Call center, prefisso unico contro telemarketing. Sì del Senato. Registro delle opposizioni aperto a fissi e cellulari
C’è chi ha smesso di rispondere al telefono di casa, «perché tanto ormai chiamano solo quelli». C’è chi respinge un’offerta dopo l’altra mantenendo la calma, ma occhio che alla fine si esplode. C’è chi si arma di sofisticate «app spia» che però non bastano mai perché i piazzisti 2.0 sono come il doping, sempre un […]
C’è chi ha smesso di rispondere al telefono di casa, «perché tanto ormai chiamano solo quelli». C’è chi respinge un’offerta dopo l’altra mantenendo la calma, ma occhio che alla fine si esplode. C’è chi si arma di sofisticate «app spia» che però non bastano mai perché i piazzisti 2.0 sono come il doping, sempre un passo avanti rispetto all’antidoping. Eppure, contro le telefonate moleste dei call center, abbiamo trovato l’uovo di Colombo. Nonostante la calma piatta dei lavori di mezz’estate, il Senato ha appena approvato un disegno di legge che promette due strumenti di legittima difesa. Il primo è la creazione di un prefisso unico per tutti i call center che fanno telemarketing, cioè pubblicità e vendita di prodotti o servizi. Tre numeretti (da definire in un secondo momento) che identificheranno al primo squillo tutti gli scocciatori, lasciandoci liberi di rispondere oppure no. Il secondo strumento di difesa è il rafforzamento del cosiddetto registro delle opposizioni. Di cosa si tratta? Già oggi è possibile mettere il proprio numero di telefono in una lista che sbarra la strada alle chiamate dei call center. Ma il meccanismo non funziona: nel registro si possono iscrivere solo i numeri già registrati nell’elenco degli abbonati, ormai un rarità. E l’iscrizione può essere scavalcata dalle mille clausolette che spesso spuntiamo senza leggere (errore!) quando firmiamo un contratto. Risultato? Oggi nel registro ci sono 2 milioni di utenze su un totale di 115 milioni, tra fissi e cellulari. Niente. Il disegno di legge fa una cosa semplice: nel registro delle opposizioni si potranno iscrivere tutti i numeri, fissi e cellulari, pubblicati nell’elenco abbonati oppure no. E con l’iscrizione verrà cancellato qualsiasi assenso dato in precedenza. Le sanzioni per chi viola le regole saranno anche pesanti: multe fino a 250 mila euro e la revoca delle autorizzazioni per fornire il servizio. Ma piano prima di esultare. Non solo perché dall’altra parte della cornetta c’è sempre un lavoratore precario e sotto pagato. Un povero cristo, costretto suo malgrado a indossare i panni del molestatore. Ma anche perché siamo ancora alle promesse. Il disegno di legge, nato da un’iniziativa del leghista Jonny Crozio, è stato votato al Senato all’unanimità. E direttamente in commissione, cioè in sede deliberante, per evitare il solito ingorgo dell’Aula. Per diventare legge manca ancora l’ok della Camera che, dopo l’estate, non avrà molto tempo. Tra la Legge di Bilancio, la vecchia Finanziaria, i provvedimenti in scadenza e le elezioni alle porte, il provvedimento contro le chiamate moleste rischia di trovare tutte le linee occupate. (Corriere della Sera)