Ingobbiti, lenti e sbilenchi. Lo smartphone cambia il modo di camminare

17 luglio 2017 | 22:50
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Ingobbiti, lenti e sbilenchi. Lo smartphone cambia il modo di camminare

Sempre più un popolo di ingobbiti, lenti e sbilenchi. Attenti più a cosa scorre sul telefonino che a quello che si trova in mezzo alla strada. Tanto che se non s’inciampa o non ci si sbatte contro l’alternativa è aggirare l’ostacolo in un modo innaturale, sovrastimandone le dimensioni, con il rischio di risultare persino ridicoli, […]

Sempre più un popolo di ingobbiti, lenti e sbilenchi. Attenti più a cosa scorre sul telefonino che a quello che si trova in mezzo alla strada. Tanto che se non s’inciampa o non ci si sbatte contro l’alternativa è aggirare l’ostacolo in un modo innaturale, sovrastimandone le dimensioni, con il rischio di risultare persino ridicoli, andando a scavalcare un gradino di pochi centimetri con una falcata di mezzo metro e con una lentezza innaturale. Uno studio ha analizzato i comportamenti di chi utilizza lo smartphone mentre cammina per strada, arrivando alla conclusione che non soltanto cambia il modo di camminare – con la schiena piegata in avanti e la cassa toracica più chiusa – ma anche l’approccio di fronte agli ostacoli fissi: «Il procedere è lento, i tratti più pronunciati e la prudenza maggiore rispetto allo stesso percorso affrontato da una persona che non sta utilizzando il telefonino», sintetizza Matthew Timmis, alla guida del gruppo di esperti del’Anglia Ruskin University che ha curato la ricerca pubblicata sulla piattaforma Plos One. Per studiare il comportamento dell’essere umano il team ha scelto 21 persone senza problemi neurologici e muscolo-scheletrici. Le ha «vestite» con tracciatori oculari e sensori di analisi del movimento e le ha fatte camminare su un percorso lungo il quale avevano fissato un ostacolo alto 13 centimetri. Ogni partecipante ha simulato quattro situazioni diverse per tre volte: camminata senza telefonino, durante una telefonata, durante la lettura di un messaggio e durante la scrittura di un testo. I 252 diversi scenari hanno così portato a un esito indubbio. Il primo: più si è «coinvolti» dal cellulare più la velocità tende a diminuire. Il pedone non distratto impiegava circa cinque secondi per completare il percorso, quello intento a scrivere più del doppio. Il secondo risultato: non si dedica abbastanza tempo a esaminare la strada davanti a sé. Chi scriveva una mail guardava sul telefonino per l’88% del tempo, mentre prestava attenzione alla strada soltanto per il 12%. Il terzo effetto-smartphone: maggiore prudenza nell’affrontare l’ostacolo. Se nella modalità «niente telefonino» l’individuo tendeva ad alzare il piede «guida» (quello che avanza) il minimo necessario per non sbattere, in modalità «composizione testo» non solo lo posizionava più in alto del 18%, ma il movimento risultava pure più lento del 40%. Questo perché – dicono gli studiosi – in assenza di un controllo visivo diretto (perché gli occhi sono impegnati sullo schermo) «la camminata a velocità ridotta concede più tempo al cervello per identificare eventuali pericoli e pianificare una risposta adeguata». E all’orizzonte non si vede un miglioramento, dal momento che le vite diventano sempre più digitali. Nel 2017, secondo la società di consulenza Radicati, le email inviate ogni giorno saranno 269 miliardi, buona parte da 1,8 miliardi di telefonini. A questo bisogna aggiungere i 23 miliardi di sms e 60 miliardi di messaggi attraverso Facebook Messenger e WhatsApp. (Corriere della Sera)