L’ex azzurro Bagni: «Napoli unito, gioca bene. Può e deve vincere lo scudetto»
«A questo Napoli non manca nulla per puntare a un grande traguardo». Ne è fermamente convinto Salvatore Bagni, ex calciatore azzurro, uno dei grandi protagonisti del primo scudetto e oggi talent-scout. Bagni, cosa si aspetta dal terzo anno di gestione Sarri? «Adesso ci si aspetta una vittoria importante». Quindi nella griglia di partenza del campionato […]
«A questo Napoli non manca nulla per puntare a un grande traguardo». Ne è fermamente convinto Salvatore Bagni, ex calciatore azzurro, uno dei grandi protagonisti del primo scudetto e oggi talent-scout. Bagni, cosa si aspetta dal terzo anno di gestione Sarri? «Adesso ci si aspetta una vittoria importante». Quindi nella griglia di partenza del campionato vede Juve e Napoli davanti a tutti? «Nettamente. Il Napoli è lì con i bianconeri. Cosa manca agli azzurri? Nulla. Uomini e gioco ci sono, i risultati pure, magari bisogna non perdere più punti con le piccole. Insomma, adesso è arrivato il momento della consacrazione». Poi ci sono la Roma e le milanesi? «Per i giallorossi bisogna vedere che squadra saranno alla fine del mercato. Comunque Roma, Inter e Milan partono alla pari». Pensa che il Napoli abbia raggiunto la maturità necessaria per correre su tre fronti? «Sì, quella c’è. L’obiettivo in questo senso è allargare la rosa facendola diventare ancora più di qualità, come già fatto nella stagione passata. Quando hai un organico forte puoi andare avanti fino a maggio su tutti i fronti». Tra i nuovi arrivati l’anno scorso ci sono anche Zielinski e Diawara. Hanno fatto già vedere ottime cose. Ma chi di loro secondo lei è più vicino a fare il decisivo salto di qualità? «Il polacco fa le due fasi come pochi, gli manca solo un po’ di continuità. Diawara ha potenzialità per essere un top nel suo ruolo per i prossimi dieci anni. La consacrazione dipenderà dal minutaggio, anche se comunque hanno avuto molto spazio l’anno scorso. Sarri, però, deve scegliere sempre la migliore formazione possibile. L’ha dimostrato con Milik. Quando ha recuperato dopo l’infortunio al ginocchio è sempre partito dalla panchina per far posto a Mertens». In quel ruolo lì le gerarchie resteranno quelle? «Sono chiarissime, il belga sarà la prima scelta nel ruolo di prima punta, non si può pensare che torni a giocarsi il posto con Insigne sulla fascia. Secondo me vedremo Milik e Mertens insieme solo in qualche partita in cui Insigne sarà tenuto a riposo». La soluzione 4-2-3-1 che li vedrebbe tutti insieme in campo, con il belga dietro Milik, come la giudica? «Ci può stare, ma non penso che Sarri opterà per un modulo del genere con continuità. Potrebbe essere un’idea attuabile in qualche momento di una partita». Lei ha parlato di vittorie, per raggiungere i grandi traguardi è necessario avere una squadra unita. Osservandolo dall’esterno questo gruppo come le sembra? «I calciatori mi sembrano molto legati tra di loro, mi sembra che lavorino bene insieme, che accettino scelte di Sarri. L’ambiente è ottimo». Anche il suo Napoli era una squadra molto unita. «Su questo non ci sono dubbi, lo eravamo anche noi». È vero che quel gruppo si cementò con un ritiro a Vietri nella stagione 84-85? «Sì, all’Hotel Raito. Quell’anno non era iniziato bene per noi e in quei casi è meglio guardarsi negli occhi, parlare, aprirsi, conoscersi. Lo facemmo e capimmo che eravamo di fronte a un gruppo che poteva diventare veramente solido. Non fu un caso infatti che da quel momento in poi risalimmo in classifica e arrivammo ottavi facendo un girone di ritorno stratosferico». Tornando al campo, si aspettava che l’addio di Higuain un anno fa incidesse così poco sotto il profilo realizzativo? «Beh, io ricordo che l’anno scorso d’estate il presidente De Laurentiis mi disse: “Higuain era uno che accentrava molto il gioco d’attacco della squadra, ma il Napoli, viste le qualità che hanno gli altri calciatori, può portarli tutti in doppia cifra”. Furono parole profetiche quelle del presidente. Infatti poi nell’arco della stagione i calciatori si sono divisi gol, perché tutti gli attaccanti hanno nelle loro corde una grande confidenza con la rete. Se poi ci aggiungi Hamsik che i suoi gol li fa sempre, Zielinski che un paio di reti le fa, allora ecco spiegato perché la partenza di Higuain non ha inciso così tanto sotto l’aspetto dei gol». Per concludere, Bagni: a proposito di gol, Mertens ha rubato l’occhio, perché francamente nessuno poteva immaginare che da centravanti potesse segnare così tanto. Al tempo stesso però nell’ultima stagione è cresciuto moltissimo Insigne. È definitivamente esploso secondo lei? «Ah, non c’è dubbio. Lorenzo ha 26 anni, gioca nella squadra che ama, è napoletano, l’unico titolare napoletano di questa squadra. Sono convinto che ci farà sempre vedere grandi cose fino alla fine della sua carriera. È leggero, libero, realizzato. Secondo me disputerà un campionato strepitoso». (Corriere del Mezzogiorno)