La tragedia di Ischia. Il parere di due esperti: “Un’imprudenza esplorare quella piccola cavità. Forse un errore umano”
Pietro Sorvino mostra straordinarie clip subacquee, all’Apnea National School di Ischia. Da qui sono partiti gli speleosub dei vigili del fuoco per il recupero del corpo della piccola Lara. Sorvino spiega: «Questo è un luogo di immersione straordinario e sicuro: arrivano da tutto il mondo per apprezzare la biodiversità della Secca delle Formiche. Ci sono […]
Pietro Sorvino mostra straordinarie clip subacquee, all’Apnea National School di Ischia. Da qui sono partiti gli speleosub dei vigili del fuoco per il recupero del corpo della piccola Lara. Sorvino spiega: «Questo è un luogo di immersione straordinario e sicuro: arrivano da tutto il mondo per apprezzare la biodiversità della Secca delle Formiche. Ci sono gorgonie e scorfani, saraghi e murene. I colori sono straordinari, i giochi di luce anche. Ma in quella piccola caverna no, non si doveva entrare. Un’imprudenza. Ma ripeto: la Secca delle Formiche non è pericolosa. Ci si va persino in apnea, basta soltanto seguire le regole del buon senso». Ischia si interroga sui perché della tragedia: qui il mare racconta storie straordinariamente belle ma sa anche essere teatro di vicende dolorose. Antonio e Lara sono rimasti intrappolati in una piccola grotta, a 12 metri di profondità, in una zona “B no take” dell’area marina protetta Regno di Nettuno. Le immersioni sono consentite ai diving autorizzati. Loro lo erano. «Semplicemente non dovevano entrare lì – spiega Edoardo Ruspantini, che ieri era partito da Baia con le due vittime, ospitando a bordo del gommone del suo centro subacqueo il diving di Emanato e lanciando l’allarme non vedendo riaffiorare i due sub – La Secca presenta una grande cavità con quattro ingressi talmente luminosi che si vedrebbe anche senza torcia. Quella in cui Antonio e Lara sono morti è una piccola cavità, evidentemente pericolosa: basterebbe il buon senso per non introdursi, anche senza regolamentazione». Ruspantini è stato ascoltato dalla guardia costiera di Ischia nell’ambito dell’inchiesta aperta dalla Procura sull’incidente mortale. «Il problema di quella cavità – ha spiegato – è legato a due ordini di motivi: la grotta è piccola ma soprattutto sul fondo c’è della sabbia sottile e volatile. Impossibile per i sub non sollevarla. Così la visibilità si compromette fino a diventare nulla. Escludo che Emanato sia entrato volontariamente conoscendo la conformazione della grotta. C’è stato un errore umano, una disattenzione. Immagino i due sub abbiano avuto una difficoltà, i movimenti più veloci e inconsulti hanno causato una consistente dispersione di sabbia e melma. Quando ho provato ad entrare, alle 13, c’era già una nebbia fittissima, che mi ha impedito di proseguire. Domenica c’erano le condizioni meteomarine per una immersione. Non c’erano sul fondo né correnti né risacche e tutti i diving che hanno fatto immersione lo hanno fatto senza problemi. Per il tipo di incidente le condizioni meteo non sono rilevanti: sarebbe accaduto anche con il mare calmo. L’unica causa è il sollevamento del sedimento, che ha compromesso la visibilità in una grotta di quel genere». Già, ma come prevenire tragedie del genere? «I sub erano lì, come noi, per una immersione ricreativa. Non era prevista la perlustrazione di una grotta e non poteva essere diversamente per l’età dell’allieva di Emanato. Prevenzione? Potrebbe essere utile una catena che simboleggi il divieto d’accesso. Quanto alla legge sull’immersione subacquea che dorme in Parlamento, è scritta in modo pessimo». C’è poi la questione dell’età di Lara. «Con il brevetto Junior Oper Water poteva fare immersione accompagnata. Fino a 12 metri di profondità, senza entrare in quella grotta». (la Repubblica)