Carcere minorile di Airola, detenuti col cellulare scattano selfie in cella per i social network
Carcere minorile come un porto di mare. C’è la regola della cosiddetta “vigilanza dinamica”: i giovani detenuti hanno sempre le celle aperte, sostano nei corridoi, chiacchierano tra loro. Scarsi controlli, carenza di personale. E così spuntano i “selfie”, le foto che si fanno i ragazzi con i telefonini e poi postano sui loro profili Facebook. […]
Carcere minorile come un porto di mare. C’è la regola della cosiddetta “vigilanza dinamica”: i giovani detenuti hanno sempre le celle aperte, sostano nei corridoi, chiacchierano tra loro. Scarsi controlli, carenza di personale. E così spuntano i “selfie”, le foto che si fanno i ragazzi con i telefonini e poi postano sui loro profili Facebook. In pratica comunicazione libera con tutto il mondo, grazie a schede sim che non richiedono un intestatario e cellulari che entrano nel carcere grazie al continuo viavai di personale civile. Insomma, una struttura colabrodo. Denuncia la sconfitta del sistema carcerario Donato Capece, segretario generale del Sappe, Sindacato autonomo polizia penitenziaria. Lo fa amareggiato, dopo l’ultimo di una serie di episodi che vedono gli agenti di poizia penitenziaria puntualmente sconfitti. L’esempio arriva dal carcere minorile di Airola (Benevento) destinato a venire battezzato come il “caso del selfie”. Vicenda — non la sola — che risale allo scorso 26 luglio. Nella cella di un detenuto viene trovato uno smartphone, che dunque ha anche il collegamento Internet. Da quel telefono sono partiti i selfie di quattro detenuti della Vinella Grassi e dei Quartieri Spagnoli, hanno intitolato le foto “Airola livee”, con tanto di errore di ortografia. L’autore degli scatti è recluso per droga e camorra (Vinella Grassi). Come è entrato quel cellulare? «Troppa gente che va e che viene ed entra liberamente in contatto con i detenuti». E le carenze di organico: trentotto ragazzi ad Airola a fronte di quattro agenti della Penitenziaria per turno. E poi gli stessi detenuti. Minorenni sulla carta, ma in realtà raggiungono anche i 25 anni, perché la legge prevede che si continui a scontare la condanna inflitta da minore in un carcere minorile dopo essere diventati maggiorenni. È il caso del detenuto a capo della rivolta ad Airola del 5 settembre scorso, ancora minorenne per la giustizia e già padre di una bambina. Di recente ha spaccato la testa di un altro detenuto con una racchetta di ping pong. Ha anche ferito un agente, è stato chiesto il suo allontanamento ma è ancora nel carcere minorile. Come controllare tutto? Si studia il registro delle telefonate e alla fine salta fuori che da quello smartphone sono partite chiamate anche verso numeri che sono attualmente sotto intercettazione delle forze dell’ordine. La polizia penitenziaria indaga e alla fine scopre che i telefoni che entrano in carcere sono a disposizione di tutti, i ragazzi del piano superiore li passano a quelli del piano inferiore attraverso le finestre. Era successo anche il 6 luglio scorso, con il ritrovamento di altri tre smartphone. Impossibile risalire alla provenienza, grazie a quelle sim anonime che possono essere comprate su Internet per trenta euro. E a conti fatti i telefonini trovati sono quattro, manca una sim, un’altra viene trovata nella bocca di un detenuto. Uno dei cellulari ritrovato sotto una mattonella sollevata dal pavimento con una pinzetta per le sopracciglia che ogni volta veniva rimessa al suo posto. «Ancora uno sfregio all’istituzione penitenziaria — denuncia il segretario generale Capece — Ancora selfie scattati da detenuti all’interno del carcere minorile di Airola pubblicati liberamente sui social network. Il carcere è completamente fuori controllo dell’impiegato civile che svolge funzioni di direttore, che dopo i continui eventi critici avrebbe dovuto cambiare l’organizzazione interna del carcere minorile. Ma come è possibile — continua Capece — che nessuno, ai vertici regionali e nazionali dell’amministrazione della giustizia minorile, ha preso concreti provvedimenti?». (la Repubblica)