L’ex sindaco di Agropoli Alfieri ora a capo della segreteria di De Luca

19 luglio 2017 | 17:31
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L’ex sindaco di Agropoli Alfieri ora a capo della segreteria di De Luca

Non è l’unto del Signore ma quello delle fritture ad averlo glorificato per l’eternità. In principio fu una circostanza pubblica dagli sbiaditi contorni evangelici a trasformarlo da verbo in carne. Anzi, in pesce. Un evento poco miracoloso durante il quale più che alla moltiplicazione dei pani si puntava a quella dei consensi e il governatore […]

Non è l’unto del Signore ma quello delle fritture ad averlo glorificato per l’eternità. In principio fu una circostanza pubblica dagli sbiaditi contorni evangelici a trasformarlo da verbo in carne. Anzi, in pesce. Un evento poco miracoloso durante il quale più che alla moltiplicazione dei pani si puntava a quella dei consensi e il governatore Vincenzo De Luca, in quel momento particolarmente ispirato alla pastorale referendaria, esortava i suoi discepoli a seguirne l’esempio. Poi, rimossa la scenografia elettorale, smontato il presepe vivente della propaganda politica, persino le accuse sono state archiviate. Ma i toni spavaldi e autocelebrativi no, quelli sono rimasti: «Ciò che è accaduto ad Agropoli in questi anni, non è successo in nessuna altra parte di Italia». E cosa sarà mai accaduto di tanto significativo nella assolata località cilentana da ricevere, come segnale, soltanto l’eco delle parole pronunciate da Franco Alfieri, avvocato, 52 anni, ex sindaco dei record (in grado di vincere, in occasione della sua seconda elezione, con l’89 per cento di consensi personali) ora in procinto di essere nominato a capo della segreteria del governatore De Luca? Il suo fiore all’occhiello, nei dieci anni in cui ha retto l’amministrazione comunale, è stato l’acquisto dello splendido castello angioino per tre milioni. Ma tramite la Banca di credito cooperativo di cui è presidente suo fratello minore, Lucio. Ha realizzato una quantità indefinibile di rotonde da far venire il capogiro anche ad un derviscio. E speso – lui si vanta – cento milioni di euro per la riqualificazione della Fornace di Campamento, per la valorizzazione della Baia di Trentova, per la costruzione di ben tre palazzetti dello sport e della nuova caserma della Guardia di Finanza (non si sa mai). Eppure non è stato il piglio efficientista a promuovere l’immagine di Franco Alfieri. Ma una sua trovata furbesca, degna di un Ferdinando Mericoni. Nel 2015, pur di candidarsi al consiglio regionale, l’allora sindaco di Agropoli (che ha concesso pro tempore la fascia al suo fedelissimo vice Adamo Coppola nel segno – come si dice – della continuità) escogitò un piano per evitare il commissariamento del Comune. Si fece multare dai vigili urbani per divieto di sosta, in modo da dar vita ad un contenzioso giudiziario contro la sua amministrazione e, in base al Testo unico sull’ordinamento degli enti locali, generare una situazione di incompatibilità che avrebbe dovuto costringere il consiglio comunale a farlo decadere ma non a dimettersi. Solo le polemiche e una indagine ne bloccarono il diabolico intento. Nella magica e speziata cucina lessicale di Vincenzo De Luca si ricorre spesso alla dissolvenza semantica. Ed è in questo modo che la spregiudicatezza dell’azzardo si scioglie, spesso, nel pragmatico senso dell’efficienza; fino a fornire talvolta la percezione che l’asticella della moralità diventi più flessibile di un elastico e che ciò che conti sia esclusivamente il risultato più che l’esempio. Alfieri scalpita da giorni in attesa della nomina a capo della segreteria del governatore e per sedersi alla stessa scrivania che fu di Nello Mastursi, il fidatissimo braccio destro di De Luca condannato all’autosepoltura per essere finito con le dita nei cassetti delle nomine nelle Asl. Il presidente della Regione diede per un momento la sensazione di volersi liberare di Mastursi con la stessa sbrigativa disinvoltura con la quale un sospettato decide di disfarsi del corpo del reato («Ma quante chiacchiere, quanta attenzione mediatica – liquidò tutti – Mastursi non è mica Camillo Benso conte di Cavour?»). Non era Cavour, ma poteva diventare il tallone di Achille di una esperienza politica e amministrativa appena iniziata e già alla prova di una violentissima bufera giudiziaria. È una poltrona che scotta, quella del coordinatore della segreteria del presidente della giunta regionale. Un crocevia attraversato tutti i giorni da politici e imprenditori, esigenti e indigenti, ma soprattutto questuanti. Ed è il destino di chi esercita quel ruolo scomodo ma di grande potere bruciare in pochissimo tempo ogni riserva di ossigeno a disposizione. Dopo Mastursi è toccato ad Alfonso Buonaiuto – altro leale miliziano dell’esercito salernitano della salvezza – precipitare improvvisamente nella buca dell’oblio, dove non c’è passato da ricordare e presente da vivere. Ma se si sa scontare il purgatorio, forse potrebbe affacciarsi un riflesso di futuro. Adesso il giro di giostra accoglierà l’ex sindaco di Agropoli: l’intraprendente e disinvolto Alfieri. Signore di Torchiara, di cui pure è stato sindaco, e con oltre trent’anni di carriera politica – non senza qualche piccolo «contrattempo giudiziario» – sulle spalle. «Franco vedi tu come madonna devi fare. Offri una frittura di pesce, portali sugli yacht, fai come c…o vuoi tu! Ma non venire qui con un voto in meno di quello che hai promesso!». Così lo battezzò De Luca nelle acque del suo Giordano, dalle parti della Ferrovia. E così Alfieri conobbe, frastornato, la sua fama. In attesa di ascendere al cielo di Santa Lucia e impossessarsi delle chiavi del sancta sanctorum. Sperando che oltre a fare i voti riesca anche a sfatare la maledizione dell’incarico. (Corriere del Mezzogiorno)