Il Cilento brucia. Parco distrutto dai roghi. Non arriva l’ok dalla sala operativa e l’elicottero resta fermo
I mezzi aerei sono arrivati quando le fiamme avevano già distrutto centinaia di ettari di macchia mediterranea e uliveti. Alberi scheletriti, pali abbattuti, case danneggiate dalle fiamme e turisti in fuga. Il fuoco nella giornata di ieri ha messo letteralmente in ginocchio il Cilento. Soprattutto il tratto costiero tra Pisciotta e Palinuro. Le fiamme, che […]
I mezzi aerei sono arrivati quando le fiamme avevano già distrutto centinaia di ettari di macchia mediterranea e uliveti. Alberi scheletriti, pali abbattuti, case danneggiate dalle fiamme e turisti in fuga. Il fuoco nella giornata di ieri ha messo letteralmente in ginocchio il Cilento. Soprattutto il tratto costiero tra Pisciotta e Palinuro. Le fiamme, che secondo i carabinieri forestali sono di origine dolosa, sono state appiccate contemporaneamente in più tratti e si sono propagate facilmente per via della vegetazione secca. Il fronte, nel momento di massima ampiezza, era di oltre sei chilometri. Un inferno surreale di fiamme e cenere che ha paralizzato il comprensorio. La strada Pisciotta-Palinuro è stata chiusa al traffico e numerose abitazioni sono state evacuate. Le fiamme si sono sviluppate dopo mezzogiorno. Eccellente il lavoro da terra dei vigili del fuoco, dei carabinieri e di tantissimi volontari che hanno difeso le proprie abitazioni con i teli da mare arrotolati sulla testa a coprire naso e bocca e in mano una pala e qualche secchio per affrontare il fuoco. Ma i mezzi aerei, fondamentali in questo caso, sono arrivati troppo tardi. A Centola le fiamme erano alte due metri e le abitazioni erano accerchiate dal fuoco a meno di trecento metri in linea d’aria dalla postazione antincendio della Regione a Centola. Ma l’elicottero, pronto a decollare, è rimasto fermo per tutto il pomeriggio in attesa che arrivasse l’ordine dalla sala operativa. «Un ordine – racconta amareggiato il vicesindaco di Centola, Silverio D’Angelo, che ha preso parte personalmente alle operazioni di spegnimento – è arrivato solo nel tardo pomeriggio per l’incendio divampato a Pisciotta, a qualche chilometro di distanza, dove le fiamme avevano già divorato decine di ettari di macchia mediterranea e uliveti». Ritardo nei soccorsi? «Non solo – risponde D’Angelo – si tratta di un sistema antincendio da rivedere. Per autorizzare il decollo di un elicottero antincendio è necessario il via libero del Dos (“direttore operazioni spegnimento”), ovvero colui che coordina i soccorsi sul posto. Una competenza questa che fino a pochi mesi fa spettava al Corpo Forestale dello Stato; poi, dopo il passaggio nei carabinieri, è stata delegata ad altri. Oggi i Dos non sono più sul posto e in caso di necessità devono arrivare da altre zone. Nel nostro caso è arrivato da Foce Sele, a circa due ore di distanza dalla postazione antincendio di Centola. Che senso ha avere un elicottero nel Cilento se poi per attivarlo deve venire una persona da Foce Sele?». E racconta: «Quando è arrivato il Dos le fiamme erano ancora alte ma nessuno ha dato l’ordine al decollo. Le abitazioni sono state salvate solo grazie a volontari e ai vigili del fuoco che hanno operato da terra mettendo a rischio la propria vita». «Sono molto preoccupato per come viene gestita questa situazione – ha aggiunto invece il primo cittadino Carmelo Stanziola, che ha seguito l’evolversi della situazione dal comando dei vigili urbani – con questo caldo afoso il rischio incendi resterà alto anche nei prossimi giorni. È necessario prendere subito dei provvedimenti». Non è andata meglio nel comune di Pisciotta dove i mezzi aerei sono arrivati con circa cinque ore di ritardo. «È necessario istituire subito un tavolo tecnico tra Prefettura, Parco, Comunità Montana, Regione e Comuni – tuona Ettore Liguori, sindaco di Pisciotta – per raccordare e creare un sistema molto più efficiente aldilà della buona volontà di tutti. Oggi solo per un soffio non abbiamo perso numerose abitazioni in località Pietralata». «Sono indignato per quello che è accaduto – spiega invece il presidente del Parco, Tommaso Pellegrino – i Dos debbono stare sul territorio, pronti ad intervenire. Ne ho parlato questa mattina con il ministro dell’Ambiente che ha assicurato il massimo impegno per risolvere questo problema. Questi ritardi creano danni enormi al nostro territorio». Intanto il procuratore della Repubblica di Vallo della Lucania, Paolo Itri, ha anticipato che verrà aperta un’inchiesta per accertare la cause dei ritardi. In prima linea i carabinieri forestali, coordinati dal colonnello Mario Guariglia, che lavoreranno in sinergia con i carabinieri delle stazioni di Pisciotta e Centola, rispettivamente dirette dai marescialli Pasquale Caputo e Francesco Carelli. Sul posto, fino a tarda notte, anche il capitano Mennato Malgieri che ha mantenuto i rapporti con la Prefettura. (La Città)