Napoli. Università Federico II. Varato piano tasse: chi studia non paga
L’Università Federico II di Napoli ha varato il nuovo sistema di tassazione per gli studenti. «Il 25 per cento dei ragazzi non dovrà più pagare nulla. Un altro 25 per cento pagherà meno. L’altra metà dei nostri iscritti subirà un aumento della tassazione per importi che vanno dai 120 ai 450 euro in più». Il […]
L’Università Federico II di Napoli ha varato il nuovo sistema di tassazione per gli studenti. «Il 25 per cento dei ragazzi non dovrà più pagare nulla. Un altro 25 per cento pagherà meno. L’altra metà dei nostri iscritti subirà un aumento della tassazione per importi che vanno dai 120 ai 450 euro in più». Il rettore Gaetano Manfredi ha ottenuto il via libera del Senato accademico e del consiglio di amministrazione a un provvedimento che è stato imposto dalla legge di stabilità: la Finanziaria ha deciso una fascia di “No tax area” per gli studenti con reddito Isee uguale o inferiore ai 13.000 euro e sensibili risparmi per quelli che non superano i 30.000, sempre che siano meritevoli, che abbiano conseguito (entro agosto) almeno 10 crediti se iscritti al primo anno, almeno 25 se al secondo anno. Una legge che ridurrà le entrate dell’ateneo di ben 12 milioni di euro. Per recuperare i quali (il pareggio di bilancio è imposto dalla legge) bisogna alzare la tassazione di altri ragazzi, di quelli con reddito alto, o di quanti non tengono il passo con gli esami. «Noi ci mettiamo, dal bilancio di ateneo, 3 milioni e mezzo – spiega Manfredi – in parte speriamo di rientrare della spesa con il fondo ministeriale istituito per far fronte alla “No tax area”, fondo dal quale contiamo di avere un milione e mezzo. Il nostro è un investimento consistente, pensato per venire incontro a quella parte degli studenti che vede aumentare la tassazione, che non usufruisce dei risparmi decisi dal Governo». Per evitare di incidere ulteriormente sulle tasche delle famiglie, l’ateneo apre le sue casse. A discapito, evidentemente, di qualche altra cosa: «Faremo qualche piccolo investimento in meno» afferma il rettore. Soddisfatto di aver portato a casa un risultato cui teneva personalmente: garantire risparmi agli studenti meritevoli, indipendentemente dalle fasce di reddito cui appartengono. «Il merito è merito sempre. Non possiamo premiare per merito solo i meno abbienti, quelli con reddito sotto i 30.000 euro. I nostri studenti che completano tutti gli esami del loro anno non pagheranno nulla, quelli che avranno totalizzati molti crediti risparmieranno proporzionalmente ai crediti stessi e al loro reddito ». Se il Governo con la legge di stabilità aveva garantito la “No tax area” e la riduzione delle tasse ai redditi più bassi, la Federico II estende i benefici, sebbene parzialmente, anche agli altri studenti. Ma il provvedimento graverà su chi è indietro con gli esami, su chi ha genitori benestanti, su chi non riesce a ottenere i crediti necessari. «Dobbiamo spingere i ragazzi a laurearsi prima e possiamo farlo non solo migliorando la struttura organizzativa della didattica, ma anche usando la leva della tassazione». Gli studenti non meritevoli pagheranno 120 euro in più se nelle fasce deboli, 250 euro in più se con reddito entro i 50.000 euro, 450 euro in più se con redditi elevati (e questi ultimi rappresentano oltre il 20 per cento degli iscritti della Federico II). E spariscono le fasce in base alle quali si calcolava la tassa da pagare: «Da tempo gli studenti ci chiedevano un sistema di tassazione diverso, per scongiurare il passaggio da una fascia all’altra anche per un solo euro di reddito in più. Abbiamo messo a punto un “modello continuo”: ogni studente con Segrepass, la segreteria digitale dell’ateneo, carica il proprio reddito e sulla base dei crediti registrati dal sistema sarà automaticamente calcolata la tassa da pagare. «Abbiamo anche evitato – conclude il rettore Manfredi – di penalizzare gli studenti fuori corso, come invece hanno fatto altri atenei italiani: chi sfora di un anno, sia ai corsi di laurea triennale che alla magistrale, avrà lo stesso meccanismo di tassazione dei colleghi in regola con gli esami». Pagheranno di più, invece, dal secondo anno fuori corso in poi. (la Repubblica)