Amatrice, 5 indagati per i crolli: materiali scadenti e collaudi fuori norma

19 luglio 2017 | 21:37
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Amatrice, 5 indagati per i crolli: materiali scadenti e collaudi fuori norma

Sotto le macerie di Amatrice finisce anche parte della (buona) reputazione degli edifici popolari del centro Italia. Secondo il pool di magistrati reatini che ha coordinato l’inchiesta sulle vittime della scossa del 25 agosto scorso, due fra le palazzine che venendo giù hanno seppellito intere famiglie erano state costruite abusivamente e al risparmio, in assenza […]

Sotto le macerie di Amatrice finisce anche parte della (buona) reputazione degli edifici popolari del centro Italia. Secondo il pool di magistrati reatini che ha coordinato l’inchiesta sulle vittime della scossa del 25 agosto scorso, due fra le palazzine che venendo giù hanno seppellito intere famiglie erano state costruite abusivamente e al risparmio, in assenza di precauzioni antisismiche: «Tutti i pilastri risultavano molto sottili, con spessore prevalente pari a 20 cm, e la loro armatura era esigua», scrivono i pm. «Sarebbero morti con qualunque terremoto» dicono i magistrati. Poi sanate sulla carta, le palazzine di piazza Sagnotti avrebbero beneficiato di un certificato di agibilità, richiesto e concesso in virtù di scorciatoie che 40 anni dopo non sono più esplorabili dal punto di vista giudiziario ma che secondo i pm sono comunque intuibili. Ora, con gli elementi a disposizione, i magistrati Rocco Maruotti, Lorenzo Francia e Giuseppe Saieva contestano la responsabilità del crollo di quella tragica notte a cinque persone: dall’ingegnere che nel 1977 diresse i lavori (abusivi e sanati ex post), all’ex assessore che nel 1989 concesse l’agibilità alle palazzine, passando per l’amministratore unico della società che le edificò (So.Ge.Ap srl), al presidente delle case popolari che – pur nella consapevolezza (sempre secondo i pm) delle irregolarità dell’iter, chiese e ottenne il certificato di abitabilità – fino al geometra regionale che avrebbe sottoscritto il verbale di accertamento del collaudo malgrado la qualità scadente del calcestruzzo. Perizie, confronti con le altre costruzioni dell’epoca eseguite a regola d’arte, verifiche sulla documentazione recuperata al genio civile portano i pm a concludere che Patrizia Bizzoni, David Carfagna, Iole Torroni, Lucia Franconi, Vincenza Locchi e altre 14 vittime – tutte ricordate nell’avviso di conclusione indagini – sono morte perché abitavano in una casa venuta su abusivamente, senza alcuno dei requisiti di sicurezza previsti dalla legge. Non manca anche un conflitto di interesse. Quello di Ottaviano Boni, che da direttore tecnico del progetto di edificazione è risultato anche socio della So.Ge.Ap. Quanto all’ingegner Luigi Serafini, la contestazione è chiara: da amministratore unico della srl «realizzava i due predetti edifici in modo difforme da quanto previsto dal progetto» originale. Ce n’è anche per l’ex presidente dell’Istituto autonomo delle case popolari, Franco Aleandri, che «nella consapevolezza dell’irregolarità dell’iter autorizzativo seguito» presentava al Comune di Amatrice la richiesta di rilascio del certificato di abitabilità delle palazzine. Accuse pure per il funzionario del Genio Civile, Maurizio Scacchi, che verbalizzò «l’approvazione del progetto di variante», e per l’ex assessore di Amatrice Corrado Tilesi che «autorizzava l’abitabilità dei fabbricati» pur avendo a disposizione, secondo i pm, gli strumenti per eccepire le anomalie: «Omettendo – si legge nell’avviso di garanzia – di rilevare l’irregolarità dell’iter amministrativo seguito e in particolare che le opere di cui stava autorizzando l’abitabilità erano state collaudate nel ‘77». Anni prima della presentazione del progetto. (Corriere della Sera)