Vico Equense. Contro la paura della malattia nasce una pagina social

19 luglio 2017 | 18:11
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Vico Equense. Contro la paura della malattia nasce una pagina social

Vico Equense. “La Paura fa veramente paura”, non ad Adriano Gorgoni, fotografo, molto seguito sui social per la sua ironia ed autoironia, difficile da trovare in altri. Una pagina sul famoso social network Facebook per raccontare la sua esperienza di “malato”, per aiutare gli altri che si trovano nella stessa situazione, a riemergere e lottare […]

Vico Equense. “La Paura fa veramente paura”, non ad Adriano Gorgoni, fotografo, molto seguito sui social per la sua ironia ed autoironia, difficile da trovare in altri.

Una pagina sul famoso social network Facebook per raccontare la sua esperienza di “malato”, per aiutare gli altri che si trovano nella stessa situazione, a riemergere e lottare senza perdere le speranze. O’ Mammone, ridenominato Mamm1, racconta Adriano, “è un vecchio termine arcaico napoletano che causa mancanza di informazioni scientifiche stava ad indicare una massa sconosciuta e cattiva, con Mammone si definivano anche insetti e affini brutti e pericolosi. In inglese 1 si scrive ONE, ho fuso questi termini apparentemente così lontani per dargli un nome nel mio racconto”.

È un nuovo personaggio entrato nella sua grande famiglia, insieme a Zia Titina, Zio Ciccillo, Svetlana e a’ nennella.
Difficile raccontare la propria esperienza con la malattia, gli ospedali, il personale medico e paramedico e le tante persone coinvolte.

“Voglio fare una pagina – continua Adriano – che aiuti le persone che come noi si sono trovate spiazzate da questa cosa, naturalmente alla mia maniera e con fotografie. Non potendo, per ovvi motivi la mia nennella (sistema professionale Fuji), ho usato lo smartphone scoprendo linguaggi interessantissimi e adatti all’argomento.

Naturalmente non è una rubrica medica ma aperta a chi ne ha le competenze come psicologi oncologi e compagna bella. Lungi da me che lo faccia per esibizionismo. La Pietà l’ha fatta Michelangelo con me no, vi prego, no!”.

“Anziché capitare a me, poteva capitare a qualcun altro. È veramente una stronzata -racconta – siamo tutti l’altro per qualcuno!”.

“Vorrei ricordare ai dottori e agli operatori che nella loro eroica impresa affrontano centinaia di mammoni al giorno, noi portiamo solo il nostro che è pesante, pesantissimo da portare. Per chi ha la fortuna di poterlo fare, l’unico consiglio che posso darvi è non affrontare mai da soli questi momenti”.

“Migliaia, milioni, miliardi di notizie sulla prevenzione su come sconfiggere il cancro – continua Gorgoni – non mi ci metto pure io, ma cari amici quanto mi fate girare le palle quando dite: Io il dito in culo dall’urologo non me lo faccio mettere, Io non entro in quel tubo stretto per farmi la tac o la risonanza. Tanto mica succede a me.

Il Mammone quello vuol sentire, ogni giorno senza che ve ne accorgiate vi mette il suo dito in culo mentre state dentro il tubo del fatalismo. Perché lui è forte sulla velocità e quella (la prevenzione e diagnosi precoce) l’arma giusta”.

È dura la battaglia, sarà soprattutto lunga ed estenuante con i tanti cicli di chemioterapia. Una pagina che può servire a sentirsi meno soli. Lo sguardo perso accomuna tutti quelli che si trovano ad affrontare queste “fatiche di Ercole”. Possono mancare le abitudini magari come le fotografie, passeggiate, tramonti, ma in questo può aiutare la “Vrancata anti Mammone”. “Avevo pensato la brigata, l’esercito, etc,
poi mi è venuta in mente la fantastica Armata Brancaleone, un manipolo di uomini. Mi piace manipolo, manciata che in italiano si chiama vrancata. La vrancata è aperta a tutti”.

“Qualcuno ha detto che sono terminale, l’unico terminale che io conosca è quello della vesuviana a Porta Nolana/Piazza Garibaldi – Adriano non le manda a dire con la sua simpatia – Volevo dire a questi simpatici bontemponi che non mi gratto le palle perchè si rompere il catetere, e poi è un casino. L’ho scritto perchè sto convincendo una persona a vivere meglio la sua malattia ma è troppo vincolato da ” il paese” “che dirà la gente quando mi vedrà” “vorrei tanto fare una passeggiata ma ” e allora fate i bravi simpatici bontemponi”.

“Ho cominciato a perdere i capelli, ti cadono a ciocche e tu cominci a toccarti la testa e le ciocche cadono ancora di più. Ok si sapeva. Ok che me ne fotte, li ho portati sempre cortissimi, specialmente d’estate. Tutto vero, verissimo Solo che simbolicamente è uno spartiacque, la senti come una profanazione, è l’ufficializzazione della tua condizione. Personalmente non mi peserà più di tanto, ho chiamato il mio barbiere è venuto a casa e via, rasato tutto (la soddisfazione a Mamm1 non glie l’ho data) ma sono tanto vicino alle donne, tantissimo!”.

Buona battaglia! Siamo con te! Siamo parte della “Vrancata”!