Cassano annuncia il ritiro, poi ci ripensa. La moglie gli fa cambiare idea

19 luglio 2017 | 18:54
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Cassano annuncia il ritiro, poi ci ripensa. La moglie gli fa cambiare idea

L’ultima cassanata è un autogol in rovesciata. Un umano momento di debolezza si trasforma in dramma sportivo, prima di chiudersi in un lieto fine comunque un po’ farsesco. «Non gioco più, me ne vado, mi ritiro». Sorge tra i lampi l’alba del presunto ultimo giorno nel calcio di Antonio Cassano. Un addio biascicato con gli […]

L’ultima cassanata è un autogol in rovesciata. Un umano momento di debolezza si trasforma in dramma sportivo, prima di chiudersi in un lieto fine comunque un po’ farsesco. «Non gioco più, me ne vado, mi ritiro». Sorge tra i lampi l’alba del presunto ultimo giorno nel calcio di Antonio Cassano. Un addio biascicato con gli occhi bagnati e, per quanto improvviso e inatteso, in stile con l’inquietudine del personaggio. «Non ce la faccio più a reggere certi ritmi, il ritiro, la fatica degli allenamenti. Dopo un anno fermo, non riesco a star lontano da casa: ho nostalgia di mia moglie e dei figli. Grazie e arrivederci», è la sparata mattutina davanti all’incredulo direttore sportivo del Verona, Filippo Fusco, e all’allenatore Fabio Pecchia, dopo una notte di crisi nera. La saudade sembrava una malattia scomparsa con i brasiliani degli anni 80 e invece ne soffre ancora anche Cassano. «Mi manca Genova, il mare, i bambini, mia moglie». Pecchia gli parla, lo convince a fare allenamento. Inizia, molla lì a metà. «Basta non ce la faccio più». Si avvia la procedura di crisi: tutti in hotel. Pare impossibile convincerlo: «Vado via». Sicuro? Sicuro. Il presidente dell’Hellas Maurizio Setti che l’ha corteggiato e convinto a tornare a giocare gli telefona. «Ci ho parlato. Sembrava irremovibile. A pranzo gli ho mandato un messaggio strappalacrime per fargli cambiare idea». Provano anche Fusco e Pecchia, poi si rassegnano. «Se sei convinto vai, però fai chiarezza sui motivi. Spiega che non hai litigato con nessuno e il Verona non c’entra con la tua scelta». Vero. Nessuna lite, puro tormento interiore. Per i tifosi gialloblù, accorsi in 4.000 in ritiro ad ammirare le prime carezze al pallone, è già un idolo. Cassano invece non ne può più, dopo appena 8 giorni di allenamenti e 7 chili persi tra fatica, sudore e lacrime. Il mondo pallonaro è pronto a piangere l’addio del «genietto di Bari Vecchia», fuori dal calcio a 35 anni e in modo inglorioso, dopo l’ultima stagione spesa nel giardinetto della Primavera della Sampdoria. Si lista a lutto la sala conferenze per gli ultimi saluti. L’uomo però è un volubile teatrante e così chi attende la tumulazione si sorprende a veder fiorire la rinascita. «Sì, mi volevo ritirare però non lo faccio più, vado avanti», è il rilancio di Cassano nel pomeriggio. Le sue paure vinte da Carolina Marcialis, la moglie convocata in fretta e furia con un’astuta e disperata mossa dal Verona nel ritiro di Primiero San Martino. Bastano due parole: «Antonio, ma che fai? Non possiamo non vederti giocare io e i tuoi figli». Emozionata lei, alle lacrime lui, stretti stretti i figli Cristopher e Lionel, chiamato così in onore di Messi. Cassano ci ripensa. Per amore di Carolina, per orgoglio o forse solo per non lasciare con un’altra sceneggiata da matto. È la moglie la chiave di tutto. L’ex pallanotista professionista conosciuta una sera in un ristorante di Genova con una domanda impudente: «Posso avere il numero di sua figlia?», chiese Cassano al papà di lei, mai vista prima. L’aveva fissata dal suo tavolo e doveva essere solo un’altra delle 700 e più donne raccontate da Antonio nella sua autobiografia. Si è imposta come l’unica voce sensata nel suo mondo senza mezze misure. Quando quest’inverno si allenava da solo è stata Carolina a convincerlo a non mollare; ieri ancora, stavolta con dolcezza e durezza. Lei fin da subito ferma, anche nel fargli sudare il primo bacio atteso per un mese e mezzo. Dopo essersi chiuso da solo nell’angolo, è grazie a Carolina e alla prontezza del Verona che Cassano riparte in contropiede, con un linguaggio al solito debordante. «La decisione di ritirarmi era una cazzata. Non sono uno che si scusa facilmente, però se ho offeso i tifosi chiedo perdono. Ho sbagliato, come tante altre volte in vita mia, ora però sono sicuro, faremo la strada insieme: io, il Verona e i suoi tifosi. Voglio ricambiare il loro affetto, la scommessa la vinco io, farò una stagione super, un miracolo». Dal ritiro al miracolo, il salto mortale è compiuto. Verona dovrà abituarsi all’uomo. È solo il primo giorno di ordinaria follia, iniziato con un addio e finito a spacconate. «Ai tifosi dico: non irritatevi che con due belle giocate vi faccio dimenticare tutto ‘sto casino». Domenica il ritiro si chiude. Lo aspetta una nuova stagione con il Verona e una casa a Peschiera, sul lago. Non è il mare di Genova, ma Carolina c’è. (Corriere della Sera)