Trovato a Ponticelli il cadavere del gay assassinato ad Aversa. Il giovane era scomparso nel nulla il 7 luglio
Un cunicolo all’interno di un garage sotto il livello della strada a Ponticelli. Piombano lì i carabinieri di Caserta. Fuori territorio, cercano il corpo di Vincenzo Ruggiero, venticinquenne di Aversa scomparso dal 7 luglio, in realtà ucciso per motivi passionali. Il presunto assassino – Ciro Guarente, 35 anni, ex marinaio – era convinto che Ruggiero, […]
Un cunicolo all’interno di un garage sotto il livello della strada a Ponticelli. Piombano lì i carabinieri di Caserta. Fuori territorio, cercano il corpo di Vincenzo Ruggiero, venticinquenne di Aversa scomparso dal 7 luglio, in realtà ucciso per motivi passionali. Il presunto assassino – Ciro Guarente, 35 anni, ex marinaio – era convinto che Ruggiero, bellissimo ragazzo eletto nel 2013 “Re gay”, fosse l’amante della sua ex, la modella trans Heven Grimaldi. Con i vigili del fuoco, i carabinieri cercano e trovano un cadavere in avanzato stato di decomposizione. Sarebbe anche stato sfregiato con un acido. Per gli investigatori si tratta proprio di Vincenzo Ruggiero, un colpo di scena che cambia la conclusione di una vicenda raccapricciante. Perché da oramai tre giorni i militari, con la Capitaneria di porto, cercavano il corpo del ragazzo in mare lungo tutta la costa campana. Così aveva detto il suo assassino: «L’ho messo in una valigia e l’ho gettato in mare per far perdere le sue tracce». Aveva evidentemente mentito, aveva portato il corpo del ragazzo in una zona di Napoli (Ponticelli, in via Eduardo Scarpetta) che conosceva bene, dopo aver percorso almeno venticinque chilometri in auto con il corpo nel bagagliaio. Dovrà spiegare anche questo, Guarente, oggi durante l’udienza di convalida del fermo. Intanto la modella trans contesa affida il suo dolore a Facebook, dopo che nei giorni della scomparsa aveva fatto anche un appello a Ruggiero durante la trasmissione “Chi l’ha visto? chiedendogli di farsi vivo, di far sapere che stava bene. Posta ora sul suo profilo: «Scrivo qui perché nonostante mi distrugge interagire con il mondo, è l’unico modo per difendermi dalle perfide e immotivate accuse mosse nei miei confronti. Io, Heven Grimaldi, ero all’oscuro dello struggente episodio della morte di Vincenzo, è inutile esprimere il mio dolore qui sopra perché non ho più alcuna forza». Per venti giorni si era pensato ad un allontanamento volontario del giovane omosessuale, in quanto erano spariti anche i suoi effetti personali. È stata poi la telecamera a circuito chiuso di uno studio privato a permettere la svolta nelle indagini. C’è l’auto del trentacinquenne ex militare della Marina Ciro Guarente parcheggiata davanti al palazzo. Lui esce dall’edificio senza fretta. Sale a bordo, fa manovra per avvicinare la parte posteriore della vettura all’ingresso dell’edificio. Scende e rientra nel palazzo, ricompare poco dopo trascinando una pesante valigia, la solleva, la carica nel portabagagli. Quindi se ne va. In quella valigia, ne sono certi gli inquirenti, c’è il corpo di Vincenzo Ruggiero, ucciso durante una violenta lite tra i due. Guarente era andato a casa di Ruggiero perché convinto che il giovane fosse il nuovo amore della sua ex (qualche giorno prima lo aveva anche schiaffeggiato in strada), Ruggiero gli aveva aperto ed era esplosa la lite. A un certo punto una spinta: la vittima cade all’indietro battendo con violenza la testa contro lo spigolo di un mobile e morendo sul colpo. Quindi l’occultamento del cadavere ripreso dalla telecamera e la versione falsa che ha spinto gli investigatori a impegnare per due giorni le trenta motovedette alla ricerca della valigia. Ma intanto succede qualcosa. Guarente cambia la sua versione dei fatti. Oppure qualcuno fa una “soffiata” agli investigatori. Forse qualcuno che conosce Guarente e che lo ha visto, la notte del 7 luglio, entrare nel garage con il pesante borsone. Fatto sta che ieri pomeriggio i carabinieri di Caserta arrivano in via Eduardo Scarpetta a Napoli, con i vigili del fuoco, e trovano il cadavere. (la Repubblica)