La svolta degli avvocati di Napoli: «Stop ai contributi uguali per tutti». Approvata la mozione per agganciarli al reddito dichiarato

5 luglio 2017 | 21:03
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La svolta degli avvocati di Napoli: «Stop ai contributi uguali per tutti». Approvata la mozione per agganciarli al reddito dichiarato

Stop ai minimi previdenziali obbligatori per gli avvocati. Da ieri la battaglia avviata da Nuova avvocatura democratica segna una svolta storica: l’assemblea degli Avvocati napoletani indetta dal Consiglio dell’Ordine ha infatti approvato a larghissima maggioranza la mozione che abolisce i minimi contributivi previdenziali slegati dal reddito e stabilisce «una contribuzione previdenziale in misura proporzionale rispetto […]

Stop ai minimi previdenziali obbligatori per gli avvocati. Da ieri la battaglia avviata da Nuova avvocatura democratica segna una svolta storica: l’assemblea degli Avvocati napoletani indetta dal Consiglio dell’Ordine ha infatti approvato a larghissima maggioranza la mozione che abolisce i minimi contributivi previdenziali slegati dal reddito e stabilisce «una contribuzione previdenziale in misura proporzionale rispetto al reddito dichiarato». Intanto anche l’Ordine ha fatto approvare una mozione con cui si riafferma la necessità di una modifica del sistema previdenziale con cui si prevedano contributi minimi proporzionali al reddito. Decisione assolutamente senza precedenti quella di ieri. Il Foro napoletano è il primo a chiedere la revisione generale del criterio dei contributi obbligatori: oggi infatti per gli avvocati ammontano in media a 3.650 euro l’anno da versare alla Cassa forense, qualunque sia il reddito percepito dal legale. Una situazione che rende difficilissimo l’esercizio della professione per migliaia di avvocati in tutt’Italia. Schiacciati dal peso della crisi molti di loro preferiscono infatti sospendersi o addirittura cancellarsi dall’Albo proprio perché non possono più sostenere il peso della contribuzione obbligatoria. La situazione è particolarmente difficile nel distretto di Napoli, dove l’anno scorso sono stati circa mille le richieste di cancellazione dall’albo, mentre almeno 400 sono i legali che hanno chiesto la sospensione: in pratica, restano iscritti ma non hanno l’onere di pagare le spese contributive e, ovviamente, non possono esercitare. Salvatore Lucignano, leader dell’Associazione Nad (Nuova avvocatura democratica) – insieme con Rosaria Elefante, Riccardo Marco Pinto, Ciro Scarpa e Giuseppe Sasso – da più di un anno sta conducendo una durissima battaglia per i diritti degli avvocati meno abbienti. «La decisione dell’assemblea e la mozione del Consiglio dell’Ordine segnano una svolta storica – spiega – da Napoli parte un processo di profonda revisione di un meccanismo contributivo che non sta più in piedi. Noi – chiarisce Lucignano – non siamo affatto contro il dovere di versare i contributi, ci mancherebbe. Sosteniamo però che essi vadano calcolati in base al reddito effettivamente percepito dal professionista e aumentino in maniera proporzionale. Oggi ci troviamo di fronte a colleghi che guadagnano dieci-undicimila euro l’anno e devono pagarne quasi quattromila di contributi». Intanto altri Fori si preparano ad approvare ordini del giorno simili. Il 14 luglio tocca a Nola, poi a Reggio Calabria e Livorno. Obiettivo: chiedere agli organismi nazionali una previdenza più equa. (Corriere del Mezzogiorno)