Ci vuole fantasia per guardare una stella cadente. Per San Lorenzo si rinnova lo spettacolo del cielo d’agosto
Si rinnova un vecchio rito che affonda le radici in epoche lontane. Milioni di occhi rivolti al cielo scruteranno le stelle nell’attesa di quell’evento meraviglioso. Tutti a testa in su, guardando a Nord-Est, verso Perseo, poco sotto Cassiopea, che è facile riconoscere perché assomiglia a una W. Sarà l’occasione di recuperare dalla memoria l’emozione che […]
Si rinnova un vecchio rito che affonda le radici in epoche lontane. Milioni di occhi rivolti al cielo scruteranno le stelle nell’attesa di quell’evento meraviglioso. Tutti a testa in su, guardando a Nord-Est, verso Perseo, poco sotto Cassiopea, che è facile riconoscere perché assomiglia a una W. Sarà l’occasione di recuperare dalla memoria l’emozione che abbiamo provato tutti, da bambini, quando l’abbiamo visto per la prima volta. La stessa che ha provato l’umanità bambina che intorno allo spettacolo del cielo d’agosto ha costruito miti e leggende bellissime. Per i Greci erano il corpo di Fetonte, che cadeva dal carro del Sole colpito dai fulmini di Giove. Il giovane imprudente aveva perso il controllo del carro a tal punto che la terra era stata inondata di calore e devastata dagli incendi. Per i Romani erano la benefica pioggia di sperma del dio Priapo, che avrebbe ridato fertilità ai campi e rinvigorito la terra. Per i Cristiani saranno le lacrime di S. Lorenzo, uno dei sette diaconi di Roma che fu martirizzato, secondo la tradizione, il 10 Agosto del 258. Ghiaccio e polvere. Tutto questo continua a riecheggiare dietro la spiegazione scientifica del fenomeno, sapere cioè che in questo periodo dell’anno la terra attraversa una zona dell’orbita della cometa Swift-Tuttle. È un corpo celeste di una decina di km di diametro, composto in massima parte di ghiaccio e polvere che ruota attorno al Sole ogni 133 anni e, a ogni passaggio, lascia dietro di sé piccoli detriti. Minuscoli pezzetti di ghiaccio e particelle di polvere che entrando nell’atmosfera a più di 200.000 km/h, si disintegrano formando la bellissima scia luminosa che ci fa stare col naso all’insù. Ma il fascino dell’antico spettacolo può essere l’occasione di dare uno sguardo diverso al cielo che ci sovrasta. Ora proviamo a guardare le stelle più luminose, quelle che compongono il triangolo estivo di Vega, Altair e Deneb e concentriamoci su quello spicchio di cielo fra la costellazione del Cigno, indicata da Deneb, e quella della Lira, segnata dalla luminosissima Vega. Uno sguardo nel buio. Lì, in quella che ci appare una porzione di volta celeste anonima, scura e priva di stelle, il telescopio Kepler ha identificato migliaia di pianeti extra-solari, molti rocciosi, alcuni che orbitano nella fascia abitabile. Non perdete tempo a cercare Trappist-1; la nana rossa intorno alla quale ruotano sette meravigliosi pianeti, manda una luce troppo flebile per essere visibile ad occhio nudo. Ma sta lì, in mezzo alle stelle dell’Acquario. E allora bisogna cominciare a pensare che è probabile ci siano pianeti anche attorno ad alcune delle stelle che vediamo a occhio nudo. Insomma guardate il cielo con occhi diversi in questo 10 Agosto 2107. Volate con la fantasia a immaginare altri sistemi solari e cercate di raffigurarvi le migliaia di nuove terre che ci sovrastano e, se volete davvero sognare, immaginate per un attimo gli spettacoli meravigliosi che si nascondono in questi corpi celesti. Le onde gravitazionali. I curiosi che volessero capire da dove è venuto il segnale di onde gravitazionali registrato dai grandi interferometri di LIGO il 14 Settembre 2015 rimarrebbero delusi. Dalle nostre latitudini non lo possiamo vedere. I due giganteschi buchi neri, che si sono avvinghiati l’uno sull’altro dopo una danza frenetica che ha squassato lo spazio-tempo circostante, appartengono a un’altra galassia che dista 1 miliardo e 400 milioni di anni luce dalla nostra Via Lattea. Per di più la precisione angolare con cui si è stata fatta la misura è molto grossolana. Come probabile localizzazione della sorgente si può indicare soltanto una grande porzione di cielo e si trova dalle parti della Nube di Magellano, nell’emisfero meridionale, dall’altro lato della terra insomma. La prima rivelazione di onde gravitazionali ci costringe a guardare all’universo che ci circonda con uno sguardo diverso. Ora dobbiamo pensare che eventi catastrofici di quelle dimensioni sono abbastanza comuni. LIGO ha osservato altri due segnali di onde gravitazionali e da pochi giorni è entrato in funzione anche il grande interferometro italo-francese di VIRGO. Siamo solo all’inizio di una epopea che ci riempirà di sorprese. Lassù, sopra le nostre teste, possono vagare buchi neri simili a quelli che hanno prodotto i segnali di LIGO. Non sappiamo quanti sono ma certamente sono molti di più di quello che immaginavamo. Le misure che verranno effettuate nei prossimi anni ci daranno informazioni preziose su questi misteriosi corpi celesti e, forse, ci aiuteranno a capire meglio cosa succede in quelle stranissime regioni dello spazio nelle quali il tempo rallenta, fin quasi a fermarsi. (Corriere della Sera)