Cesare Prandelli: «La Juve sa cosa vuole, il Napoli può farle male»
C’è un prima e c’è un dopo, una porta si chiude e un portone si apre e pazienza se quello che trovi non ha il fascino o il nome di una grande squadra. Quello che conta, in certi momenti, è rimettersi in gioco, cavalcare l’onda, annusare il profumo dell’erba. Cesare Prandelli è stato il c.t. […]
C’è un prima e c’è un dopo, una porta si chiude e un portone si apre e pazienza se quello che trovi non ha il fascino o il nome di una grande squadra. Quello che conta, in certi momenti, è rimettersi in gioco, cavalcare l’onda, annusare il profumo dell’erba. Cesare Prandelli è stato il c.t. che ha portato l’Italia sino in finale all’Europeo 2012. Il migliore, stando ai risultati, dopo Marcello Lippi negli anni Duemila. Ora riparte dall’Al Nasr, Dubai, Emirati Arabi, 40 gradi all’ombra e una doppia missione: far crescere una squadra giovane riportandola nella Champions League asiatica. Sarà anche un calcio di periferia «ma ho trovato gente seria, una società con le idee chiare e strutture all’avanguardia che farebbero invidia al Bayern Monaco». Ed è tanto di quello che cercava Cesare dopo Galatasaray e Valencia, avventure con un comune denominatore: le promesse non mantenute dai dirigenti. L’organizzazione societaria è la stella cometa che guida il Prandelli pensiero. Ed è per questo che, analizzando il calcio che lascia e che troppo frettolosamente gli ha voltato le spalle, rilancia le azioni della Juve e la considera, ancora una volta, la grande favorita per lo scudetto. «Perché, sino adesso, è stata la più brava nel programmare e nell’impostare il lavoro. Sempre sul pezzo: sa cosa vuole e come arrivarci. È presente, ambiziosa, decisa. E poi ha la fortuna di stare in una città con meno distrazioni di altre…». Milano promette riscatto. Il Milan ha comprato dieci giocatori e l’Inter investirà, da qui alla fine di agosto, almeno 100 milioni di euro. Ma per entrambe resta un interrogativo grosso come una casa: «Bisogna capire la struttura societaria. Per esempio quanti meeting organizza alla settimana per affrontare i problemi e il sostegno che dà all’allenatore. Una proprietà non si misura solo dal conto in banca. Detto questo credo che Montella sia l’uomo giusto per trovare in fretta la quadratura del Milan rivoluzionato perché lo ha già fatto al primo anno con la Fiorentina. Ripartire da zero è stimolante ed entusiasmante. A me è toccato due volte, con il Parma di Sacchi e a Firenze. La garanzia dell’Inter per adesso è Spalletti. Se i suoi dirigenti lo sostengono, andrà lontano. A Roma ha fatto tutto, allenatore e dirigente e poi alla fine è andato in difficoltà». E il Napoli? «In partenza è l’anti Juve. Perché la squadra è stata confermata in blocco e perché la città ha capito il messaggio di Sarri: il gioco è il marchio di fabbrica. È gratificante pensare di esprimere il calcio migliore d’Europa e non c’è dubbio che, in certi momenti, quello del Napoli lo sia stato». Il Torino è la squadra che più incuriosisce Prandelli: «Perché sta seguendo un percorso con i giovani italiani. Quelli che giocano nel Toro già li tenevo d’occhio per la mia Nazionale. Cairo e Petrachi stanno facendo un bel lavoro. Belotti è la ciliegina sulla torta. Uno così fa la fortuna di qualsiasi allenatore: corre, sgomita, lotta, fa gol. Fossi in lui non andrei all’estero, specialmente nell’anno del Mondiale». A proposito di giovani italiani, Prandelli ha un’idea precisa su Donnarumma e Bernardeschi, i giovani che hanno scosso e, nel caso del viola, stanno scuotendo il mercato: «La storia di Gigio mi ha dato l’impressione di essere stata gestita male all’inizio e recuperata alla fine. Per lui il Milan è la scelta migliore. Su Berna mi domando perché stia spingendo per andarsene. A Firenze è cresciuto, come Chiesa e tutti gli vogliono bene. Forse non crede nel programma o non vede la prospettiva. Ma alla Juve rischia di fare la riserva». A settembre l’Italia si giocherà il Mondiale al Santiago Bernabeu. Ancora contro la Spagna: «Sarà difficile, ma non abbiamo perso in partenza. Sta nascendo un gruppo vero, ci sono entusiasmo e qualità. Ho apprezzato l’Under 21 e so che lavoro straordinario sta facendo Viscidi. Il movimento è in ripresa. Credo che in Russia, se riusciremo ad andarci, potremmo toglierci molte soddisfazioni. Se guardiamo i nomi di questa Nazionale non è azzardato dire che un po’ è nata al Mondiale brasiliano. Da questo punto di vista, almeno, non abbiamo fallito». Ma rispetto alla Germania, che vince tutto e a tutti i livelli, e alla Spagna siamo ancora indietro. «La differenza è tecnica. Noi insegniamo ai nostri ragazzi che il pallone prima si controlla, poi si difende e solo dopo si orienta. Tedeschi e spagnoli la giocata invece la orientano già al primo tocco. È su questo che bisogna lavorare». E Prandelli su cosa lavorerà? «Insieme alla mia squadra (cinque persone in tutto, dal fedele secondo Gabriele Pin sino a Vincenzo Di Palma) porteremo professionalità, mentalità, entusiasmo». Da ieri allenamenti in Slovenia sino alla fine di luglio, poi in Ungheria sino al 13 agosto. Il 2 settembre comincia il campionato e con quello la terza avventura straniera dell’ex c.t. E speriamo che sia l’inizio di una bella storia. (Corriere della Sera)