Emergenza acqua. Calo del 25% in tutta la Campania Allarme per settembre. A Napoli chiudono le fontane monumentali
A Napoli l’acquedotto ha già chiuso le fontane monumentali, quelle senza riciclo: a secco in Villa comunale, meglio risparmiare. In Irpinia si raziona nelle ore notturne. Nel salernitano soffrono pure le bufale: quest’anno hanno prodotto meno latte. Nella provincia di Caserta si sconta un calo del 20% della raccolta di cereali. Un unico comun denominatore: […]
A Napoli l’acquedotto ha già chiuso le fontane monumentali, quelle senza riciclo: a secco in Villa comunale, meglio risparmiare. In Irpinia si raziona nelle ore notturne. Nel salernitano soffrono pure le bufale: quest’anno hanno prodotto meno latte. Nella provincia di Caserta si sconta un calo del 20% della raccolta di cereali. Un unico comun denominatore: la siccità. Non piove e le fonti si prosciugano: la portata di acque delle sorgenti regionali è diminuita fino al 25-30%. Dei 10.000 litri al secondo – in condizioni meteo normali – se ne contano quest’anno circa 3.000 in meno. «La situazione è sotto controllo», spiegano dal tavolo tecnico istituito a Palazzo Santa Lucia con i vari gestori idrici. Ma non si nasconde che c’è «allarme per settembre». «Per quel periodo – continuano i tecnici – c’è un calo naturale. Visto che le fonti non si sono ricaricate di pioggia tra marzo e aprile, rischiamo di perdere un altro 25%». Insomma, un’estate con l’incubo del rubinetto senz’acqua. Per questo sono già allo studio le contromisure: la Regione è pronta a prendere più acqua dal Garigliano (che già serve la Campania), a trattenerne di più rispetto a quella che fornisce alla Puglia, compensando i flussi della diga di Conza, e si cercano alcuni pozzi dismessi nel casertano. Una regione rabdomante, per prevenire l’emergenza. Il fatto è che il fiume Sele è sceso di due metri. E la fonte di Santa Maria La Foce a Sarno sembra quasi prosciugata. Per citare due casi. Il Serino che alimenta Napoli registra un «livello di diminuzione basso», facile da contenere. «Stiamo seguendo passo dopo passo la vicenda», informano dalla direzione di Abc, azienda idrica del Comune. «Ormai monitoriamo i cunicoli nel sottosuolo – dichiara il vicesindaco Raffaele Del Giudice – con sopralluoghi insieme ai fognatori alla ricerca di perdite. Abbiamo collaudato un metodo di intervento in caso di guasti che ci consente la minore dispersione di acqua». Perché di fatto alla siccità del periodo si aggiunge uno dei mali atavici delle rete idrica regionale: le perdite. Che in alcune aree della Campania raggiungono punte del 45%. «La situazione è molto preoccupante – scrive il presidente di Coldiretti Salerno, Vittorio Sangiorgio – La grave siccità rischia di mettere in ginocchio l’agricoltura di interi territori. A essere colpiti migliaia di ettari coltivati a ortaggi in pieno campo, i kiwi, i foraggi per gli allevamenti. Ne risente anche la produzione di mozzarella di bufala. La Regione acceleri sulle misure destinate ai consorzi di bonifica». La piana del Sele con i suoi 15.000 ettari resiste grazie agli investimenti di questi anni nei 7 bacini che recuperano di notte 220 milioni di litri d’acqua. «Se non pioverà, però il problema si farà più serio», ammette Vito Busillo, presidente del consorzio di bonifica Destra Sele. «I terreni sono duri – racconta l’imprenditore agricolo del casertano Francesco D’Amore – Mai visto in cinquant’anni. Devono essere ancora più irrigati per i raccolti autunnali e c’è maggior consumo di gasolio. Ma proprio quest’anno il sistema informatico per accedere alle agevolazioni sui carburanti va a rilento. Siamo penalizzati». Per il presidente di Coldiretti Campania Gennarino Masiello «in regione esistono riserve d’acqua con problemi di utilizzazione che non possono essere più rimandati. In Italia si trattiene solo l’11% dell’acqua piovana, in Campania si fa pure peggio». Sul sito del Comune di Napoli sono in evidenza “eco-consigli”: tipo lavatrici a pieno carico e riciclo dell’acqua di cottura della pasta per piatti e stoviglie da lavare. (la Repubblica)