Benevento. Trentaduenne pestato a morte durante una festa. La denuncia del procuratore Policastro: “Nessuno parla”
Un presunto assassino arrestato, ma sarebbero state più persone a uccidere il trentaduenne Antonio Parrella, mercoledì scorso in un ristorante alla periferia di Benevento. Emergono i dettagli di un efferato delitto, un uomo ammazzato di botte, dalle indagini della squadra mobile diretta dal vice questore Emanuele Fattori e in seguito all’emissione dell’ordinanza di custodia cautelare […]
Un presunto assassino arrestato, ma sarebbero state più persone a uccidere il trentaduenne Antonio Parrella, mercoledì scorso in un ristorante alla periferia di Benevento. Emergono i dettagli di un efferato delitto, un uomo ammazzato di botte, dalle indagini della squadra mobile diretta dal vice questore Emanuele Fattori e in seguito all’emissione dell’ordinanza di custodia cautelare per quello che sarebbe soltanto uno dei colpevoli. Perché, si sta accertando, la vittima sarebbe stata uccisa dai suoi commensali, dalle persone che erano a tavola con lui per festeggiare il compleanno di un’amica. Tutti tacciono, tutti negano, nessuno ha visto nulla — ma ci sono delle telecamere di videosorveglianza che in queste ore vengono analizzate dalla polizia scientifica — e testimoni in un luogo pubblico che non spiegano quanto è accaduto. Dice il procuratore della Repubblica di Benevento, Aldo Policastro: «Tutto è avvenuto in un ristorante dove la vittima si trovava con altri venti invitati e dove c’erano anche altre persone che non hanno ricostruito quanto accaduto. Mi sembra che questo sia il segnale della volontà di girarsi da un’altra parte davanti a un fatto cosi grave». La sera di mercoledì scorso la vittima è dunque nel ristorante di contrada Pino. Una “tavolata” di compleanno, tra i presenti molti pregiudicati. E in tanti hanno bevuto troppo. Poi qualcuno dice una parola di troppo e a quanto pare quello che dice Parrella non piace affatto a molti dei presenti. In un primo momento si parla di rissa, il titolare del ristorante chiede aiuto, arrivano le volanti. I poliziotti si ritrovano davanti al corpo esanime di Parrella: dalle sue condizioni l’impressione è che sia stato ucciso di botte, pestato a mani nude, anche se solo l’autopsia permetterà di capire se invece non è stato usato qualche oggetto contundente poi sparito nel nulla. Cominciano gli interrogatori, molte cose non quadrano, è evidente che la responsabilità è di più persone. Ma in particolare gli indizi si concentrano su Umberto Sferruzzi, 27 anni, bloccato su decreto di fermo di pm. Davanti al gip si difende: «C’era stata una discussione con il cantante del ristorante, ma niente di più. Antonio è caduto da una scala nel giardino del ristorante, mi sono precipitato per soccorrerlo ma mi sono fatto male anche io, mi sono fratturato una gamba». Eppure gli indizi ci sono, il gip emette l’ordinanza di custodia cautelare anche se non convalida il fermo perché non c’è il pericolo di fuga. (la Repubblica)