Facebook, un social per grandi. In Italia oltre la metà degli utenti è over 35 e cala il numero degli iscritti under 18
Sempre di più gli adulti italiani usano Facebook per gestire una parte dei loro rapporti sociali. Al contrario dei giovanissimi, che invece online cercano altre piattaforme. La maggioranza (il 53%) degli utenti del social network fondato da Mark Zuckerberg — che ormai sono 30 milioni, la metà di tutti gli italiani — ha infatti più […]
Sempre di più gli adulti italiani usano Facebook per gestire una parte dei loro rapporti sociali. Al contrario dei giovanissimi, che invece online cercano altre piattaforme. La maggioranza (il 53%) degli utenti del social network fondato da Mark Zuckerberg — che ormai sono 30 milioni, la metà di tutti gli italiani — ha infatti più di 35 anni. Dal 2016 a oggi invece i minorenni sono diminuiti del 5%, secondo i dati elaborati dall’analista di social media Vincenzo Costa. «È un fenomeno in parte legato all’effetto rete: tu stai dove stanno i tuoi amici. Ma ha anche a che fare con la caratteristica che ha assunto nel tempo Facebook — spiega Giovani Boccia Artieri, sociologo dell’Università di Urbino — In Italia è esploso come fenomeno di massa nel 2011, in coincidenza con il referendum sull’acqua pubblica, ed è diventato sempre più un luogo di discussione politica con le elezioni e la visibilità che ha assunto sul web il Movimento 5 Stelle. Adesso è molto connotato dalla dimensione informativa: per questo ci stanno gli adulti. Lo stesso motivo che invece lo rende meno interessante per il pubblico più giovane». Negli ultimi due anni infatti c’è stato un aumento degli utenti tanto più marcato con il crescere dell’età: del 10% tra i 19-24enni, del 19% tra 25- 29enni, del 14% tra i 36 e i 45 anni (la fascia di età più numerosa in termini assoluti con oltre 7 milioni di iscritti) e addirittura del 21% per i 46-55enni e del 29% per gli ultra 55enni. Accanto al lato «pubblico» rimane però anche quello privato. «Il problema degli over 30 è che con gli impegni di lavoro fanno più fatica a mantenere i contatti con una rete sociale “estesa” — dice Giuseppe Riva, professore di Psicologia dei nuovi media all’Università Cattolica di Milano — Facebook permette di avere un rapporto attivo anche con coloro che non riusciamo a vedere faccia a faccia». È stata proprio la maggiore presenza degli adulti, però, a far «migrare» i minorenni su altre piattaforme: «È un fenomeno iniziato sei o sette anni fa e si lega al fatto che molti tredicenni (l’età in cui si può formalmente entrare su Facebook) hanno avuto il permesso di stare sul social a patto che i genitori fossero loro “amici” — prosegue Riva — Poi però, soprattutto quando arrivano ai 15-16 anni, iniziano a volere uno spazio proprio in cui non essere visti (e monitorati) dai genitori». Da qui la scelta di altri social media. Il più amato dagli adolescenti è oggi Instagram: «È più immediato e veloce e — conclude Riva — vive moltissimo di selfie, che sono ormai uno strumento chiave della comunicazione giovanile». In parte è una tendenza inevitabile: «La Rete è uno degli spazi dove si costruisce la propria identità e nell’adolescenza è fisiologico sfuggire al controllo degli adulti: i ragazzi hanno bisogno di spazi generazionali autonomi, dove realizzare i loro compiti evolutivi — dice Matteo Lancini, psicoterapeuta e presidente della Fondazione Minotauro — Quello che però paradossalmente finiscono per imparare dagli adulti è la spettacolarizzazione di ogni avvenimento della vita, anche dei meno importanti. È il rischio della presenza social, a ogni età». (Corriere della Sera)