienziati che finanzia perché tiene molto all’idea di sostenere l’eccellenza e di promuovere il progresso scientifico. (La Città)