Lloret de Mar. Il padre di Niccolò: «Non posso guardare il video del pestaggio». Chiusa la discoteca

15 agosto 2017 | 18:42
Share0
Lloret de Mar. Il padre di Niccolò: «Non posso guardare il video del pestaggio». Chiusa la discoteca

È rimasto acceso solo l’enorme neon con la scritta St. Trop’ in rosso. Alle 5 del pomeriggio la polizia municipale ha messo i sigilli alla discoteca dove nella notte tra venerdì e sabato è stato massacrato Niccolò Ciatti, 22 anni compiuti da appena un mese. Si indaga anche sul locale, se è vero, come stanno […]

È rimasto acceso solo l’enorme neon con la scritta St. Trop’ in rosso. Alle 5 del pomeriggio la polizia municipale ha messo i sigilli alla discoteca dove nella notte tra venerdì e sabato è stato massacrato Niccolò Ciatti, 22 anni compiuti da appena un mese. Si indaga anche sul locale, se è vero, come stanno verificando gli inquirenti, che quella sera c’erano solo nove uomini della sicurezza a controllare oltre duemila ragazzi. Anche per questo i tre ceceni che sono stati fermati con l’accusa di omicidio hanno potuto colpire e andare via senza problemi. Ieri per uno di loro, quello che ha dato il calcio mortale al volto di Niccolò già a terra, è stato confermato il carcere, gli altri sono stati liberati e possono rientrare in Francia dove vivono come richiedenti asilo. Gli amici che in quel momento erano con Niccolò hanno spiegato subito alla polizia che era stata un’aggressione brutale, senza motivo, forse uno spintone nella calca. «Sembrava un ring» hanno detto. Era molto peggio. Le immagini delle telecamere interne mostrano come Niccolò sia stato percosso selvaggiamente sotto gli occhi di centinaia di ragazzi, come dentro un’arena bestiale e indegna. Viene colpito con pugni e calci, cade, le spalle a terra, le gambe appena piegate, forse ha già perso i sensi. È a questo punto che un calcio lo raggiunge al volto, uno degli amici prova a sollevarlo, mentre i tre continuano indisturbati. Non ci sono agenti, né buttafuori, gli altri ragazzi si sono allargati a cerchio, alcuni filmano con i cellulari, nessuno interviene. Un padre non dovrebbe mai sopravvivere al figlio, per Luigi Ciatti il destino è stato ancora più crudele. «Ho visto la metà di quel video terribile, non sono riuscito a vederlo tutto. Mi ero ripromesso di non farlo guardare a mia moglie ma lei lo ha già visto». Sabato quando hanno saputo che la vita di loro figlio era appesa a un filo in un ospedale di Girona sono partiti in auto da Scandicci sperando in un miracolo. Niccolò non si è mai più ripreso, è morto domenica mattina. «Non sono esseri umani ma bestie, lo hanno ammazzato come un sacco di patate, neanche un cane si merita una fine così». Ma la morte di Niccolò è qualcosa di più che un pestaggio folle e senza ragione, se mai può averla una lite tra ragazzi. Filippo Verniani, amico da sempre, era accanto a lui e l’ha visto soccombere sotto i colpi di quei balordi. «Nessuno li ha fermati, nessuno ci ha aiutato nemmeno a sollevare il corpo e portarlo fuori, dove dopo mezz’ora è arrivata l’ambulanza». L’aggressione non è avvenuta in strada, ma in una discoteca stracolma. «Tutti sono stati a guardare impotenti — si dispera il padre — Forse qualcuno poteva risparmiargli quelle pedate sulla testa, quelle botte al cuore che me l’hanno ammazzato». Non è stato così. Niccolò, un metro e 90, allenato, appassionato di boxe, non ha potuto difendersi di fronte a chi probabilmente voleva solo far del male. «Il mio gigante buono. Per me Niccolò è come l’ossigeno, senza mi sento soffocare» ha scritto su Instagram la sua fidanzata Ilaria. Avevano programmato di andare a convivere a settembre, contava i giorni perché dovevano partire insieme per una vacanza. Sabato l’ha raggiunto di corsa in Spagna, per vederlo l’ultima volta. Per guadagnare qualcosa, Niccolò dava una mano alla zia che gestisce un banco di ortofrutta al mercato centrale di Firenze. Ieri, accanto alla scritta «chiuso per grave lutto», hanno appoggiato dei fiori per non dimenticarlo. Anche il sindaco di Lloret de Mar, Jaume Dulsat, ha promesso di non farlo e che si costituirà parte civile nel processo. Nino Gómez, invece, il rappresentate dell’associazione locale di bar e ristoranti, assicura che è stato «solo un incidente isolato». È la vigilia di Ferragosto, i ragazzi arrivano al St. Trop’ e lo trovano sbarrato. Proseguono, poco più avanti ci sono il Tropics o il Revolution. La movida riparte, come ogni notte. (Corriere della Sera)