Incendio a Maiori. Parla lo scrittore Scurati, in vacanza a Ravello: «Genocidio ambientale. Sembra di essere in guerra»
Mentre risponde al cellulare Antonio Scurati, scrittore di origini napoletane, in vacanza Ravello, è affacciato alla balconata di Villa Cimbrone costretto a contemplare lo spettacolo «tragico e ipnotico» della montagna sopra Maiori che brucia da due giorni. Indignato per un luogo inserito nel patrimonio dell’Unesco che va in fumo, Scurati è stato artefice di un […]
Mentre risponde al cellulare Antonio Scurati, scrittore di origini napoletane, in vacanza Ravello, è affacciato alla balconata di Villa Cimbrone costretto a contemplare lo spettacolo «tragico e ipnotico» della montagna sopra Maiori che brucia da due giorni. Indignato per un luogo inserito nel patrimonio dell’Unesco che va in fumo, Scurati è stato artefice di un video appello sul sito web de La Stampa nel quale ha sollecitato il governatore Vincenzo De Luca ad intervenire. «Io – chiarisce – sono un romanziere, il mio non è stato un intervento ostile, ma solo una richiesta accorata al vertice della Regione, all’uomo forte delle istituzioni, affinché si trovi una soluzione e non si ripeta questo scempio». Finora nessuna risposta? «Ripeto: non pretendo di essere io il destinatario di una risposta. Il fatto è che devo constatare con tristezza che non c’è stato alcun pronunciamento, alcun impegno. Qui siamo di fronte a una campagna di guerra senza precedenti che sollecita una risposta decisa da parte delle istituzioni. Altrimenti, se c’è silenzio, il senso di sgomento e di abbandono aumentano». Un bel volto sfregiato? «Certo il danno al paesaggio è impagabile. Ma purtroppo non è il solo. Ricordo che negli anni Cinquanta (1954) Maiori e altri centri della Costiera amalfitana furono investiti da un’alluvione devastante: colpa del disboscamento selvaggio. Non oso immaginare cosa potrebbe succedere in autunno: il canalone creato dagli incendi di questi giorni incombe proprio sul centro abitato». Cosa si può fare piuttosto che rimanere impotenti a guardare? «È vero, questa catastrofe al rallentatore ci costringe impotenti a guardare le fiamme da bordo di una piscina, un’oscenità. Credo che il punto di svolta si avrà quando le istituzioni riusciranno a impedire occasioni di speculazioni collegate ai roghi». A cosa si riferisce in particolare? «Agli interessi fortissimi legati allo spegnimento degli incendi e al rimboschimento delle aree distrutte. Siamo di fronte campagne di guerra che si ripresentano con puntualità matematica ogni estete. Occorre spezzare la catena degli interessi. Ogni anno ci troviamo a rincorrere l’emergenza, ma nessuno fa niente per rimuovere le cause. Poi il discorso potrebbe ampliarsi. La Costiera amalfitana è cambiata e continua a cambiare volto. Alle nuove generazioni non interessa più coltivare i limoni e al posto delle piante restano le sterpaglie. Anche questi fattori creano le condizioni per chi vuole speculare, dove c’erano i limoni ora ci sono gli incendi. E così, come ho detto, ci ritroviamo nel mezzo di una guerra, un vero e proprio genocidio ambientale. E De Luca tace. Avrà forse da fare qualcosa di più importante?». E allora vede che un po’ ce l’ha col governatore? «Assolutamente no. Mi rivolgo a lui perché so che è legatissimo a queste zone. E poi perché negli anni ha sempre accreditato un’immagine di uomo forte, di politico che ha fatto dell’attivismo e del decisionismo due cifre identificative. Ha il dovere politico di trovare una soluzione». Cosa le ha fatto più male? «La sera di Ferragosto i tradizionali fuochi di artificio sono stati anticipati e sovrastatati dalla fiamme. Un’assurdità». (Corriere del Mezzogiorno)