Ieri l’ultima parata per il principe Filippo, che a 96 anni va in pensione. Una vita con la moglie Elisabetta
Era solo sul palco, in bombetta e impermeabile, sotto un cielo che prometteva tempesta. L’aspetto fragile dei suoi 96 anni, le spalle un po’ curve, Filippo ha assistito in piedi al saluto militare dei Royal Marines, quindi è tornato verso Buckingham Palace e prima di varcare il portone si è girato. È stato un attimo: […]
Era solo sul palco, in bombetta e impermeabile, sotto un cielo che prometteva tempesta. L’aspetto fragile dei suoi 96 anni, le spalle un po’ curve, Filippo ha assistito in piedi al saluto militare dei Royal Marines, quindi è tornato verso Buckingham Palace e prima di varcare il portone si è girato. È stato un attimo: ha alzato la mano, goodbye sudditi. Il duca di Edimburgo, marito della regina Elisabetta, è andato in pensione. Assieme alla sua sposa, ha bruciato il record di resistenza, il principe consorte più longevo nella storia d’Inghilterra. E ieri si sarà fatto pure una risata, lui «re delle gaffe», per l’errore del Daily Telegraph: poche ore prima della parata che ha chiuso la sua «carriera», il quotidiano ne ha annunciato online la morte con un mesto necrologio. È vivo e vegeto il Principe. Nonostante il ricovero in giugno per un’infezione, quest’anno ha battuto tutti in famiglia (esclusa la principessa Anna) per numero di giornate «lavorative»: 54, più di Elisabetta e del nipote William. Dopo 65 anni di servizio e 5.496 discorsi, però, in maggio ha detto basta: «Le gambe non mi reggono più». Ora, annuncia il palazzo, «potrà presenziare ad alcuni eventi, al fianco della regina, di tanto in tanto». Sarà il bastone di un’anziana sovrana, dopo essere stato per 70 anni (anniversario a novembre) il pilastro della sua vita. «Filippo è stato, molto semplicemente, la mia forza e il mio sostegno», ha confermato The Queen in uno dei rari tributi pubblici al marito. Nei libri di storia forse sarà ricordato come un «royal romance», una storia d’amore reale al pari di quella che unì la regina Vittoria ad Alberto nel XIX secolo. Alberto però morì precocemente e di certo non fu imprevedibile come Filippo. Irascibile e gaffeur, il «signor Windsor» — perché quel cognome, e non il suo, dovette passare ai figli — non è stato sempre un marito modello, come ricorda la serie tv The Crown, «apprezzata anche dalla sovrana». E anche se oggi raccoglie complimenti perfino dal laburista Jeremy Corbyn, repubblicano convinto, che elogia il suo «senso del dovere», il principe ha spesso messo in imbarazzo la diplomazia della Casa reale. Ad esempio, quando chiese ad un istruttore di guida in Scozia: «Come fa a tenere gli autoctoni lontano dall’alcol abbastanza a lungo per passare l’esame?». Eppure Elisabetta voleva solo e soltanto lui. Una relazione nata alla fine della Seconda guerra quando l’irrequieto Filippo, principe di Grecia e ufficiale di Marina, scriveva alla futura regina «di non essere ancora abituato all’idea della pace». Le sue visite a Londra si fecero sempre più frequenti, «arrivava rombando con la MG sportiva nel cortile di Buckingham Palace e correva a vedere Lilibet» racconta la biografia «Il giovane principe» di Philip Eade. In giugno scrisse a Elisabetta scusandosi per essersi «autoinvitato» così spesso, «ma c’è una voce che mi dice “nessun rischio, nessun guadagno”». Invitato a trascorrere l’estate nella tenuta di Balmoral, le chiese di sposarlo. In molti a corte disapprovarono. Troppo tedesco, troppo impulsivo e non veniva da Eton, la scuola dell’aristocrazia. Anche re Giorgio VI all’inizio non era entusiasta di quel pretendente «rude, maleducato e probabilmente infedele», secondo la ricostruzione che fece il diplomatico Harold Nicolson. Ma Elisabetta non cedette e Filippo — «bello come un vichingo» — accettò, con riluttanza, il ruolo di spalla. «Alla morte del re tutto cambiò radicalmente — ammise — C’era un sacco di gente che mi diceva cosa “non” dovevo fare». Aveva 31 anni, imparò a stare un passo dietro alla regina. Non sono mai stati una «coppia normale», ovviamente, ma come tante altre coppie hanno avuto alti e bassi, e hanno continuato con fermezza a condividere la stessa missione in Ditta, come Filippo ribattezzò la Casa reale. Ora è arrivato il momento del cambio della guardia. Il Capitano generale dei Royal Marines saluta e se ne va. Chissà se i suoi eredi saranno altrettanto divertenti. (Corriere della Sera)