Nasce la prima collaborazione tra il Festival della mente di Sarzana ed il Cilento

16 agosto 2017 | 17:26
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Nasce la prima collaborazione tra il Festival della mente di Sarzana ed il Cilento

È un po’ la storia di un colpo di fulmine quella dell’incontro tra l’avvocato Matteo Melley, presidente della Fondazione Cassa di risparmio di La Spezia, promotrice del “Festival della mente” di Sarzana, e il Cilento. All’inizio di un’estate che mostrava la bellezza generosa dei luoghi e, insieme, le contraddizioni e le fragilità (sociali, economiche e […]

È un po’ la storia di un colpo di fulmine quella dell’incontro tra l’avvocato Matteo Melley, presidente della Fondazione Cassa di risparmio di La Spezia, promotrice del “Festival della mente” di Sarzana, e il Cilento. All’inizio di un’estate che mostrava la bellezza generosa dei luoghi e, insieme, le contraddizioni e le fragilità (sociali, economiche e culturali di questo pezzetto di Mezzogiorno), Melley, turista sapiente e curioso fu sedotto dal fascino del Parco e chiacchierando con operatori e operatrici locali pensò ad una iniziativa comune. Ad uno scambio fecondo tra l’esperienza del «suo» Festival e quella meno strutturata ma ispirata da comuni sensibilità, che preparavano nel Cilento per il prossimo ottobre — 14 e 15 precisamente — l’associazione Festinalente, l’Ente Parco nazionale del Cilento e Vallo di Diano, il Comune di Ceraso e il liceo «Parmenide» di Vallo della Lucania: «I dialoghi sul male. Come liberare le nostre vite». Una due giorni di confronto che avrà come destinatari privilegiati, anche se non esclusivi, i ragazzi e le ragazze delle scuole superiori e che ha già prestigiose adesioni. È nata così una inedita sinergia. Una relazione che si è rinsaldata negli ultimi mesi e che richiama quella che a metà luglio è stata rilanciata fra la Fondazione Cariplo e il Festival di Giffoni dove quest’ultimo fa da modello per esperienze promosse al Nord. Una sinergia sulla quale riflette il presidente Melley partendo dalla domanda che pone il rischio di invadenza surrogatoria delle Fondazioni rispetto agli enti pubblici. «Oggi — dice — le Fondazioni appaiono non più come sponsor segnalati dal logo, erogatori di risorse indifferenti alla gestione delle iniziative. Sempre più si afferma per esse il ruolo dell’investitore-imprenditore che si mette in gioco, valuta i risultati a fronte dei “mezzi di produzione” e delle convenienze che non sono solo quantitative ma, in alcuni casi, soprattutto, legate al radicamento e, quindi, ai semi di cambiamento, agli anticorpi che esse immettono nei contesti di riferimento ». A fronte di un moltiplicarsi di festival (quasi uno per ogni villaggio) le cifre sul numero di lettori e di lettrici sono però sconfortanti. «Quei dati non sono affatto entusiasmanti, ma i festival non servono a incrementare la vendita dei libri. A questo dovrebbero pensare politiche culturali che coinvolgano i ragazzi a partire dall’adolescenza e che promuovano la lettura tra i giovanissimi. Oggi i Festival soddisfano il desiderio della piazza. Il bisogno diffuso di luoghi in cui parlare ed ascoltare. Vedere da vicino pensatori e pensatrici che aiutano a riflettere. Riflettere e stare insieme. Un antidoto efficace alla tendenza a chiudersi nelle anguste e falsamente rassicuranti pareti domestiche. Per questo il loro proliferare non è un male, ma il segno di una vivacità soprattutto dei piccoli centri che va incentivata promuovendo occasioni comuni, sinergie, richiami reciproci. Una rete fra le città minori». Anche una sintonia fra Nord e sud? «Sicuramente tra Sarzana che vive in un contesto pieno di tante luci ma, anche, di molte ombre — una presenza considerevole di popolazione anziana, un disagio giovanile diffuso, alcuni tentativi di infiltrazioni di organizzazioni criminali — e il Cilento. La sintonia che stiamo sperimentando tra queste due aree, così differenti ma anche con tante somiglianze, è conseguente a scelte strategiche che ci fanno puntare su esperienze come le Fondazioni di comunità (a Salerno, alla Sanità a Napoli, a Messina) che al Nord non sarebbero possibili». Nel Sud è rarissima la presenza privata nelle iniziative culturali. Il «principe» è quasi sempre chi occupa le istituzioni e questo fa diventare la cultura un altro, a tratti opulento, terreno di spartizione. Di favoritismi. «Quello delle istituzioni e della politica è un nodo importante che impone l’abbandono di risposte ipocrite. La tentazione all’invadenza è una costante alla quale va opposta l’osservanza della legge che stabilisce una quota precisa per gli enti pubblici negli organismi delle Fondazioni. L’esempio di Siena è lampante. Le nomine non hanno rispettato la legge e l’invadenza è diventata decisiva per la debacle ». Forse di fronte alla fragilità del welfare è forte la tentazione di attribuire alle Fondazioni una sussidiarietà impropria. «Questo rischio c’è e bisogna saperlo evitare con una strategia che neghi la funzione di bancomat della politica alle Fondazioni. Molto importante è l’esempio della lotta alla povertà educativa dei minori che ha generato la formazione di un fondo privato con una dotazione di 120 milioni l’anno, alimentato dalle fondazioni e sostenuto da uno sgravio fiscale assicurato dal governo. Un esempio virtuoso di relazione privato-pubblico e che ha creato tantissime buone pratiche nel nostro Paese». Quali risultati immaginate possa dare l’esperienza avviata in Cilento? «La cosa che ci è parsa più interessante e in totale sintonia con il nostro Festival è l’intento prioritario che “I dialoghi sul male” dichiarano di perseguire. Il coinvolgimento continuativo dei giovani, delle donne, dei protagonisti sociali che con attività come il teatro, la diffusione della lettura, la cooperazione solidale, lo scambio che porterà ogni anno giovani cilentani a Sarzana e ragazzi di Sarzana nel Cilento, consentano la vera riuscita dell’iniziativa. Condividiamo con convinzione non formale la concezione di cultura e di eventi culturali come occasioni per leggere i propri contesti e, quindi, la propria condizione e per definire strategie di contrasto ai differenti mali che affliggono le nostre comunità. È importante, infatti, che la due giorni sia un successo di partecipazione ma ancora più importante è quello che succederà nel Cilento dal 16 ottobre in poi». (Corriere del Mezzogiorno)