Brexit. La proposta della May: «Ai turisti europei non servirà il visto. Basterà un permesso di lavoro e di studio»

18 agosto 2017 | 18:50
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Brexit. La proposta della May: «Ai turisti europei non servirà il visto. Basterà un permesso di lavoro e di studio»

Un po’ Brexit e un po’ Brentry. Si va fuori, ma s’accoglie senza problemi chi entra (a portar soldi). Sta per scoccare il nuovo round dei negoziati con l’Unione Europea, alla fine di questo mese, e il governo di Theresa May cala le carte, i «Position Papers» che definiscano meglio le proposte inglesi. Sbeffeggiata da […]

Un po’ Brexit e un po’ Brentry. Si va fuori, ma s’accoglie senza problemi chi entra (a portar soldi). Sta per scoccare il nuovo round dei negoziati con l’Unione Europea, alla fine di questo mese, e il governo di Theresa May cala le carte, i «Position Papers» che definiscano meglio le proposte inglesi. Sbeffeggiata da Bruxelles per la richiesta d’un mercato comune, criticata in patria per l’incerta posizione sul confine con l’Irlanda europea, ancora lontanissima da un accordo sui conti del divorzio, la May estrae dal mazzo un asso che possa attenuare le ostilità della controparte Ue: niente modello statunitense o australiano, non ci sarà alcun obbligo di visto per i cittadini europei che entreranno in Gran Bretagna da semplici turisti. «C’è molto da fare — dice la premier — ma credo che s’arriverà a una relazione profonda e speciale» con l’Europa. Apertura per modo di dire. Rimane in vigore il principio di libera circolazione che anche Londra sottoscrisse a Schengen, ma solo il principio: chiunque verrà a lavorare, a studiare o a vivere nel Regno unito — ora sono 2.370.000, un record spinto da rumeni e bulgari — dovrà ottenere prima un permesso. E toccherà alle imprese, alle banche, ai proprietari di case, ai servizi pubblici controllare le autorizzazioni, limitate per settori e categorie, pagando tasse sull’immigrazione permanente di stranieri. Nessuno in fondo s’aspettava restrizioni suicide: la capitale che vanta il terzo aeroporto del mondo e il primato di strutture alberghiere — prezzi compresi — non può rinunciare a un turismo che dalle Olimpiadi 2012 è aumentato senza sosta. La libera circolazione dei viaggiatori rimarrà in vigore anche dopo il marzo 2019: «Una cosa sensata — commenta un euroscettico, il deputato conservatore Andrew Bridgen — altrimenti le stesse limitazioni varrebbero poi per i britannici che visitano l’Europa. Vi sembra possibile avere un sistema di visti per fare un weekend a Parigi?». Secondo indiscrezioni, però, oltre il 2019 e fino al 2021 anche ad altre categorie d’immigrati Ue verrà concesso un periodo di transizione: l’obbligo in quel caso sarebbe solo d’iscriversi ai registri del ministero dell’Interno. «Come al solito c’inchiniamo a Bruxelles», s’irrita Nigel Farage, ex leader indipendentista che non gradisce nemmeno il via libera ai turisti: «Che il governo permetta agli europei di muoversi senza controlli è preoccupante». «Abbiamo sempre chiarito — risponde il governo — che ci preoccupa chi viene qui a lavorare e a godere di privilegi, non rilasciare visti a chi entra». Non tutti ci credono: la maggioranza di 200 top manager che stanno rivedendo le strategie post Brexit, dice un sondaggio, si fidano poco o nulla dei negoziati condotti dalla May. (Corriere della Sera)