Soldi del partito per la famiglia. Umberto Bossi condannato col figlio Renzo
C’è una data che fa da spartiacque nella storia della Lega Nord: è il 4 aprile 2012, quando la Guardia di Finanza sequestrò nella cassaforte degli uffici della Lega a Montecitorio una cartelletta rossa con scritto «The family». Dentro c’era la prova che più di mezzo milione di euro del partito era stato usato per […]
C’è una data che fa da spartiacque nella storia della Lega Nord: è il 4 aprile 2012, quando la Guardia di Finanza sequestrò nella cassaforte degli uffici della Lega a Montecitorio una cartelletta rossa con scritto «The family». Dentro c’era la prova che più di mezzo milione di euro del partito era stato usato per le spese della famiglia di Umberto Bossi con il benestare del Senatùr, che il giono dopo si dimise dalla carica di segretario che ricopriva dalla fondazione del Carroccio. Una storia che ora costa a Bossi in primo grado la condanna a due anni e tre mesi di carcere per appropriazione indebita con il figlio Renzo (18 mesi, pena sospesa) e l’ex tesoriere Francesco Belsito (due anni e mezzo). Renzo, in aula con Belsito ad ascoltare la sentenza del giudice Luisa Balzarotti, si era visto pagare decine di contravvenzioni prese in auto quando era consigliere in Lombardia. Secondo l’inchiesta dell’allora procuratore aggiunto Alfredo Robledo (poi trasferito dal Csm a Torino, curiosamente per i rapporti con l’avvocato della Lega Domenico Aiello) e dei pm Paolo Filippini e Roberto Pellicano, il «Trota» aveva presentato anche il conto dell’acquisto nel 2011 dell’auto, una Audi A6 da 48.000 euro, e della relativa assicurazione, oltre tremila euro. «Era intestata alla Lega, non era mia», dichiara aggiungendo che ormai è lontano dalla politica ed ha un’azienda agricola dove fa salami. La somma più sconcertante sono i 77.000 euro che invece di essere usati per i fini istituzionali hanno comprato la laurea in gestione aziendale dell’Università Kristal di Tirana (Albania). Nel capo di imputazione ci sono anche i soldi per Riccardo Bossi, il primogenito di Umberto già condannato a due anni e mezzo a marzo 2016 con il rito abbreviato. Secondo l’accusa, nel suo caso di euro la Lega ne ha scuciti quasi 158.000 per le immancabili contravvenzioni prese con un suv Bmw X5, per ripararlo dopo un incidente (più di 5.500 euro), per le rate del leasing (35.000) e per l’università, ma stavolta appena 3.300 investiti solo nelle prime due rate di iscrizione all’ateneo dell’Insubria. Ci sono poi 14.400 euro per l’affitto di casa e le bollette, oltre 8.000 euro in alimenti per la ex moglie e perfino 439,50 euro spesi dal veterinario che gli ha curato il cane. A Umberto Bossi le casse delle Lega hanno pagato oltre 208.000 euro per l’assistenza dopo la malattia e per la ristrutturazione della sue residenze in Lombardia (33.500 euro) e a Roma (81.600 euro), più un assegno da 48.500 euro intestato direttamente a lui. All’attuale segretario Matteo Salvini la condanna dell’ex capo «dispiace dal punto di vista umano», ma ormai Bossi «fa parte di un’altra era politica. La Lega ha rinnovato uomini e progetti». «Mi spiace per Umberto, persona straordinaria, non per quelli che hanno sfruttato lui e la sua malattia in modo vergognoso» twitta il governatore lombardo Roberto Maroni. Belsito è colui che ha preso di più. A suo carico nel capo di imputazione c’è di tutto: i fiori, la rosticceria, il parcheggio, armi e munizioni, ma per arrivare a 2.400.000 euro contribuiscono in modo pesante gli assegni intestati a varie persone e società e centinaia di migliaia di euro prelevati con assegni o bonifici o i 200.000 euro usati anche per coprire «debiti personali». C’è ancora un processo da chiudere, quello in corso a Genova per il filone sui fondi investiti in Tanzania e in diamanti. L’accusa ha chiesto 4 anni per Bossi, 6 mesi in più per Belsito. (Corriere della Sera)