«È stata una lunga giornata». Il commento del consigliere del Csm di Area, Antonello Ardituro, da in senso della fatica di otto ore di discussione trascorse prima della decisione finale del Csm: da oggi, Giovanni Melillo è il nuovo procuratore di Napoli che supera Federico Cafiero De Raho con 14 voti a 9. Il procuratore […]
«È stata una lunga giornata». Il commento del consigliere del Csm di Area, Antonello Ardituro, da in senso della fatica di otto ore di discussione trascorse prima della decisione finale del Csm: da oggi, Giovanni Melillo è il nuovo procuratore di Napoli che supera Federico Cafiero De Raho con 14 voti a 9. Il procuratore aggiunto dell’inchiesta sulla biblioteca dei Girolamini vince sul pm del processo Spartacus I, ma non senza spaccature e veti incrociati.
Una giornata dal fiato lungo e dal risultato previsto. Aula Vittorio Bachelet, ore 9,30: si annuncia una seduta a porte chiuse, riaperte solo alle 12,30 per le discussioni e il voto che slitterà alle 19 circa, in un’aula che aspetta la chiusura dei giochi. Non sono stati risparmiati «veleni» e accuse di uno scivolone verso la «zona ombra» della consiliatura del Csm «con la nomina di Melillo rientrato da poco dal suo ex ufficio di capo di gabinetto al ministero della Giustizia».
Dopo cinque mesi di vuoto al vertice della procura napoletana, hanno votato a favore di Giovanni Pio Luciano Melillo i cinque consiglieri di Area: Antonello Ardituro, Lucio Aschettino, Valerio Fracassi, Nicola Clivio e Fabio Napoleone. Ma sono stati i componenti laici del Csm a fare la differenza, gli unici a votare compatti, tranne Alessio Zaccaria dei Cinquestelle che si è astenuto. Un dato significativo se si guarda alla crepa aperta all’interno di Area che ha portato due consiglieri, Piergiorgio Morosini ed Ercole Aprile, a esprimersi a favore di Cafiero De Raho.
«Ci sono profili di opportunità che consigliano la nomina come capo di una procura di un magistrato appena rientrato da un incarico fuori ruolo» ha spiegato ieri Morosini. Per Melillo hanno espresso il voto Paola Balducci, Antonio Leone, Pierantonio Zanettin, Giuseppe Fanfani, Renato Balduzzi e Maria Elisabetta Alberti Casellati. Ma Melillo ha portato a casa anche il voto di Claudio Maria Galoppi di Magistratura Indipendente. A dare un’accelerata alle consultazioni è stato anche il primo presidente della corte Suprema di Cassazione, Giovanni Canzio, che ha preferito Melillo insieme al procuratore generale della Suprema Corte, Pasquale Ciccolo; a favore di Federico Cafiero de Raho sono andati 9 voti, espressi dai togati Luca Forteleoni e Lorenzo Pontecorvo (Magistratura Indipendente), Aprile e Morosini e l’intero gruppo di Unicost. Non ha partecipato al voto il vicepresidente Giovanni Legnini, mentre si è astenuto anche il togato di Autonomia & Indipendenza, Aldo Morgigni. Già la Quinta Commissione, competente sugli incarichi di vertice, si era spaccata nel formulare le sue proposte al plenum, esprimendo tre voti a sostegno di Melillo e altrettanti per Cafiero. «Il confronto si è svolto in assoluta libertà e senza alcun condizionamento interno ed esterno», ha sottolineato Legnini al termine della riunione.
Entrambi i magistrati avevano presentato domanda anche per il posto di procuratore nazionale antimafia, su cui il Csm dovrà presto pronunciarsi: il prossimo novembre, infatti, Franco Roberti lascerà l’incarico per andare in pensione. Dura la relazione di Francesco Cananzi che ha illustrato al Csm i motivi per votare Cafiero de Raho: «Esiste forse una questione meridionale giudiziaria? Fare il procuratore capo di Reggio Calabria vale meno di chi fa il procuratore aggiunto a Milano?», ha chiesto ai colleghi in aula. Melillo ha dalla sua una serie di successi. È entrato in magistratura nel 1985: è stato pretore e poi pm a Napoli fino al 1999, quando è andato fuori ruolo presso la presidenza della Repubblica. Nel 2001 è tornato in toga come pm alla Direzione nazionale antimafia e nel 2009 è stato nominato aggiunto a Napoli. Per oltre tre anni, infine, è stato al dicastero di via Arenula come capo di gabinetto, e dal 5 aprile scorso è rientrato in ruolo con le funzioni di sostituto pg nella Capitale. Negli anni Novanta, come pm a Napoli, si è occupato di un dibattimento con 81 imputati relativo a oltre 60 omicidi consumati tra il 1979 e il 1991 nell’ambito di conflitti tra i principali cartelli camorristici, oltre che a condotte di partecipazione in associazioni a delinquere contestate a imprenditori e ad esponenti della politica e della pubblica amministrazione campana. È stato il primo a raccogliere le dichiarazioni del camorrista Pasquale Galasso, ex braccio destro del boss Carmine Alfieri. Alla Dna, poi, ha gestito la delicatissima indagine sulle stragi di Roma, Firenze e Milano del 1993. Come procuratore aggiunto a Napoli, infine, Melillo ha promosso nuovi gruppi di lavoro, tra cui uno per il recupero di beni artistici e archeologici illecitamente sottratti, che si è occupato dell’eclatante vicenda sulla biblioteca dei Girolamini. Lo scorso anno Melillo aveva presentato domanda al concorso per la poltrona di capo della Procura di Milano: alla fine revocò la sua candidatura, e per l’incarico direttivo venne nominato Francesco Greco.
di Marilù Musto IL MATTINO.IT