La lotta alle fiamme sul Faito con i volontari: l’acqua c’è ma mancano pompe e bocchette per poterla utilizzare

18 agosto 2017 | 19:03
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La lotta alle fiamme sul Faito con i volontari: l’acqua c’è ma mancano pompe e bocchette per poterla utilizzare

Centinaia di alberi carbonizzati, migliaia di cespugli che vestivano i pendii della montagna assieme a un reticolo di radici affioranti sono ridotti in cenere. Molti, troppi pezzi del monte Faito, distribuiti nel vasto territorio montano di Vico Equense, fino alla popolosa frazione di Moiano, sono ancora avvolti dalle fiamme che salgono e scendono dai pendii […]

Centinaia di alberi carbonizzati, migliaia di cespugli che vestivano i pendii della montagna assieme a un reticolo di radici affioranti sono ridotti in cenere. Molti, troppi pezzi del monte Faito, distribuiti nel vasto territorio montano di Vico Equense, fino alla popolosa frazione di Moiano, sono ancora avvolti dalle fiamme che salgono e scendono dai pendii al variare della direzione del vento, ridipingendo di grigio cenere zone che una volta brillavano di verde. La sfida con gli incendi che stanno devastando lo straordinario patrimonio naturalistico del Faito si gioca e si deve vincere a Moiano. C’è una prima ragione ed è tutta interna alla comunità dei cittadini della frazione vicana, perché ad essere accusato (ed arrestato) di aver acceso l’incendio di questi giorni è uno di loro, un uomo di 58 anni, che conoscono tutti e al quale nessuno sembra disposto a concedere perdono per il «feroce tradimento alla nostra terra». La seconda è la disperazione di chi sta perdendo la propria «montagna identitaria» e sono soprattutto gli straordinari uomini del volontariato antincendio. Coloro che, troppo spesso, da soli, notte e giorno, da oltre vent’anni, sono lì a combattere le fiamme a rischio della propria incolumità. Quelli che non lasciano la strada facile agli incendi, anche quando le collaborazioni degli organismi pubblici preposti alle emergenze, per regole incomprensibili in tempo di tragica emergenza, vengono sospese «ad una certa ora» e per «ragioni tecniche» che alimentano da diversi giorni la rabbia, lo sconforto e la disperazione dei cittadini, degli amministratori comunali e dei volontari che da tre giorni non chiudono occhio. Ieri il giornalista del “Corriere”è stato con loro. È stata una grande lezione di servizio al bene Comune e alla difesa del Creato, vederli ieri lavorare, seguirli mentre saltavano da un rogo all’altro lungo sentieri mappati nel loro Dna, sempre faccia a faccia con le fiamme che minacciano le case. Se si avvistava un fumo seguito da una fiamma che riprendeva vigore, li vedevi spuntare d’un tratto, come se si calassero dal cielo, e «affogavano» le fiamme. Angeli custodi (circa un centinaio) della straordinaria montagna dei Monti Lattari sono i volontari dell’Avf (Associazione volontari Faito), coadiuvati da molti gruppi spontanei di cittadini e dall’Associazione nazionale carabinieri. In tutto circa un centinaio di persone che dalla mattina di Ferragosto, spesso da soli, stanno combattendo contro fiamme. È stato sconcertante scoprire che in località «Capo la vigna» c’è una grande riserva idrica dell’acquedotto che alimenta una parte del territorio di Vico Equense. Ma non c’erano bocchette per utilizzarla. «Con poche migliaia di euro – spiega Francesco Vanacore, un carpentiere abitante della zona – è possibile installare in quel luogo un gruppo antincendio utile per mettere in sicurezza tutto il nostro quartiere e permettere ai vigili del Fuoco di rifornire i propri mezzi». Le fiamme finora hanno avuto la meglio in località “Bannera”, “Centro Sportivo”, la “Lontra”, con minacciose lingue di fuoco pronte ad aggredire e divorare parti di montagna conosciute come “Maisto”, “Falangone”, “Conocchia”. Un bollettino di guerra. Perché di guerra si tratta, scandita dal rumore degli elicotteri e dal rombo dei Canadair. A Vico e sul Faito si combatte, ma occorrono rinforzi. (Corriere del Mezzogiorno)