In Liguria 15 fondamentalisti nel mirino dell’antiterrorismo
Tre nuclei fra Genova e altre città: si teme abbiano contatti pericolosi. Gli investigatori: “Attivati controlli sugli spostamenti e intercettazioni” Due gruppi di fondamentalisti divisi fra Genova e l’estremo ponente ligure, del quale fanno parte undici persone in tutto, di nazionalità marocchina o tunisina e in un caso italiana. Rappresentano, secondo il ministero dell’Interno e […]
Tre nuclei fra Genova e altre città: si teme abbiano contatti pericolosi. Gli investigatori: “Attivati controlli sugli spostamenti e intercettazioni”
Due gruppi di fondamentalisti divisi fra Genova e l’estremo ponente ligure, del quale fanno parte undici persone in tutto, di nazionalità marocchina o tunisina e in un caso italiana. Rappresentano, secondo il ministero dell’Interno e il pool antiterrorismo della Procura genovese, che ne ha da poco circoscritto i componenti, nuclei da monitorare con estrema attenzione per i possibili contatti internazionali, perlomeno nel Nordovest: non pronti ad azioni immediate, ma potenziali sponde d’islamisti che da Spagna e Francia potrebbero transitare in Italia. O che in Liguria approdano dal Nordafrica, attraverso il porto del capoluogo.
«Su di loro – conferma una qualificata fonte giudiziaria – sono attivate tutte le procedure preventive consentite». E quindi monitoraggio degli spostamenti e intercettazioni senza che sia contestato un reato specifico, mentre altri quattro marocchini sospetti sono stati individuati fra Massa e La Spezia: risultano in corso i medesimi controlli, sebbene allo stato siano ritenuti meno preoccupanti. Ancora: nelle ultime ore, sempre dalla provincia d’Imperia e durante un summit tra le forze dell’ordine impegnate in operazioni antiterrorismo al confine, si è richiamata l’attenzione sul numero record di «riammissioni».
Si tratta degli stranieri che dalla Francia vengono rimandati in Italia in base all’accordo bilaterale di Chambéry, datato 1997, che consente di rimpatriare dall’uno o dall’altro Paese chi è privo di documenti attendibili o autore di crimini, purché la provenienza sia dimostrata con certezza. Nello scorso week-end si è rasentata quota 400 (135 solo domenica), senza che vi sia sempre chiarezza sui trascorsi di coloro che rientrano. È infatti sufficiente una relazione della polizia giudiziaria transalpina, che dichiara nell’80% dei casi di aver intercettato i migranti alla stazione di Menton-Garavan, su un convoglio la cui fermata precedente era stata Ventimiglia. E a quel punto solo se fosse dimostrata una falsificazione dei verbali sarebbe possibile una contro-riammissione.
Sul fronte della prevenzione il dato più importante resta senza dubbio l’aggiornamento della black-list. Il gruppo di Genova è finito nel mirino grazie agli elementi raccolti dopo le perquisizioni di un’indagine deflagrata nell’agosto 2016. Tre predicatori attivi nel centro storico, l’albanese Bledar Breshta e i marocchini Mohamed Othman e Mohamed Naji, erano stati accusati di associazione con finalità di terrorismo: raccoglievano soldi da inviare a filojihadisti, stavano realizzando una sala di preghiera super-blindata e avevano ospitato il siriano Mahmoud Jrad, arrestato negli stessi giorni mentre stava per raggiungere la Siria. Da anni si erano palesati come esponenti d’una branca sunnita oltranzista molto radicata in città, che aveva indottrinato anche Giuliano Delnevo, morto combattendo in Siria nel 2013. È insomma rielaborando le investigazioni sulla «rete» di fanatici che accolse e in qualche modo spinse Delnevo in Medio Oriente, che gli inquirenti hanno compiuto i passi successivi: l’inchiesta sugli imam appunto, con il blitz di un anno fa, da cui nei mesi successivi sono saltati fuori i nomi dei sei nuovi sospettati, quelli al momento sottoposti ad accertamenti preventivi e tra i quali figura pure un italiano convertito all’Islam.
Diversa è la matrice degli accertamenti che hanno fatto scattare i controlli della Procura antiterrorismo (il pool è guidato dal procuratore capo Francesco Cozzi e dal sostituto Federico Manotti) sui cinque marocchini divisi fra Ventimiglia e Sanremo. Qui a pesare sono stati i contatti con connazionali oltreconfine e i possibili spostamenti. La Costa Azzurra è da tempo ritenuto uno dei principali bacini di reclutamento di jihadisti in Francia, ed è in primis su questo gruppo di persone che si accendono i riflettori quando s’ipotizza che un ricercato abbia superato la frontiera: proprio a Ventimiglia avevano fatto abitualmente tappa l’attentatore di Nizza Mohamed Boulel, che colpì da solo sulla Promenade des Anglais la sera del 14 luglio 2016, e almeno quattro dei suoi «fiancheggiatori». (La Stampa)