Antonio Cassano, un altro addio. Secondo ritiro una settimana dopo il primo

25 luglio 2017 | 17:45
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Antonio Cassano, un altro addio. Secondo ritiro una settimana dopo il primo

Antonio Cassano a 35 anni si ritira. Ha deciso. Dirà il tempo se l’ultima versione dell’addio calcistico è davvero definitiva. Meno di una settimana fa aveva convocato i dirigenti del Verona, il presidente Setti, l’allenatore Pecchia, il direttore sportivo Fusco, per annunciare: «Non ce la faccio a reggere certi ritmi, mi manca Genova e la […]

Antonio Cassano a 35 anni si ritira. Ha deciso. Dirà il tempo se l’ultima versione dell’addio calcistico è davvero definitiva. Meno di una settimana fa aveva convocato i dirigenti del Verona, il presidente Setti, l’allenatore Pecchia, il direttore sportivo Fusco, per annunciare: «Non ce la faccio a reggere certi ritmi, mi manca Genova e la mia famiglia, me ne torno a casa». Questo la mattina di martedì scorso, al pomeriggio il dietrofront. «Smettere sarebbe stata una cazzata, vincerò la scommessa e farò una grande stagione». Le lacrime trattenute a stento, il miracolo del ripensamento per intercessione della moglie Carolina Marcialis («Gioca per me e i tuoi figli»), gli abbracci con i dirigenti e le scuse ai tifosi («Con due giocate vi faccio dimenticare tutto ‘sto casino»). Crisi di nervi o umana debolezza che fosse pareva tutto rientrato. Ma come nel film Ricomincio da capo, dove il giorno della marmotta si ripete all’infinito, una settimana dopo Cassano è tornato punto e a capo. Stesse parole, stessi tempi, stessi interpreti, diverso il luogo: non più il ritiro del Verona, ma la sua casa di Genova dove stava passando due giorni di riposo. «Non ho intenzione di lasciare il calcio, semplicemente non me la sento di continuare con l’Hellas Verona. Fisicamente sto benissimo come dimostrato nei 15 giorni di preparazione ma mentalmente non sono stimolato a continuare in questo club». È il primo messaggio che affiora sull’account Twitter della moglie, Carolina Marcialis. Il presidente Setti aveva fatto l’impossibile per riportarlo a giocare, si era fidato di una promessa («Ora sono diverso, un uomo maturo») e gli aveva regalato una chance. Cassano l’ha prima colta con entusiasmo, poi l’ha sciupata con una battuta infelice: «Non sono stimolato a continuare in questo club». Setti appena saputa la notizia del «secondo ritiro» era stato comprensivo. «Questo ragazzo non ce la fa di testa. Non riesce a rimanere sereno e lucido in un gruppo e vuole restare a casa. C’è un up e un down, parla e poi sta muto: peccato, professionalmente stava facendo tutto per bene». Quando però Cassano ha attaccato Verona, il presidente non ha potuto soprassedere. «Rimango, e rimaniamo, basiti per quanto appreso sulla presunta mancanza di stimoli. Verona merita rispetto». L’idillio si è chiuso così, in un amen. Fantantonio si è corretto, finendo però in un cortocircuito in cui ha tirato in ballo pure la moglie. «Non lascio solo il Verona, ma il calcio: la priorità sono i miei figli e mia moglie. Carolina ha sbagliato, dopo averci pensato alla fine ho deciso: Antonio Cassano non giocherà più a calcio. Chiedo scusa alla città di Verona, a tutti i tifosi, al presidente Maurizio Setti, al direttore sportivo Filippo Fusco, all’allenatore Fabio Pecchia, ai miei compagni di squadra. Per un uomo di 35 anni sono le motivazioni a dettare la vita e in questo momento sento che la mia priorità è rappresentata dal fatto di stare vicino ai miei figli e a mia moglie». Scuse tardive, ma la precisazione era doverosa, perché tra un annuncio e l’altro si erano già scatenate voci di presunti accordi con Genoa, Entella, Parma. «In questa serie A ci sono giocatori sopravvalutati, penso di poter tornare e far la differenza anche dopo un anno fermo», aveva buttato lì pochi giorni fa. Il ritiro dal calcio è l’ultimo gran rifiuto di Cassano che in questa serie A ha deciso di non giocare. Per ora. Il futuro si vedrà, un ripensamento non è inimmaginabile. Sarà comunque lontano da Verona che per venerdì aveva organizzato la sua prima conferenza. Voleva essere una festa. Saltata per l’addio. (Corriere della Sera)