Lloret de Mar. Niccolò, 22 anni, ucciso in discoteca con pugni e calci al viso. Nessuno interviene. Arrestati 3 giovani
Niccolò e i suoi sei amici erano arrivati il 5 agosto a Lloret de Mar, spiagge e movida a 70 chilometri da Barcellona. Venerdì era la prima volta che andavano al St. Trop’, una delle discoteche più note della Costa Brava. «Siamo arrivati intorno a mezzanotte — racconta Filippo Verniani — Verso le 3 e […]
Niccolò e i suoi sei amici erano arrivati il 5 agosto a Lloret de Mar, spiagge e movida a 70 chilometri da Barcellona. Venerdì era la prima volta che andavano al St. Trop’, una delle discoteche più note della Costa Brava. «Siamo arrivati intorno a mezzanotte — racconta Filippo Verniani — Verso le 3 e mezza c’è stato un piccolo diverbio, non ho visto bene ma credo che qualcuno abbia spinto Niccolò. Lui gli ha detto di stare attento, quell’altro ha iniziato a prenderlo a pugni. Niccolò è caduto a terra, si è aggiunto un altro a picchiarlo, sarà stato alto un metro e novanta. Era già svenuto quando gli hanno dato un calcio in faccia». Niccolò Ciatti, 22 anni, dopo un giorno di agonia, è morto ieri mattina all’ospedale Josep Trueta di Girona. I genitori erano partiti sabato in macchina da Scandicci, anche la fidanzata l’aveva raggiunto nella speranza che si potesse riprendere. La brutalità del pestaggio non gli ha lasciato scampo. «Erano come animali, l’hanno aggredito subito. Si vedeva dalle facce che erano delle brutte persone, che volevano solo fare casino» racconta ancora Filippo che ha assistito impotente mentre l’amico veniva colpito a morte. «Eravamo al pian terreno, accanto alla pista. Si è formato un cerchio di ragazzi attorno, noi abbiamo cercato di intervenire, ma è stato un attimo. Niccolò perdeva sangue dalla bocca, quei due che l’avevano picchiato sono scappati, nessuno li ha fermati. Abbiamo cercato di soccorrerlo, di sollevare il corpo, era pesante, nessuno ci dava aiuto, anzi erano tutti lì a riprendere la scena con i telefonini. Gli uomini della sicurezza del locale non sono intervenuti subito, l’ambulanza è arrivata dopo mezz’ora, c’era già la polizia. Hanno portato Niccolò in ospedale, a noi ci hanno accompagnato in caserma ». Gli agenti del Mossos d’Esquadra, la polizia autonoma catalana, in base alla prime descrizioni e, secondo alcune fonti spagnole dopo aver visionato le immagini delle telecamere interne, hanno individuato e fermato poco dopo sul lungomare della città spagnola «tre uomini di 20, 24 e 26 anni, di nazionalità russa, privi di domicilio conosciuto, come presunti autori dell’omicidio». Per gli amici di Niccolò, le tre persone arrestate, sentendole parlare, sarebbero invece di nazionalità francese, forse franco-algerina. In ogni caso ieri, in occasione del confronto davanti agli inquirenti, ne hanno riconosciuto due e ricostruito quanto accaduto quella maledetta notte dove per una sciocchezza la festa si è improvvisamente trasformata in tragedia. Violenza cieca, senza un motivo. Per questo non gli è piaciuto leggere sui quotidiani spagnoli che c’era stata una rissa. «Niccolò era un bravo ragazzo, non era un attaccabrighe — racconta ancora Filippo — Ci conoscevamo da una vita, era un amico su cui potevi contare sempre. A chi gli stava vicino dava tutto se stesso, è sempre stato solare, anche fin troppo buono. Non scrivete che è stata una lite, sennò sembra che era un poco di buono». Dopo il diploma all’Istituto tecnico industriale, Niccolò con un paio di compagni aveva provato a organizzare eventi. Non aveva funzionato, così aveva iniziato a vendere ortofrutta al mercato centrale di Firenze. La notizia della sua morte ieri pomeriggio, quando ancora la Farnesina non ne aveva diffuso il nome, è circolata tra i conoscenti a Scandicci. «Siamo sconvolti — ha commentato il sindaco Sandro Fallani — è un episodio tremendo che ci ha toccato profondamente ed è necessario che si faccia chiarezza. Tutta la città è vicina ai familiari, faremo qualsiasi cosa per aiutarli, con l’affetto e con tutto il supporto necessario». In Spagna l’omicidio ha riaperto la discussione sulla sicurezza di discoteche e locali invasi soprattutto in questo periodo da migliaia di ragazzi. Anche perché l’aggressione è avvenuta all’interno del St. Trop’. Gli amici non riescono a darsi pace: «L’abbiamo detto anche al magistrato, non è possibile che una pista da ballo diventi un ring da combattimento e nessuno faccia niente. Se i buttafuori fossero intervenuti, forse Niccolò poteva essere salvato». (Corriere della Sera)