Incendio Monte Faito, la denuncia degli ambientalisti: Un territorio senza futuro

22 agosto 2017 | 22:08
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Incendio Monte Faito, la denuncia degli ambientalisti: Un territorio senza futuro

Riceviamo e pubblichiamo la notifica con firma delle principali associazioni ambientaliste della Penisola Sorrentina, in merito al tragico incendio che ha colpito il Monte Faito nel corso di questa estate, specie nei giorni di ferragosto. Un territorio senza futuro Il Vesuvio già distrutto dal fuoco, Il Faito brucia come non si vedeva da circa 20 […]

Riceviamo e pubblichiamo la notifica con firma delle principali associazioni ambientaliste della Penisola Sorrentina, in merito al tragico incendio che ha colpito il Monte Faito nel corso di questa estate, specie nei giorni di ferragosto.

Un territorio senza futuro

Il Vesuvio già distrutto dal fuoco, Il Faito brucia come non si vedeva da circa 20 anni. Questi sono/erano i soli presidi naturali della provincia di Napoli scampati parzialmente alla speculazione a all’abusivismo edilizio, alle attività umane insostenibili, alla deregulation, ad uno sviluppo rapido, distruttivo e senza il rispetto minimo di una necessaria e saggia pianificazione. Intanto c’è chi continua a parlare per queste aree ”sature” della Provincia di Napoli di un ulteriore ed equivoco sviluppo.
Individuare i responsabili e i mandanti di questo disastro non è facile e ci auguriamo che presto le istituzioni preposte li assicurino alla giustizia. Dagli elementi conoscitivi disponibili si può certamente ipotizzare che tali eventi delittuosi siano opera non solo di singoli delinquenti o di qualche malsano di mente, ma soprattutto di organizzazioni malavitose che mirano a gestire e/o attivare iniziative lucrative legate a tali territori.
Per quanto riguarda Il Faito, quest’anno si è verificata una strana e sinistra analogia con gli ultimi incendi di questa entità che si verificarono alla fine degli anni ’90 e inizio 2000.
In quegli anni Il Faito era di proprietà dell’Fintecna (Società dell’IRI) che manifestava necessità di dismettere il bene. L’allora Amministrazione comunale di Vico Equense, superando molte resistenze e contrasti di chi aveva altri obiettivi, riuscì ad acquisire tutte le strade del Faito, creando le premesse per la successiva acquisizione pubblica di tutto il bene da parte della Provincia di Napoli e della Regione Campania.
Contestualmente veniva istituito dalla Regione Campania l’ente Parco Monti lattari. Nello statuto dell’Ente come primo obiettivo si legge : “la conservazione di specie animali o vegetali terrestri e marine, di associazioni vegetali o forestali, di formazioni geopaleontologiche e geofisiche, di comunità biologiche, di biotopi,….di ambienti fluviali e marini, di processi naturali, di equilibri ecologici; (Stat. Parco M. Lattari Art.2 comma 1).Viene da chiedersi quale di queste obiettivi prioritari siano anche minimamente perseguiti?

La logica avrebbe voluto che la gestione del Faito, dato che senza ombra di dubbio è tra le risorse più importanti di tutto il Parco dei Monti Lattari, fosse pubblica, ed in particolare che la gestione fosse affidata all’ente Parco dei Monti Lattari, soggetto pubblico di diretta emanazione della Regione Campania (ente proprietario del bene Faito). Naturalmente tale Ente, come previsto dalla normativa nazionale e regionale, doveva essere dotato degli strumenti operativi per la gestione ecosostenibile del patrimonio naturale, culturale e paesaggistico. Questo, utilizzando anche le tante risorse europee finalizzate a tale scopo. Nelle Regioni che hanno un sistema di aree protette ben gestite (non è il caso della Regione Campania ) questo si traduce in risorse utilizzate per avere strumenti e personale ( guardie parco, ricercatori, naturalisti) per conservare, manutenere e valorizzare le risorse naturali e non solo.
Da qualche tempo si riparla frequentemente di chi deve essere il soggetto gestore del bene pubblico Faito e come a fine degli anni ’90 diversi sono i pretendenti: comuni , privati, associazioni, società, ecc., tutti con l’intenzione di ricavarne qualche forma di profitto più o meno lecita.
Come non si vedeva da quegli anni molto del patrimonio naturale del Faito è andato in fumo provocando danni irreversibili. Oltre a costituire un polmone verde per la provincia di Napoli, molti non sanno o dimenticano che Il Faito costituisce il più importante bacino idrografico dal quale si attinge per soddisfare la necessità di risorse idriche dell’area.
Per questo disastro, di un bene così importante per la collettività, le responsabilità criminali si spera siano individuate dalle autorità preposte, mentre sono chiare le responsabilità politiche:
In primis della Regione Campania, che dopo la saggia acquisizione del Faito da parte della giunta Bassolino, nonostante le ingenti risorse europee disponibili, non si è dotata nell’ultimo ventennio (la legge n. 33 istitutiva delle Aree protette regionali è del 1993) di un Sistema di aree protette con relativi enti gestori funzionanti.
In Campania, abbiamo Aree protette di “carta” nel senso che le leggi regionali le prevedono ma sono norme del tutto o in gran parte inattuate. Un Ente Parco funzionante sarebbe stato sicuramente una guida e uno stimolo alle distratte e latitanti Amministrazioni locali, anche per la salvaguardia del Faito. L’attivazione di presidi permanenti da parte delle istituzioni pubbliche assicurerebbe una corretta fruizione e crediamo possa essere l’unico modo per dissuadere le losche aspirazioni di chi è mandante o esecutore di questo disastro.

Poi, degli Amministratori comunali che invece di unirsi e lavorare in sinergia per attivare azioni di tutela e valorizzazione-manutenzione del loro unico patrimonio naturale e paesaggistico (di cui fa parte anche il Faito,) si sono spesso esibiti in gare di campanilismo e sono riconosciuti come espertissimi cerimonieri e professionisti di feste paesane, con relativo sperpero di risorse vitali per tale tutela e valorizzazione.
Basti a conferma di questo un esempio: verificare quante delle ingenti risorse raccolte con la tourist tax, che dovrebbero avere un utilizzo mirato esclusivamente ad incrementare i servizi al turismo, vengono utilizzate per la manutenzione e la messa in sicurezza dei sentieri naturalistici che attraggono turismo da tutto il mondo. Non servono progetti faraonici, ma la manutenzione come è stata realizzata nella storia antica di questi luoghi. Invitiamo tutti a verificare lo stato dei sentieri su e alle pendici del Faito
Denunciamo e chiediamo conto di tali responsabilità di cui sono vittime il nostro Monte Faito, il Vesuvio e i tanti luoghi di inestimabile valore di questa terra.
Ignazio Esposito
Presidente
Circolo Legambiente Penisola Sorrentina
Massimo Maresca
Presidente
Sezione Italia Nostra Penisola Sorrentina