Pisa. Ricercatrice denuncia presunte irregolarità in un concorso: «Voglio dare l’esempio ai miei figli». Tre indagati
Una denuncia in Procura contro tre chiarissimi professori e voilà, Giulia Romano, 39 anni, due figli, un marito anch’esso accademico, diventa la ricercatrice più chiacchierata d’Italia. Perché il suo atto di ribellione contro quello che lei ritiene un concorso taroccato e quella registrazione (fatta dal marito) nel quale il presidente della commissione sembra fare ammissioni […]
Una denuncia in Procura contro tre chiarissimi professori e voilà, Giulia Romano, 39 anni, due figli, un marito anch’esso accademico, diventa la ricercatrice più chiacchierata d’Italia. Perché il suo atto di ribellione contro quello che lei ritiene un concorso taroccato e quella registrazione (fatta dal marito) nel quale il presidente della commissione sembra fare ammissioni sul «bando su misura» per un predestinato rischiano di smascherare (sempre che esista) un sistema opaco. La Procura di Pisa ha aperto un’inchiesta e ieri si è avuta la conferma di tre docenti universitari indagati. Lei, Giulia, adesso combatte con chi «la guarda come una marziana» e le ha tolto il saluto. Ripresenterebbe quella denuncia? «Sì, e lo sa chi mi ha dato la forza? I miei figli – risponde – A loro voglio raccontare storie di dignità professionale, di lavoro, di studio. Non vicende di raccomandazioni, conoscenze, spintarelle, aiuti più o meno leciti, furberie». Giulia Romano, livornese, è una prima della classe per genetica. La più brava alle elementari, alle medie, alle superiore; strepitosa all’università e al dottorato di ricerca. Ma di gavetta ne ha fatta tanta. «Mi sono laureata con lode in economia lavorando come ragioniera in banca dove avevo vinto un concorso assolutamente regolare – racconta – Poi, dopo la laurea, ho vinto un altro concorso alla Consob. Posto di lavoro prestigioso, stipendio da favola (tre volte quello di ricercatrice) ma ero innamorata della scuola». Così arriva il dottorato di ricerca e poi un posto come ricercatrice al dipartimento di Economia e management all’università di Pisa. «Quando ho ascoltato la registrazione del presidente della commissione che spiegava a mio marito perché, nonostante me lo meritassi, non avevo vinto il concorso per professore ordinario, ho avuto un sussulto – racconta – Non volevo crederci. Mi sono messa a piangere. Ma lo sconforto è durato poco. Sono una combattente. Ho fatto denuncia e ho raccontato tutto anche al lavoro». E che cosa è successo all’università? «In tanti mi hanno guardata come una marziana caduta dal cielo – risponde la ricercatrice – Tutti sapevano eppure alcuni hanno fatto finto di scandalizzarsi». E dai vertici dell’ateneo? «Neppure una parola. Silenzio. A me sarebbe bastato un “faremo chiarezza”, “stia tranquilla che fugheremo ogni dubbio” e invece nulla. È stata aperta un’indagine della commissione etica ma è stata bloccata e la commissione disciplinare non è stata interessata al caso». Giulia Romano dice di sentirsi isolata. «Ma non mi importa molto – continua – perché nella vita ci sono cose che bisogna affrontare a viso aperto. Ho letto commenti sui social allucinanti. Del tipo “ma che denuncia quella, lo sanno tutti che i concorsi sono fatti a misura per il vincitore”. Ma come, c’è un’inchiesta nella quale si ipotizzano gravi irregolarità in un concorso e c’è chi dice che è la normalità? Rabbrividisco». Qualche raggio di luce? «Certo, ce ne sono stati. Come il messaggio di un collega che non conosco che mi ha scritto di tenere duro, di continuare, di interrompere un sistema opaco che pare avvolgere i concorsi pubblici. Lo ringrazio, tutti noi dobbiamo fare qualcosa». (Corriere della Sera)