Battipaglia. Finte nozze con immigrati per permesso di soggiorno, 70 indagati

19 luglio 2017 | 19:05
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Battipaglia. Finte nozze con immigrati per permesso di soggiorno, 70 indagati

Finti matrimoni per ottenere illecitamente permessi di soggiorno per extracomunitari. Era a tutti gli effetti un’agenzia matrimoniale del crimine quella scoperta nel corso dell’operazione “Unione di fede” che aveva come mente una donna supportata dalle tre figlie, dalla sorella e dall’amica di una delle figlie. A sgominare l’organizzazione sono intervenuti i carabinieri della compagnia di […]

Finti matrimoni per ottenere illecitamente permessi di soggiorno per extracomunitari. Era a tutti gli effetti un’agenzia matrimoniale del crimine quella scoperta nel corso dell’operazione “Unione di fede” che aveva come mente una donna supportata dalle tre figlie, dalla sorella e dall’amica di una delle figlie. A sgominare l’organizzazione sono intervenuti i carabinieri della compagnia di Battipaglia che hanno dato esecuzione a un’ordinanza applicativa di misure cautelari nei confronti di 7 persone (una è finita in carcere, una agli arresti domiciliari e cinque hanno l’obbligo di dimora con permanenza notturna presso le rispettive abitazioni e obbligo di presentazione alla pg), emessa dal gip del Tribunale di Salerno, su richiesta della Procura. Nel complesso, sono state denunciate in tutto 70 persone e sono stati individuati 21 matrimoni finti celebrati dal 2013 a oggi, principalmente a Battipaglia, Eboli, Olevano sul Tusciano e, in un caso, a Montecorvino Pugliano e a Marchirolo. Gli indagati sono gravemente indiziati di concorso in favoreggiamento dell’immigrazione clandestina (nella fattispecie, di favoreggiamento della illecita permanenza sul territorio nazionale di immigrati clandestini), ma anche di aver tratto in errore l’ufficiale di Stato che ha rilasciato i falsi certificati di matrimonio sulla base di dichiarazioni fasulle e di falso per induzione con il fine di ottenere dalla questura il rilascio del permesso di soggiorno per motivi familiari. Le indagini dei carabinieri, partite nel settembre del 2016, si sono concluse nel marzo scorso e sono state condotte attraverso intercettazioni, pedinamenti e perquisizioni che hanno permesso di accertare l’esistenza di un gruppo familiare che, dalla raccolta dei documenti fino alla pubblicazione delle nozze, sfruttava l’immigrazione clandestina di cittadini extracomunitari, soprattutto marocchini e algerini. A far scattare le indagini sono state una serie di incongruenze rilevate dal comandante di una delle stazioni dei carabinieri. La maggior parte degli stranieri, infatti, non risultava censita, molti degli sposi si trovavano sul territorio nazionale pochi giorni prima dalla data delle nozze; in quasi tutte le unioni i coniugi non coabitavano; esisteva, spesso, una notevole differenza di età tra gli sposi, inoltre, in gran parte dei casi, le stesse persone risultavano testimoni in altri matrimoni. Elementi che hanno portato a ricostruire tutta l’organizzazione della quale Laura Iadanza, insieme ai familiari, manovrava le fila procacciando agli immigrati in cerca di regolarizzazione i coniugi e i testimoni necessari per celebrare le nozze. Successivamente, con il via libera al permesso di soggiorno, i finti sposi avanzavano richiesta di divorzio. E c’era anche un preciso tariffario: per ogni matrimonio veniva richiesta e pagata dall’immigrato una somma variabile dai 5.000 ai 10.000 euro. «Il prezzo era variabile e anche di molto con cifre che potevano raddoppiare» chiarisce il comandante della compagnia di Battipaglia, capitano Erich Fasolino. In un’occasione, inoltre, come rilevato dalla pm Elena Guarino, è stata accertata anche una falsa attestazione di paternità di una bambina, concepita da una delle indagate, con il fine di far ottenere la carta di soggiorno al falso padre in cambio di 4.000 euro. «È una prima fase delle indagini – commenta il procuratore aggiunto Luca Masini – perché ci saranno degli ulteriori accertamenti anche in relazione ad altri Comuni. Inoltre, la Procura inoltrerà alla questura gli elementi costituiti da tutte le fonti di prova acquisite con l’ordinanza cautelare che ha cristallizzato i vari indizi di colpevolezza e con le perquisizioni disposte in relazione a tutte le coppie che sono state denunciate». Il procuratore della Repubblica, Corrado Lembo, rileva la velocità con la quale sono state condotte le indagini, mentre sottolinea l’importanza della presenza degli uomini dell’Arma sul territorio il comandante provinciale dei carabinieri di Salerno, Antonino Neosi: «Questa indagine – rimarca il colonnello Neosi – parte direttamente dalla stazione dei carabinieri, poi si è sviluppata e ha squarciato un velo su questa attività illegale che ha fatto comprendere come dietro gli extracomunitari che arrivano ci sono spesso persone locali che si approfittano di una situazione complessa. È evidente che il contatto che l’Arma ha con il territorio ci consente di capire maggiormente questi fenomeni e di poterli combattere». (La Città)