Firenze. Ieri Uffizi chiusi per caldo ma il direttore apre alla ragazzina disabile venuta dagli Usa
Lucifero mette al tappeto gli Uffizi, chiusi per quasi tutta la giornata di ieri a causa dei condizionatori in tilt. Ma un piccolo strappo alle regole riesce a regalare il sorriso a una giovanissima turista americana, disabile, che ha potuto comunque visitare il museo dei suoi sogni. Sono le 12 quando un altoparlante comunica a […]
Lucifero mette al tappeto gli Uffizi, chiusi per quasi tutta la giornata di ieri a causa dei condizionatori in tilt. Ma un piccolo strappo alle regole riesce a regalare il sorriso a una giovanissima turista americana, disabile, che ha potuto comunque visitare il museo dei suoi sogni. Sono le 12 quando un altoparlante comunica a coloro che si trovano già nelle sale della Galleria, e a chi da ore aspetta sotto il sole (50 gradi percepiti) un incontro ravvicinato con i capolavori di Botticelli, Leonardo e Raffaello, che il più visitato museo statale italiano dovrà chiudere a causa di un «malfunzionamento dell’aria condizionata». Il livello troppo basso delle scorte d’acqua non è sufficiente a consentire che il (nuovissimo) impianto di climatizzazione lavori a pieno regime, garantendo condizioni sopportabili per il pubblico e le opere, e il direttore Eike Schmidt è costretto a dichiarare il forfait. Uno stop che, inizialmente, avrebbe dovuto protrarsi fino alle tre del pomeriggio e che invece è stato poi prolungato per tutta la giornata. Eppure, quando tutto sembra andare storto, accade l’imprevedibile. Sara Cagnassola, ragazza americana costretta su una sedia a rotelle, compiva 14 anni proprio ieri ed era partita con la famiglia da New York per andare ad ammirare le opere che fino ad allora aveva visto soltanto sui libri. «Era da tanto che desiderava visitare gli Uffizi e siamo venuti a Firenze proprio per questo — racconta il padre, Thomas Cagnassola, ex vigile del fuoco volontario nei giorni del crollo delle Twin Towers — Avrebbe dovuto essere il suo regalo di compleanno e mi si è stretto il cuore quando ho dovuto dirle che eravamo obbligati a rinunciare». La famiglia di Sara era arrivata a Firenze il 2 agosto e aveva deciso di lasciare la visita alla Galleria come ciliegina sulla torta, prima di rimettersi in marcia per Venezia. «Ho visto la delusione negli occhi di mia figlia e non potevo fare niente», aggiunge Thomas. Ecco allora che Schmidt decide di concedere una piccola deroga: «Abbiamo fatto accompagnare la ragazza in Galleria — spiega — Le regole vanno rispettate e valgono per tutti, però, a volte, bisogna essere umani. Sono convinto che gli altri visitatori capiranno». Visitatori per i quali non c’è stato niente da fare: chi era già nel museo è stato fatto uscire con calma finito il tour, mentre coloro che avevano prenotato l’ingresso hanno potuto posticiparlo ai prossimi giorni o ottenere il rimborso del biglietto «a meno che — sorride amaro Schmidt — non lo avessero acquistato dai bagarini». Una soluzione che non è bastata a placare le polemiche: «Avevamo solo oggi per gli Uffizi e ora siamo costretti a perdere altro tempo in fila per il rimborso», si lamentano Gaia ed Enrico, due ragazzi di Napoli. Più pacate tre suore in trasferta dalla Corea del Sud: «Ci sono tante altre cose da vedere a Firenze. Sarà l’occasione per tornare». Ma quello che è successo non si poteva prevedere ed evitare? «Questo — precisa Schmidt — è un moderno sistema industriale che necessita di acqua e quella delle nostre riserve, a causa del grande caldo, si era esaurita. Secondo il nostro protocollo d’intervento, che ha funzionato alla perfezione, gli addetti hanno avuto il compito di occuparsi prima di tutto delle persone all’interno del museo, che sono state informate e, non essendoci alcuna emergenza, fatte defluire all’esterno. Poi abbiamo avvertito chi aspettava di entrare». Per alimentare nuovamente i climatizzatori, la ditta responsabile ha inviato rifornimenti d’acqua a più riprese, l’ultimo dei quali ieri notte con un maxi camion cisterna. «Le nuove scorte — prosegue il direttore tedesco — ci consentiranno di tenere aperto il museo per tutta la prossima settimana. Se poi l’acqua tornerà a scarseggiare ci sono stati assicurati nuovi rifornimenti». A chi si è ritrovato fuori dai portoni, lo stesso Schmidt ha consigliato di ritentare la visita oggi all’alba, per conquistarsi i pochi ingressi disponibili, o domenica, giornata di apertura gratuita. O ancora, in alternativa, di dirottarsi su Palazzo Pitti, dove «l’impianto di climatizzazione non è ancora centralizzato, ma almeno possiamo contare su riserve d’acqua autonome nel giardino di Boboli». Una delle poche oasi di salvezza in un’estate torrida e contrassegnata da un rapporto complicato fra i musei fiorentini e l’aria condizionata. Alla Galleria dell’Accademia, “casa” del David di Michelangelo, gli impianti, vecchi di quarant’anni, avevano smesso di funzionare a giugno, e una guida aveva accusato un malore. Ora sono tornati a regime, ma in tanti continuano a lamentare temperature alte, specialmente intorno al colosso, dove si concentra il grosso dei visitatori. Altrove, fra le mura in pietra del Bargello o di Palazzo Vecchio, l’aria condizionata è solo un miraggio. (la Repubblica)