Dopo soli 11 giorni costretto a dimettersi Anthony Scaramucci, direttore della comunicazione della Casa Bianca
Prima ancora di entrare alla Casa Bianca, il nuovo capo dello staff, John Kelly, ha chiesto e ottenuto il licenziamento di Anthony Scaramucci, nominato direttore della comunicazione solo 11 giorni fa. L’ex generale dei Marines vuole «disciplina» e «credibilità»: due prerequisiti che, ha spiegato a Donald Trump, Scaramucci ha bruciato in brevissimo tempo. Il presidente […]
Prima ancora di entrare alla Casa Bianca, il nuovo capo dello staff, John Kelly, ha chiesto e ottenuto il licenziamento di Anthony Scaramucci, nominato direttore della comunicazione solo 11 giorni fa. L’ex generale dei Marines vuole «disciplina» e «credibilità»: due prerequisiti che, ha spiegato a Donald Trump, Scaramucci ha bruciato in brevissimo tempo. Il presidente si è trovato a scegliere. Ma la riflessione è stata breve. Nessuno nel circolo più ristretto ha difeso «The Mooch», lo scroccone, il soprannome del finanziere di Wall Street. Nel primo pomeriggio di ieri ecco la nota ufficiale: «Il signor Scaramucci ha ritenuto opportuno consentire al capo dello staff, John Kelly, di fare “tabula rasa” per costruire la sua squadra. Gli auguriamo tutto il meglio possibile». Ufficialmente, dunque, Scaramucci si è dimesso, esattamente come il portavoce Sean Spicer e Reince Priebus, il predecessore di Kelly. Ma, chiaramente, Anthony, proprio come gli altri due, è stato costretto a guadagnare da solo l’uscita, per evitare la mortificazione del licenziamento diretto. Il mandato lampo di Scaramucci, 53 anni, nonno di Gualdo Tadino, si è consumato in modo tumultuoso. Aveva cominciato con toni soffici, il 21 luglio, presentandosi alla stampa, conciliante e «inclusivo»: «Lavoro con uno staff fantastico». Ma, appena uscito dalla saletta briefing, si è dimostrato un altro uomo o, semplicemente, si è svelato al naturale. Sfuriate e minacce al «fantastico staff»: «Se non finiscono le fughe di notizie, vi licenzio tutti». Poi l’attacco sguaiato a Priebus, il collaboratore formalmente più stretto di Trump: «È uno schizofrenico, paranoico del c…». La portavoce Sarah Huckabee Sanders ha sottolineato che per il presidente quelle dichiarazioni erano «inappropriate». Priebus ha rinunciato all’incarico giovedì scorso, 27 luglio; venerdì Trump lo ha lasciato letteralmente a piedi, sotto la pioggia, non consentendogli di rientrare a Washington nell’auto presidenziale. Ma i calcoli di Scaramucci si sono rivelati totalmente sballati. La sua furbizia, velleitaria. Trump lo aveva ingaggiato su suggerimento del gruppo Goldman Sachs-Wall Street, il ministro del Tesoro Steven Mnuchin e il consigliere economico Gary Cohn. È abile, determinato, è un piazzista della finanza: sarà in grado di vendere bene anche l’immagine del presidente. Anthony, però, ha interpretato in modo troppo estensivo il suo mandato: non era e non poteva essere il plenipotenziario della Casa Bianca. Ma soprattutto non ha considerato l’imprevedibilità e le oscillazioni del presidente. Scaramucci contava di prendere il posto di Priebus. Ma Trump ha preferito rivolgersi al ministro della Sicurezza interna, l’ex generale Kelly. Una scelta che di per sé creava un dualismo nell’organizzazione interna. Non c’è stato il tempo di verificare sul campo l’eventuale compatibilità tra Scaramucci e Kelly. Il militare, il comandante di tante campagne, in Iraq, in Afghanistan, dove è morto in battaglia suo figlio Robert, non ha voluto neanche provarci. Anzi ha posto come pre condizione a Trump: vengo a rimettere ordine, ma «quello» è fuori. Non risulta che nessuno abbia difeso «The Mooch», così come nessuno si era speso per Spicer o Priebus. Anzi, sembra che Jared Kushner, il marito di Ivanka Trump, abbia appoggiato la richiesta di Kelly. Nel frattempo, Scaramucci è stato lasciato anche dalla moglie, Deidre Ball, che ha appena partorito il secondogenito della coppia. (Corriere della Sera)