Il mito Charlot rivive a Salerno grazie al figlio Eugene Chaplin

27 luglio 2017 | 22:27
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Il mito Charlot rivive a Salerno grazie al figlio Eugene Chaplin

Intraprendere la carriera di attore è una scelta quasi obbligata se di cognome fai Chaplin. Ma non rientrava nelle opzioni di Eugene Chaplin che ha preferito fare della sua stessa vita un film dal copione degno dei capolavori diretti dal papà. Ieri, il quinto degli undici figli di Charlot, ha varcato il Comune di Salerno […]

Intraprendere la carriera di attore è una scelta quasi obbligata se di cognome fai Chaplin. Ma non rientrava nelle opzioni di Eugene Chaplin che ha preferito fare della sua stessa vita un film dal copione degno dei capolavori diretti dal papà. Ieri, il quinto degli undici figli di Charlot, ha varcato il Comune di Salerno per celebrare il premio che porta il suo stesso cognome, insieme al patron Claudio Tortora che a Chaplin ha dedicato il libro “Vita d’Artista”, presentato ieri davanti a un vasto parterre. Dal padre Eugene ha ereditato invece la natura prolifica che gli ha concesso ben sei figli, la più nota è la modella e attrice Kiera. Col genio ha in comune una passione musicale profonda resa dal padre in colonne sonore immortali mentre lui ha scelto di dedicarsi al rock. Nel suo studio, dove lavorava come ingegnere del suono, sono passati i Queen, i Rolling Stones e David Bowie per registrare “Heroes”. Ora vive in un ex circo in Svizzera, il paese in cui Chaplin si rifugiò quando, tacciato di comunismo, fu cacciato dall’America che iniziò la caccia alle streghe. Ora Eugene Chaplin si dedica ad allestire il museo che ha inaugurato un anno fa, a Manoir de Ban vicino a Corsier- sur-Vevey, sulle rive del lago di Ginevra, dove l’attore ha vissuto per 25 anni con la sua terza moglie, la madre di Eugene. E proprio in quelle stanze, a breve, «verrà esposta la statuetta del premio che consegniamo ogni anno» ha dichiarato Tortora. «Questo è il momento più importante di questa edizione – ha aggiunto – perché ci eravamo sentiti altre volte ma stavolta Chaplin mi ha proposto idee interessantissime da sviluppare. Ho visto i ragazzi interessarsi a lui: vuol dire che il premio ha tenuto in piedi in città la memoria del più grande artista del Novecento». Dopo aver assistito, nell’Arena del Mare, allo spettacolo della Compagnia dell’Arte, “Bella contro Bestia”, Eugene Chaplin consegnerà, domani, le statuette Charlot ai premiati. All’incontro hanno partecipato tra gli altri il sindaco di Salerno Vincenzo Napoli, che ha donato ad Eugene Chaplin una targa della città, un libro sulla storia di Salerno ed un altro libro sulle nuove opere architettoniche cittadine.«Lavoriamo ad una iniziativa da inserire nella prossima edizione del Premio Charlot, vorremmo attivare una collaborazione con il Cirque du Soleil – ha detto il sindaco di Salerno Enzo Napoli – La nostra amministrazione ha preso una posizione ferma riguardo l’utilizzo degli animali negli spettacoli circensi: non siamo assolutamente d’accordo e conoscete le nostre ordinanze. Cirque du Soleil, però, è tutt’altra cosa: rinomato circo canadese, è dedicato soprattutto a mimo, acrobazie, giocoleria, generalmente numeri di grande rilevanza, e non impiega animali nei propri spettacoli. Il Premio Charlot ci sta regalando una serie di appuntamenti prestigiosi dal punto di vista spettacolare e culturale. Un incontro toccante perché nel volto di Eugene si intravedeva in filigrana quello del padre». L’incontro ha visto la partecipazione di moltissime persone, soprattutto giovani che con grande curiosità hanno ascoltato il ricordo dell’artista nelle parole del figlio. «Mio padre non aveva un film preferito – ha dichiarato – scriveva la musica per “Il Monello” e allora diceva che “Il Monello” era il suo film preferito, scriveva la musica per “Luci della città” e allora quello diventava il suo film preferito. Invece io preferisco “Luci della Ribalta” perché ha una grande umanità, in questo film tutti sono buoni non c’è cattiveria. Sono fiero dell’ammirazione che il popolo italiano ha per mio padre. Conosco Claudio da 15 anni, la sua devozione è toccante». (La Città)